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Un libro a settimana: la favola tricolore del Doria vista da capitan Pellegrini

La recensione di "Sampdoria 1991, l’anno dello scudetto e le cose mai dette"

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Trentun anni sono passati e quell’impresa acquista il sapore della leggenda. “Sampdoria 1991, l’anno dello scudetto e le cose mai dette” è il racconto a quattro mani dell’ultimo campionato vinto da una squadra fuori dal circuito metropolitano Milano-Roma-Torino (bianconera). Una specie di Vangelo dello scudetto blucerchiato secondo… i due Luca: racconto in prima persona da parte di chi, di quello storico scudetto, è stato il Capitano (C maiuscola, please) Luca Pellegrini per l’appunto con la collaborazione del collega Luca Talotta per i tipi di Caosfera.

Pellegrini, primo acquisto della presidenza di Paolo Mantovani, arrivò a Genova a 17 anni. E di quella Sampdoria è stato pilastro e protagonista, da terzino prima e da libero poi. Dall’estate 1980 allo scudetto ’91 passando per le altre grandi conquiste doriane di un decennio ricco di trionfi: dalla prima Coppa Italia vinta contro il Milan nel luglio ’85 (ma allora la fascia era al braccio di Sandro Scanziani) alla Coppa delle Coppe alzata il 9 maggio 1990 al cielo di Goteborg dal numero 6 blucerchiato nelle vesti (finalmente) di Capitano.

E poi i retroscena di uno spogliatoio un po’ “turbolento”, la fine della storia d’amore con il Doria con una coda un po’ velenosa, lo scippo della fascia ad opera di Mancini, il rapporto tra alti e bassi di Pellegrini con i suoi quattro allenatori alla Samp (Riccomini, Ulivieri, Bersellini e Boskov), la grande stima in “Ciso” Pezzotti storico vice di Bersellini e Boskov prima di vincere il Mondiale 2006 come braccio destro di Marcello Lippi. E quella frase di Eugenio Fascetti (suo primo allenatore al Varese) rivolta alla signora Ida, mamma di Luca ma anche di Davide (attaccante classe ’66 con stagioni top alla Fiorentina) e di Stefano (difensore classe ’67 con stagioni top alla Roma): “signora, se avesse fatto 11 figli li avrei fatti giocare tutti nelle mie squadre”. Un attestato di stima (professionale e umana) che vale quasi quanto uno scudetto.

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