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TENNIS

Flavio Cobolli festeggia il trionfo in Coppa Davis: "Mio nonno me l'ha rubata, con Munar ho temuto la figuraccia"

Il 23enne romano ha raccontato il trionfo di Bologna richiamando al rapporto con Bove: "Edo è sempre con me"

di Redazione
25 Nov 2025 - 13:46

Flavio Cobolli non è certo un ragazzo che si pone limiti, che sia in campo per una finale di Coppa Davis, che sia fuori per festeggiare un trionfo. Il 23enne romano è uno dei grandi protagonisti del terzo trionfo mondiale consecutivo dell'Italia grazie alla rimonta sullo spagnolo Jaume Munar, tuttavia il numero 22 della classifica ATP aveva già mostrato tutto il proprio talento nel corso della semifinale vinta contro il belga Zizou Bergs.

"Non ho ancora deciso dove metterò la Coppa Davis. Per il momento me l’ha rubata mio nonno: credo che stia facendo il figo con gli amici a Roma. Ma appena torno dalle Maldive, me la riprendo - ha raccontato Cobolli in un'intervista al Corriere della Sera dove ha parlato del rapporto con la Roma -. Domenica Bove non era a Bologna ma l’ho sentito. Edo è sempre con me. Daniele De Rossi mi ha scritto un messaggio bellissimo, mi hanno chiamato Bruno Conti e Antonello Venditti. Ho il telefono intasato di messaggi, però ho letto solo quelli della chat delle persone più importanti della mia vita. Con calma, risponderò a tutti".

Difficile scegliere quale sia stata l'emozione più forte, tuttavia Flavio difficilmente dimenticherà questa vittoria che lo ha condotto sul tetto del mondo dopo aver scalato nell'ultima stagione il ranking ATP: "Rimane tutto. Non avevo mai provato un’emozione così grande. Non avevo mai sentito gridare il mio nome da uno stadio intero. Ho in testa ricordi indelebili. Ma, soprattutto, mi sono divertito - ha sottolineato il giovane capitolino -. Contro Munar ho temuto la figuraccia. Letteralmente. Ma con la maglia azzurra addosso le figuracce non sono ammesse. Non succederà mai. A Bologna sono stato costretto a trasformare gli ostacoli in risorsa. Per due volte, ho capovolto situazioni molto negative. In questo sì, ho stupito anche me stesso".

Berrettini e Cobolli firmano la terza Coppa Davis consecutiva: le immagini della premiazione

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© Getty Images
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Questa vittoria ha dimostrato inoltre che l'Italia è anche altro oltre a Jannik Sinner, un successo che ci consegna un movimento profondo e in salute, che nei prossimi anni possa contare su tanti interpreti, pronti a seguire il solco lasciato dal 24enne di Sesto Pusteria: "Jannik è imprescindibile, in ogni cosa che fa. Non so cosa ci sia scattato dentro a Bologna. Una convinzione che è maturata strada facendo. In allenamento non giocavo per niente bene: non ho vinto un set. Eppure, giorno dopo giorno, cresceva una sensazione forte, come se fossimo diventati invincibili - ha raccontato Cobolli-. Ognuno ha avuto il suo ruolo: Sonego non si è perso un quindici, nemmeno per andare in bagno, Vavassori e Bolelli facevano un tifo sfegatato, io sostenevo Matteo, Matteo dopo aver giocato correva da me. È stato un lavoro pazzesco, nel quale ciascuno ha fatto la sua parte fondamentale".

Ora le meritate vacanze alle Maldive e poi l'attenzione andrà rivolta già alla prossima stagione che vedrà Cobolli provare ad avvicinare quella top ten mondiale che vede la presenza dei colleghi Jannik Sinner e Lorenzo Musetti: "La mia carriera finora è avanzata a piccoli passi. Sto maturando per gradi, senza fretta e senza strappi, come piace a me. Ogni difficoltà che affronto mi serve per crescere e maturare. Anche alle grandi competizioni a squadre del tennis — la Davis, la Laver Cup, la Hopman Cup, la United Cup — ho partecipato prima da riserva e poi da giocatore. Voglio dire che ho vissuto tutto in modo autentico, direi puro, quasi ingenuo, senza perdermi uno step del percorso. Prima ho fatto la gavetta, poi sono stato protagonista. La strada va costruita. E della mia strada la Davis conquistata a Bologna sarà sempre uno snodo fondamentale".