Debutto ufficiale in campionato sulla panchina nerazzurra per il tecnico romeno: "Siamo ancora un cantiere aperto. Il mercato? Regole imposte da Uefa e Fifa"
Cristian Chivu farà domani sera il debutto ufficiale nel campionato italiano sulla panchina dell'Inter. L'allenatore romeno ha presentato in conferenza stampa la sfida contro il Toro. "Mi aspetto un Torino che verrà a giocarsela, non hanno niente da perdere e vorranno fare risultato a San Siro contro una squadra più forte di loro - ha spiegato - La favorita? Io do ragione a Max Allegri che dice che chi ha vinto lo Scudetto è il favorito l'anno dopo. Lele è un amico, con la squadra che avevano l'anno scorso e con quello che hanno speso questa estate direi che il Napoli parte sempre come favorita". Sul mercato: "Preferiamo la qualità piuttosto che la quantità".
LA CONFERENZA DI CHIVU
Domani si parte. Quanto è soddisfatto del lavoro pre-campionato e cosa chiede alla squadra?
"Siamo una squadra che ha lavorato bene in queste 4 settimane di lavoro. È stata una preparazione breve, intensa, dove non abbiamo avuto tante difficoltà. Abbiamo lavorato sodo, i giocatori si sono messi a disposizione per preparare al meglio questo inizio di stagione. Abbiamo fatto bene come sempre, abbiamo fatto cose meno bene. Siamo ancora un cantiere aperto, vogliamo migliorare in tutto, vogliamo migliorare quella che è stata la prestazione di questa squadra, sia a livello individuale che collettivo. Siamo pronti per iniziare e non vedevamo l'ora di farlo".
Che valutazione è stata fatta sull'ultima operazione di mercato, siete passati da Lookman e Diouf. Quale è la tua valutazione tecnica?
"Il mercato è sempre stato fatto mirato, poi avevamo scelto qualche nome ma purtroppo le società con cui siamo andati a trattare hanno dichiarato che erano incedibili, un po' come abbiamo fatto noi con i nostri giocatori perché credo che tutte le società in causa hanno diritto di scegliere se vendere o non vendere un giocatore, cosa che è successa anche a noi. Siamo stati coerenti perché abbiamo mantenuto quella che è stata la nuova linea della società di investire tanto sui giovani. L'abbiamo fatto abbastanza bene, perché abbiamo scelto dei giocatori giovani interessanti che sono già pronti per giocare nell'Inter, sono già pronti per darci una mano".
Ieri Oriali ha detto che l'Inter parte nettamente in pole position per questo campionato. Ci sta avere questa pressione sulle spalle o vede un po' più equilibrata la situazione in partenza?
"Io do ragione a Max Allegri che dice che chi ha vinto lo Scudetto è il favorito l'anno dopo. Lele è un amico, con la squadra che avevano l'anno scorso e con quello che hanno speso questa estate direi che il Napoli parte sempre come favorita".
Che cosa speri di trasmettere di quello spirito del Triplete a questa squadra?
"Un po' il carattere, un po' di capire che quello che hai nel pensiero e quello che è la programmazione di una stagione non è mai quello che affronti durante una stagione, di capire i momenti belli, saper gestirli, ma soprattutto saper gestire quelli meno belli. Durante la stagione c'è sempre un momento in cui se tu non riesci a portare a casa qualcosa, quella partita specifica, qua mi riferisco parlando dell'Inter 2010 a Kiev, dove eravamo fuori se non avessimo fatto gol al 90'. Bisogna saper gestire i momenti, però bisogna avere una coerenza nel lavoro, fiducia e autostima in tutto quello che si fa per poi arrivare in fondo alla stagione quando manca poco e vedere a che punto sei, dove ti trovi e cosa puoi fare per fare l'ultimo salto di qualità o per portare a casa gli obiettivi che sono di una società".
Ieri Italiano ha detto che è una cosa folle giocare con il mercato aperto. Lei cosa ne pensa?
"Quelle che pensiamo noi allenatori vale poco in questo momento parlando in modo specifico del mercato, perché sono regole imposte dalla Uefa, dalla Fifa. Noi non c'entriamo niente. Vorremmo tutti essere sereni e avere tutte le cose a posto, però credo che fare l'allenatore è anche saper gestire determinati momenti, sapere anche gestire determinati giocatori coi loro pensieri. Mi diceva qualcuno qualche anno fa, tra l'altro un grande allenatore, che la cosa più semplice per un allenatore è il campo, è la partita, tutto il resto sono problemi da gestire. Non possiamo decidere noi, sarebbe meglio iniziare una stagione avendo chiaro il futuro della tua rosa, ma fa anche parte del gioco il fatto che non sai mai chi arriva, chi parte e chi dovrebbe partire. Bisogna saper prevenire tutte queste incognite che potrebbero accadere durante il mercato aperto".
Qual è l'aspetto che temi di più di questo inizio di stagione?
