Il profilo resta basso perché "mancano ancora tante partite", ma un dato allarma chi insegue: quando è in testa alla settima giornata Allegri vince sempre lo scudetto
di Alessandro FranchettiSette giornate per mettere il muso davanti a tutti gli altri "cavalli" del campionato e riportare il Milan in testa alla classifica dopo tre anni. Con due importanti allegati. Il primo, fonte Massimiliano Allegri, nel nome della prudenza: "Avanti con entusiasmo, ma senza esaltarci che è ancora lunga". Il secondo, che il tecnico toscano nasconde, è per chi insegue: attenzione, perché la lepre Max non si riprende mai. La nota è puramente statistica e, di conseguenza, aleatoria e significativa il giusto, ma i numeri del passato dicono che quando Allegri chiude in testa la settima giornata, a fine stagione stappa sempre per festeggiare la vittoria dello scudetto. E' accaduto già tre volte nei sei titoli messi in bacheca da Max: 2014/15, 2016/17, 2018/19. Sempre guidando la Juve. Una casualità? Può essere, ma da maneggiare con grande cura, perché se è stato capace di vincere anche inseguendo, non ha mai perso quando era lui da inseguire.
L'allegrismo, filosofia calcistica forgiata su basso profilo e concretezza, ci dice che le squadre dell'allenatore del Milan non giocano magari un calcio entusiasmante, ma vincono e portano a casa punti grazie alla grande solidità difensiva e alla capacità di sfruttare ogni occasione in attacco. Per questo, il tecnico toscano sottolinea ogni volta che lo scudetto lo vince chi subisce meno reti (fin qui i rossoneri hanno la seconda miglior difesa con quattro gol al passivo, uno in più della Roma di Gasperini) ma anche chi sa portare a casa i punti più sofferti, oggi si direbbe sporchi. I tre contro il Napoli, ad esempio, strappati con la squadra in dieci per quasi un tempo. O quelli di ieri sera, in rimonta, dopo che il gollonzo di Gosens sembrava aver compromesso la gara. E per lo stesso motivo è ancora intimamente molto arrabbiato per i due punti lasciati all'Allianz contro la Juve a causa del rigore fallito da Pulisic.
In tutto questo la sua grande dote è quella di tenere una linea mentale stretta, prammatica, estremamente lucida. Un punto a fine anno può essere un punto in più e un centimetro, un metro o quattro lunghezze non cambiano la misura del successo, che tale rimane, quale che sia la strada compiuta per raggiungerlo. Perciò rimettere il muso davanti, con Inter, Napoli e Roma incollate alle sue spalle, è comunque un modo per cominciare una lunga fuga da lepre. Ha vinto scudetti anche di rincorsa (con il Milan nel 2010/11 ad esempio o con la Juve nel 2015/16 e nel 2017/18), ma non li ha mai persi quando è stato inseguito. "Messaggi al campionato?", gli hanno chiesto. "Nessuno", ha risposto. Ma un messaggio c'è e va preso tremendamente sul serio.