Il tennista azzurro si è raccontato a tutto tondo, parlando anche degli aspetti sia positvi che negativi del tennis
di Martino CozziLorenzo Musetti si racconta a tutto tondo. Nell'anticipazione di un'intervista a Repubblica, il tennista azzurro ha toccato tanti temi, uno dei quali la rivalità con Jannik Sinner. Che però Musetti non vede per forza come accezione negativa: "'Per fortuna' che ho Sinner, non dirò mai 'purtroppo'. Non esiste una rivalità di quel genere, esasperare le tensioni nello sport, che ne ha tante, non serve. E poi Jannik ce l'ho a fianco. Non è un nemico che mi toglie l'aria, è un campione che indica la via. Un punto di riferimento. Diverso da me? Sicuro. Più potente, solido, costante. Ma non giudico uno svantaggio essere capitato nel suo stesso periodo. Vorrei avere un po' delle sue qualità? Sì, nel massimo rispetto delle nostre diversità. Camminiamo su binari differenti, ma paralleli, ognuno matura con i suoi tempi, entrambi abbiamo dovuto sopportare pressioni, su di noi ci sono sempre state grandi aspettative".
Musetti, poi, ha anche parlato di ciò che gli piace del tennis: "Mi piace il rumore della palla. Che poi è un suono, non una cosa che disturba. Dice, racconta, ricorda. È una questione di ritmo, di orecchio, è un battito. Ero piccolo, giocavo nello scantinato della nonna, ribattevo sul muro, c'era anche mio padre, è lì che quel suono ha iniziato a parlarmi". E poi aggiunge: "A me manca se per un po' non lo sento, accompagna la mia vita. Per me è una melodia, sono cresciuto con la musica di mio papà Francesco, operaio alle cave di marmo, molto Battisti, Ligabue, gli U2. Le canzoni sono il sottofondo nelle pause e alla vigilia degli incontri. Non leggo libri, non seguo serie tv, non gioco alla playstation, mai avuta una. Sono proprio vintage. Dovessi dire un periodo nel quale mi sarebbe piaciuto vivere e giocare non avrei dubbi: anni 80-90. Sarei stato a mio agio".
Nel corso dell'intervista, l'azzurro ha anche parlato degli aspetti negativi del tennis: "Le tempeste emotive. L'alternarsi di gioie e dolori. Tutto cambia in fretta: dal bello passi al brutto, sei in cima, ti ritrovi sul fondo. Dal paradiso all'inferno. Tutto intenso, forte, feroce nello stesso modo. Cadi a un passo dall'orizzonte, basta un 15, e quello che stavi per afferrare non c'è più. Ti chiedi: perché tutto questo male? Non lo reggo, non ce la faccio, le emozioni mi scassano, entro in una spirale negativa, mi flagello, mi faccio prigioniero da solo, parlo ad alta voce, mi escono dalla bocca commenti inappropriati. Ho una sensibilità esasperata che magari viene vissuta con fastidio". E, proprio sul tema dei commenti inappropriati, Musetti, spesso criticato per le sue reazioni esagerate, aggiunge: "Ma io sono toscano, da noi si urla, si alza la voce, così per abitudine. Io con un certo tipo di linguaggio non voglio offendere e non vado fiero delle mie derive. Mia nonna diceva: 'Chi di vizi vuol guarire preghi Dio di non averli'. Ci ho lavorato sopra, per un po' mi sono fatto aiutare da uno psicoterapeuta, poi ho interrotto la collaborazione. Non inseguo la perfezione, non sono politicamente corretto, il mio carattere è questo. Ma non sono nemmeno uno che cerca il conflitto".
E, con la situazione più imbarazzante vissuta, si chiude l'intervista: "Me stesso. Rivedermi. Quando mi lascio andare a comportamenti che non mi appartengono. Ho emozioni, masochismi, complessità. Cosa devo dirvi? Capitemi, sto facendo sforzi, e grazie se vi ritrovate in me, nei miei alti e bassi. Invidio la continuità che hanno altri, lavoro per averla, sono migliorato, ma non sono un pezzo che esce dalla catena di montaggio. Rivendico la mia diversità, credo di piacere perché sono fuori dal coro".