Un percorso tra le vicende del passato, lo sguardo del presente e le ambizioni future di una capitale dello sport internazionale
Città guida dello sport italiano, innovatrice e vincente, dalla prima partita della storia della Nazionale di calcio fino agli imminenti Giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026: per tutto questo ma non solo, è più che mai meritata l’espressione “Milano capitale dello sport”, che dà il titolo all’ultimo libro di Federico Casotti, edito da Meravigli Edizioni (160 pagine, 15 euro).
Il libro è un viaggio innanzitutto attraverso i luoghi dello sport milanese, raggruppati per discipline là dove possibile, visto che diversi impianti di ieri e di oggi hanno scritto pagine memorabili in molteplici discipline, intersecandosi spesso con la cultura popolare. Un percorso che permette di vedere con occhi diversi i luoghi simbolo dello sport milanese e nazionale, e che ci permette di capire come lo sport non sia solo legato all’evento sportivo in sè, ma oltre a essere passione e identità è anche architettura, urbanistica. Gli impianti sportivi si insinuano all’interno del tessuto di una città, ne plasmano spazi e ne dettano i ritmi in maniera più profonda di quanto si possa immaginare.
Non mancano i riferimenti anche ai luoghi e mondi che non esistono più, dai primi campi di calcio di Inter e Milan alle piste ciclistiche degli albori, passando per il mondo un po’ decadente delle scommesse di un tempo tra ippodromi e pelota basca e finendo con l’iconico e sfortunato Palazzo dello Sport di San Siro. Un gigantesco “what if”, come direbbero gli inglesi: cosa sarebbe stata Milano e lo sport milanese se quel palazzetto avesse continuato a esistere dopo la nevicata del 1985?
Una domanda che ha come risposta l’oggettiva difficoltà di Milano a ricreare strutture all’altezza negli ultimi quarant’anni, e che apre il dibattito al futuro della città. Un futuro che come detto non può slegare lo sport dalle sue infrastrutture e dall’impatto che avranno sui quartieri e sulla città in generale. Basti pensare allo stadio di San Siro, su cui l’autore traccia un interessante parallelo con il Duomo: cattedrale laica e cattedrale religiosa, accomunate dall’essere state costruite sovrapponendo più stili architettonici, in un eclettismo che è l’essenza stessa della città di Milano.
La questione sul futuro dello stadio è infatti ancora apertissima e non sembra far profilare una soluzione nel breve termine, mentre più immediata sarà la valutazione sul lascito architettonico e urbanistico dei Giochi invernali del prossimo febbraio, dal nuovissimo PalaItalia fino al Villaggio Olimpico di Porta Romana. Una storia per definizione destinata a evolversi ancora, e a contribuire a plasmare il volto di Milano negli anni a venire.