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ALPINISMO

Gemelli diversi ad altissima quota: K2, due amici e un sogno

L'avventura a quattro mani e due voci di Marco Majori e Federico Secchi sulla seconda montagna del pianeta

di Stefano Gatti
07 Nov 2025 - 14:42
 © Rizzoli

© Rizzoli

“In certe situazioni basta davvero un soffio a separare un dramma irreparabile da una storia da raccontare”.

È il passaggio più programmatico e al tempo stesso rivelatore di “K2 Due amici e un sogno”, il libro firmato a quattro mani da Marco Majori e Federico Secchi per Rizzoli (collana Viaggi) che - con il prezioso supporto delle fotografie di Ettore Zorzini - racconta l’avventura nell’aria sottile degli ottomila metri (e oltre) del Karakorum, ribattezzata Ski In The Sky e vissuta dai due alpinisti e amici valtellinesi nell’estate del 2024. Otto anni di differenza tra di loro - a… favore di Federico - personalità differenti e proprio per questo in grado di completarsi a vicenda ma soprattutto ma la stessa inestinguibile passione per l’altissima quota e la stessa formidabile motivazione, indispensabile per far fronte agli imprevisti che sulle montagne più altre e remote del pianeta finiscono per essere il più delle volte all’ordine del giorno.

Tanto è vero che, legati alla stessa corda fin dall’inizio del loro progetto (che nei piani iniziali prevedeva appunto la discesa con gli sci dalla vetta al campo base) e per buona parte della salita sui fianchi della seconda vetta della Terra, proprio nella fase culminante del summit push (poco sotto agli 8611 metri della cima) Marco da Bormio e Federico da Valfurva sono stati separati dalle circostanze, sotto forma appunto di un imprevisto: la caduta del primo in un crepaccio, poco dopo aver fatto dietrofront, lasciando al socio il compito di calpestare i pochi metri quadrati di neve e ghiaccio della cima. Missione compiuta da Federico, prima di raggiungere Marco e con lui fare ritorno - non senza difficoltà, visto il contesto geografico estremo - alla salvezza del campo base.

Il racconto dettagliato di quelle ore di pura suspense, ma anche e prima di tutto di sofferenza, sacrificio e perseveranza, lo lasciamo alla lettura di un libro riccamente illustrato (per oltre il cinquanta per cento del suo… spessore) dalle foto a colori e a tutta a pagina di Zorzini che ha seguito Marco e Federico da vicino e poi - fino alla vetta - grazie all’ormai indispensabile drone. E se qualcosa della vicenda lo abbiamo scritto (d’altronde era già noto), per descrivere la magia delle foto non ci sono proprio parole!

Resta da dire che sulla linea principale della narrazione a due voci (efficacemente identificate dal diverso carattere tipografico) si innestano in modo molto opportuno le storie personali dei due protagonisti (dalle origini fino alle realizzazioni più recenti) e i richiami precisi e circostanziati alle tante (spesso drammatiche, talvolta tragiche) pagine di storia dell’alpinismo scritte da ormai più di un secolo a questa parte sulle montagne dell’Himalaya e del Karakorum.

Una sorta di inquadramento storico-geografico completato – a livello di… contemporaneità - dal contesto nel quale si è svolto il progetto di Majori e Secchi, “agganciato” a livello logistico (in parete l’interazione è stata molto limitata) alla spedizione femminile italo-pakistana K2-70, guidata da Agostino Da Polenza, che celebrava il settantesimo anniversario della prima assoluta e italiana del 1954 ad opera di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il fondamentale contributo di Walter Bonatti.