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L'ANALISI

Milan, tesoretto esaurito. Pioli ora si aggrappa a Ibra

Troppi gol subiti e squadra falcidiata dagli infortuni: i rossoneri si scoprono indifesi e aspettano il ritorno di Zlatan

17 Dic 2020 - 08:57

Che sarebbero arrivati giorni difficili era prevedibile. Lo ripeteva da tempo Stefano Pioli ogni volta che una vittoria allungava la distanza tra il suo Milan primo in classifica e le inseguitrici. Che però la coperta di una squadra al caldo per mesi si scoprisse improvvisamente così corta non era forse nemmeno preventivabile. Fatto sta che, reduce dal 2-2 in rimonta, l'ennesima rimonta, sul campo di un Genoa fino a ieri ultimo in classifica, il Milan deve tornare a fare i conti con una classifica che si è accorciata ulteriormente e ha portato l'Inter a un tiro di schioppo dai rossoneri. Il pari di Marassi può essere letto in due modi e in due modi, tutto sommato, è stato letto da Pioli. Da una parte è un fatto che la squadra, ancora una volta sotto, è riuscita a raddrizzare almeno parzialmente il risultato allungando a 24 la striscia di partite senza sconfitte in campionato. Dall'altra i punti persi contro formazioni di medio-bassa classifica - Verona, Parma e Genoa - cominciano a pesare tanto che il tesoretto accumulato negli scontri diretti (vittorie contro Inter e Napoli e pareggio con la Roma) si è esaurito proprio a ridosso dell'attesa sosta natalizia ma alla vigilia di due gare delicate contro Sassuolo e Lazio.

Se la lettura è duplice, all'origine di questa frenata c'è forse soltanto un fattore: gli infortuni. Il Milan, causa Covid, aveva già dovuto rinunciare ad alcuni giocatori importanti, Ibra su tutti, nella prima parte della stagione. Quando però gli impegni ravvicinati hanno cominciato a farsi sentire, le assenze simultanee di uomini cardine del gioco di Pioli - Ibra, appunto, ma anche Kjaer, Bennacer e Theo Hernandez - sono diventati insostenibili e hanno squilibrato un meccanismo che era sembrato al limite della perfezione. Non è un caso che nelle ultime quattro uscite di campionato il Milan abbia vinto 2 partite su quattro - inutile ricordare che la media-punti delle prime otto gare era decisamente superiore - e che, soprattutto, la squadra abbia mostrato un crescente affanno culminato con la brutta prova di Genova. 

Chiariamo, il Milan di Marassi è stato quasi certamente il peggiore della stagione. Non solo perché si è trovato due volte sotto e ha dovuto rincorrere altrettante volte l'avversario. Quanto, piuttosto, per l'inusuale quantità di errori tecnici e la difficoltà di gestire il pallone e, di conseguenza, il risultato. Fino all'allarme gol subiti fatto scattare dalla doppietta di Destro e che, per la prima volta da mesi, comincia a preoccupare anche Pioli. Che qualcosa dietro non vada lo dicono i numeri: nonostante un Donnarumma sempre decisivo, il Milan ha subito due gol in tre delle ultime sette gare tra campionato ed Europa League ma, soprattutto, ha tenuto la porta inviolata solo contro Fiorentina e Sparta Praga. Per il resto, là dietro qualcosa è sempre concesso in parte per l'assenza di uomini fondamentali in copertura come Kjaer e Bennacer e in parte per una serie di distrazioni che hanno reso vulnerabile la retroguardia milanista. Se a questo si aggiunge che, al netto dei molti gol fatti, il peso offensivo senza Ibra non è lo stesso, non è difficile spiegare la doppia battuta d'arresto contro Parma e Genoa.

In questo senso il ritorno di Ibra, previsto contro il Sassuolo, è la medicina che il Milan e Stefano Pioli aspettano volentieri di assumere. Se l'obiettivo resta quello di sognare il più possibile là davanti a tutti - fatta salva la necessità di entrare nelle prime quattro a fine stagione - il peso di Ibra è imprescindibile. Sotto porta, ovviamente (lo svedese resta capocannoniere del campionato nonostante le diverse assenze, ndr), ma anche nello sviluppo della manovra, nella gestione dei tempi di gioco e, paradossalmente ma nemmeno troppo, perfino nell'alleggerimento della fase difensiva. Sassuolo e Lazio sono ostacoli veri e importanti. Pioli ha parlato di una salita ancora da completare. Ha ragione. Festeggiare il Natale da primi in classifica è l'inizio della discesa. Non sarà come smettere di pedalare, ma è senz'altro un ottimo modo di cominciare lo sprint finale.

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