La Fis ammette la necessità di percorsi fissi di allenamento con misure di sicurezza simili a quelle delle gare
La morte di Matteo Franzoso, deceduto lunedì a causa delle complicanze di un trauma cranico riportato dopo una caduta in allenamento in Cile, ha scosso il mondo dello sci alpino e fatto tornare d'attualità il problema della sicurezza. A lanciare l'allarme e a chiedere provvedimenti è Adrien Theaux, bronzo mondiale del supergigante nel 2015. "Quante morti tragiche dovremo sopportare prima di aprire finalmente il dibattito sulla sicurezza, in particolare durante gli allenamenti? - scrive lo sciatore transalpino sul proprio profilo Instagram, postando le foto di Matilde Lorenzi e Franzoso - Per rispetto di coloro che hanno pagato con la vita, è tempo che tutte le parti interessate si sedano insieme per trovare soluzioni! Federazioni internazionali, federazioni nazionali, allenatori, ma anche i più colpiti: gli atleti. È dovere di tutti noi affrontare la realtà e trovare soluzioni concrete, non sottigliezze lontane dal problema di fondo". Piena approvazione del compagno di nazionale francese, Alexis Pinturault, tre ori Mondiali, che riposta il messaggio del connazionale.
Intanto la Fis, la federazione internazionale di sci, ammette la necessità di percorsi fissi di allenamento con misure di sicurezza simili a quelle delle gare. Alla tv austriaca Orf, il direttore gare della Federazione internazionale, Markus Waldner, ammette che il problema sono gli allestimenti delle piste di allenamento. "Nelle gare di coppa del mondo, si fa un gran lavoro, 20 chilometri in sicurezza ogni 3 di percorso. Bisognerebbe costruire percorsi fissi per gli allenamenti, dove si possano offrire misure di sicurezza simili a quelle della Coppa del Mondo".