"Io non temo niente, noi non temiamo niente anche perché abbiamo lavorato bene e tanto. Poi è ovvio che non puoi controllare le cose che possono accadere durante una partita, ma quando tu sei onesto con te stesso con quello hai dato in campo, con il lavoro che hai messo, con la preparazione mentale, quando sei riuscito anche a dimenticare o lasciare alle spalle quello che è accaduto in passato, secondo me non devi temere niente. Poi si prova sempre a fare il meglio per raggiungere l'obiettivo, la mentalità è importante, fa la differenza, perché quando tu parti già pronto, hai una motivazione e ha un obiettivo da raggiungere, la prima partita è sempre quella più importante".
Cosa senti davanti a un esordio storico per la tua carriera e la tua vita?
"Sono orgoglioso di essere l'allenatore dell'Inter, sono consapevole della responsabilità che ho, sono consapevole del lavoro che svolgo tutti i giorni, di quello che cerco di trasmettere ai miei ragazzi. Sono sereno perché ho imparato una cosa: quando tu dai il massimo, quando tu dedichi tempo, energie e conoscenze per riuscirci le cose sono semplici. Non sai mai se ci riesci o non ci riesci. Non vedevo l'ora che il campionato cominciasse. Il passato mi insegna che tutti noi preferiamo giocare piuttosto che attendere e aspettare, quindi siamo felici che finalmente abbiamo la possibilità di iniziare la nuova stagione. Siamo sereni e motivati, poi il campo ci farà sapere come siamo messi".
Dopo Diouf ti aspetti che arrivi qualcun altro da qui alla fine del mercato?
"Con la società abbiamo una linea coerente e condividiamo gli stessi pensieri. Sappiamo come è il mercato oggi, sono contento di quello che ho, sono contento che abbiamo mantenuto la linea di quando ci siamo visti quando eravamo in America di investire anche sui ragazzi giovani, ragazzi che hanno un certo valore e che fanno crescere e aumentare il valore della nostra rosa. Preferiamo la qualità piuttosto che la quantità. Preferiamo giocatori già pronti per darci una mano e allo stesso siamo consapevoli che con i giovani ci vuole un po' più di pazienza, bisogna lavorare i più, ma farli venire in questo contesto dove ci sono giocatori importanti credo che l'inserimento di un giovane viene sempre più facile".
Che Torino si aspetta?
"Una squadra che ha investito tanto, che ha la stessa struttura. C'è sempre l'incognita del nuovo allenatore, ma conoscendo Baroni, che gode della mia stima per quanto fatto negli anni passati mi aspetto un Torino che verrà a giocarsela; non hanno niente da perdere e vorranno fare risultato a San Siro contro una squadra più forte di loro. Sono ostici, in salute e sanno giocare".
Ti senti di scuola calcistica italiana?
"Sono arrivato in Italia nel 2003, il mio percorso calcistico è frutto della maturazione fatta in Italia senza perdere di vista i miei primi anni nel calcio moderno all'Ajax, con una metodologia diversa rispetto a quella alla quale siamo abituati. Non voglio denigrare l'una o l'altra, nel calcio non c'è mai una regola ma mille sfumature; ci vuole la sensibilità nel percepire le cose da fare e quelle che danno fastidio. Noi apprezziamo cosa si fa all'estero però anche all'estero apprezzano quello che facciamo noi. Bisogna accettare che esistono delle idee, dei principi, un certo tipo di sensibilità dell'allenatore sul quanto può tirare la corda, se deve rinunciare o aggiungere qualcosa. È un'arte, un mestiere che ci vuole un po' di tutto per farlo. Qualcuno dirà che sono inesperto ma l'esperienza fatta fuori mi fa vedere il calcio in maniera diversa, poi noi siamo schiavi dei risultati. Se valuti i risultati magari non hai tempo nel portare avanti le tue idee. Pensavo al PSG dell'anno scorso che ha fatto il playoff Champions. Non esiste una regola ma esiste il tempo che serve a tutti, ma all'Inter il tempo per fortuna non esiste: bisogna partire forte perché l'obiettivo della società è migliorarsi sempre e arrivare fino in fondo a ogni competizione".
È probabile che domani il tifo organizzato non sosterrà almeno inizialmente la squadra, quale può essere l'effetto sulla squadra? E vuole fare un appello a chi sarà allo stadio?
"Spero non influisca sui giocatori, sperando che la situazione si risolva quanto prima perché la squadra ha bisogno di essere sostenuta. In uno stadio la passione sia importante. Spero nell'incitamento a prescindere dalla zona".
Sembrava si volesse prendere un calciatore come Lookman che avrebbe garantito un cambio di passo nell'uno contro uno, c'è ancora la volontà di arrivare a un colpo simile?
"Io voglio qualità, non quantità. Abbiamo individuato giocatori di qualità che non sono arrivati e ne abbiamo individuati altri che possono aumentare la qualità della squadra".