L'ex allenatore ha parlato della nuova gestione targata Gattuso, evidenziando le differenze con quella precedente
"Cosa vorrebbe dire non qualificarsi ai Mondiali per la terza volta di fila? Non voglio neanche pensarci". Gian Piero Ventura sa bene cosa si prova a non centrare l'obiettivo Mondiale con l'Italia e spera che quanto successo a lui nel novembre 2017 con la Svezia o a Mancini nel 2022 con la Macedonia del Nord non si ripeta anche quest'anno.
Ospite a Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1, l'ex commissario tecnico ha parlato del momento attuale degli Azzurri, elogiando il lavoro fatto finora dal nuovo ct: "La partita contro l'Estonia è stata bella soprattutto dal punto di vista della voglia. Ho avuto la sensazione che ci fosse una grande disponibilità reciproca. Gattuso ha riportato serenità, un po' di fiducia e un pizzico di allegria. Si è rivisto spirito di sacrificio ed entusiasmo nella squadra: tutti segnali positivi". Secondo Ventura, la differenza con la gestione Spalletti è netta: "Con lui in panchina si percepiva come i giocatori avessero la testa pesante, adesso invece ce l'hanno sgombra". Un pensiero anche sulla partita di questa sera, valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026: "Israele è un avversario delicato perché arrivano da un periodo difficile. Non si può sbagliare, altrimenti diventerebbe una salita dura da scalare".
L'ex commissario tecnico è poi tornato sulla mancata qualificazione al Mondiale 2018: "All'epoca si è parlato solo dell'allenatore e nel girone si poteva qualificare solo la prima e la più forte di tutte era la Spagna. È il sistema che deve creare i presupposti per tornare grandi: un tempo giocavamo la Coppa del Mondo per vincerla, ora parliamo di speranza di andare al Mondiale". Il futuro degli Azzurri passa anche dalla gestione dei giovani talenti, come quello di Pio Esposito, attaccante dell'Inter convocato per la prima volta dalla Nazionale maggiore. Su di lui Ventura ha dichiarato: "Sono contento che con una presenza in Serie A sia stato chiamato: da un lato c'è la speranza che vada bene, ma per fare tutto in fretta c'è il rischio di bruciarlo. Basti pensare a Camarda, considerato un astro nascente e che ora si affaccia a Lecce per trovare un minimo di spazio. Ripeto: è il sistema che deve mettere la Nazionale nelle condizioni di poter fare delle scelte di continuità".