Il sette volte iridato compirà cinquantasette anni tra meno di una settimana
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“Michael è diverso, ma è qui”. Le sei parole di Corinna rispecchiano la vita di casa Schumacher. Oggi, dodici anni dopo quel 29 dicembre 2013 che la loro vita cambiò per sempre. Fisioterapia, riabilitazione nell’acqua, stimolazioni pluri-sensoriali scandiscono le giornate. A tradire il passaggio di questi lentissimi dodici anni, che alla fine son volati, non è il fisico - mantenuto in costante movimento dagli specialisti - ma il volto. Schumacher è invecchiato e, da dietro gli occhiali da vista, continua ad esserci, senza esserci più. L’angoscia è sempre la stessa, l’impossibilità di capire se sia conscio o meno, come aveva confermato il figlio Mick qualche tempo fa, sottolineando quanto continui a sognare di potersi confrontare con il padre sulla passione comune del motorsport. È nonno dallo scorso aprile, dopo che la figlia Gina ha partorito la piccola Millie. Resta beffardo il fatto che non fosse convinto della qualità della neve, come disse alla moglie, prima di andare a sciare su quel bordo pista fatale. All’interno dei pali, come confermarono le immagini della sua telecamera (e il pubblico ministero dopo aver archiviato il fascicolo), salvo poi colpire la pietra pochi metri oltre il limite. Sono sempre meno le persone ammesse a fargli visita, poche le dichiarazioni che scalfiscono il silenzio preteso dalla famiglia. Per tutti noi restano le immagini, le foto, dello Schumi che ricordiamo. Quello che non esiste più.
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