L'ANALISI

Champions, Inter grande come i rimpianti: Inzaghi domina Pep, ma non la maledizione di Dudek

Partita preparata perfettamente dai nerazzurri, ma la coperta è troppo corta. Ha vinto il peggior Guardiola dell’anno

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L’Inter ha perso la finale di Champions League, a Istanbul, contro il Manchester City di Pep Guardiola. Letta così a chi non avesse visto i novanta minuti dell’Ataturk potrebbe anche sembrare una cosa normale, se solo il calcio fosse una scienza esatta. Invece il calcio è l’esatto opposto, imprevedibile nelle migliaia di variabili e a giochi fatti si può e deve raccontare di una Inter che avrebbe meritato tutt’altro risultato al termine di una partita non solo giocata alla pari della corazzata di Guardiola, ma decisamente meglio e con le più grosse occasioni da gol sul groppone. Vediamo cosa ha lasciato la finale di Istanbul.

INZAGHI MAESTRO DI TATTICA
Sembra strano dirlo, ma Simone Inzaghi ha sbagliato poco o nulla nella partita più importante della propria carriera... che ha perso. Uno come lui non abituato a perdere le finali, contro il City di Guardiola ha preparato la squadra alla perfezione cedendo solo a un episodio con tanto di deviazione sfortunata. Il tecnico di Piacenza si è consacrato con questa finale, persa ripetiamo ed è lì l’incredibile, rispondendo una volta per tutte sia a chi parlava di una Inter in finale per un sorteggio favorevole e zittendo le dichiarazioni di disfatta.

L’ORA DELL’INTER E LA COPERTA CORTA
L’Inter vista in campo fino al 60° minuto è stata uno spettacolo di tattica e organizzazione da applaudire. Ingiocabile per molti in Europa, alla pari del City – di questo City – nella finale. Ai punti una partita stravinta, interpretata e approcciata decisamente meglio rispetto ai fuoriclasse d’Oltremanica, ma c’è un “ma” enorme. La spia della riserva si è accesa intorno all’ora di gioco, come spesso accade in realtà e la coperta corta è tornata protagonista. Il finale di gara ancora in favore dell’Inter è stato dovuto alla forza di nervi per rimontare il match, ma con i cambi Inzaghi può fare poco. Se uno di questi, Lukaku, tradisce poi è finita.

LA MALEDIZIONE DI DUDEK
Minuto 88, City in vantaggio di un gol e Inter all’arrembaggio. La palla arriva sulla testa di Romelu Lukaku che, da pochissimi passi la devia debolmente e centrando in pieno Ederson appostato sulla linea di porta. Hai detto Dudek contro il Milan su Shevchenko? Stessa porta, stessa respinta approssimativa, stessa linea e stesso risultato: no gol, niente coppa. Una porta maledetta per le milanesi, ancora più dello stadio.

IL PARADOSSO DI GUARDIOLA
L’ultima verità è che Pep Guardiola finalmente si è tolto di dosso una ossessione, vincere la Champions League con una squadra diversa rispetto al Barcellona di quel Lionel Messi. Lo ha fatto battendo l’Inter, ma lo ha fatto con una delle prestazioni peggiori che si ricordi in Champions League da parte dei Citizens, almeno in questa stagione. 14 tiri a 7, ma per l’Inter e in una sfida in cui la squadra inglese, va detto, ha sofferto tantissimo l’organizzazione di gioco nerazzurra. Il paradosso è proprio lì: a festeggiare è il catalano, pur non avendo fatto il Guardiola.

MARTINEZ E HAALAND: TROPPA PRESSIONE
Lautaro Martinez ed Erling Haaland, due macchine da gol celebrate e attese fin dall’accesso alla finale di Istanbul. Due campioni assoluti che però all’atto conclusivo sono spariti, assenti ingiustificati nel tabellino delle occasioni quando tutti, da Milano a Manchester, aspettavano solo di esultare con loro. Il norvegese poi è stato completamente avulso dal gioco del City. Niente da dire per entrambi ovviamente, solo un grosso “peccato”.

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