Juventus-Sporting: le immagini della prima casalinga di Spalletti
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L'attaccante serbo vero trascinatore contro lo Sporting, ma non basta al nuovo tecnico. Mercato bocciato dalla Champions
di Max Cristina© Getty Images
Tre punti raccolti in quattro partite di Champions League non sono un bottino da Juventus e, con un altro formato, la situazione sarebbe praticamente irrecuperabile. Fortuna per la squadra bianconera, per i tifosi e per Spalletti nel 2025 è cambiato tutto e il tempo per sistemare le cose c'è, ma non è infinito. Contro lo Sporting, in una partita da vincere in ogni modo per evitare problemi, è mancato qualcosa alla Juventus ma il nuovo tecnico ha potuto avere (e dare) le prime risposte in attesa di intervenire di più e meglio durante la sosta.
La risposta avuta, quella più impattante e rumorosa, è arrivata da Dusan Vlahovic, la nuova-vecchia versione del centravanti serbo. Per pericolosità, atteggiamento, voglia e leadership è proprio l'attaccante ad essersi preso la Vecchia Signora sulle spalle e non solo per il gol, fondamentale. Proprio lui che fino a pochi giorni fa era nell'occhio del ciclone di tutti nell'ambiente bianconero.
A prescindere dal gol, sono tanti i flash in cui Vlahovic è sembrato rigenerato da questo cambio in panchina. I tiri innanzitutto, tanti (sei) e tutti nello specchio della porta. Sintomo di una voglia di impattare, di trascinare ed essere decisivo per tutta la squadra. L'egoismo giusto, che lo ha portato anche a riprendere McKennie per aver provato a rimproveragli un tiro in porta anziché un passaggio ma anche a litigare con Hjulmand per un centimetro in più o in meno di campo. Aizzando la folla, applaudendo e incoraggiando i compagni in un ruolo che lo ha riavvicinato velocemente a buona parte del pubblico con l'atteggiamento giusto.
Una risposta però allo stesso tempo Spalletti l'ha data, coi fatti. In una partita già a suo modo decisiva e tendenzialmente da non sbagliare il nuovo tecnico si è affidato alla vecchia Juventus, quella dei McKennie, dei Conceiçao, dei Gatti, dei Vlahovic e dei Koopmeiners. Un messaggio a suo modo spedendo i volti nuovi, tutti, dritti in panchina per un motivo o per un altro: David, Openda, Zhegrova e Joao Mario, due dei quali rimasti a guardare per tutto il match. Magari un caso, ma forse più un segnale di un primo grosso problema stagionale che va ben oltre la gestione tecnica già cambiata dopo poche settimane.
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