Milan, Fassone: "Mister Li voleva Ronaldo, lo convinsi a lasciare perdere"

L'ex ad rossonero: "Incontrai Mendes nel luglio 2017, ma CR7 costava troppo. Non ho più contatti con Yonghong Li, la nostra gestione è stata ottima"

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Quattro mesi dopo aver lasciato il Milan in seguito all'addio di Yonghong Li e al passaggio del club nelle mani del fondo Elliott, Marco Fassone torna a parlare della sulla esperienza in rossonero e rivela diversi retroscena interessanti, a cominciare da Cristiano Ronaldo: "Mister Li voleva Ronaldo - racconta l'ex amministratore delegato rossonero al Sole 24 Ore -, perché riteneva che avesse una grande forza sul mercato cinese".

Fassone parla anche di un incontro con l'agente di CR7: "Il giocatore voleva andarsene da Madrid. Ci siamo visti nel luglio 2017 con il suo procuratore Mendes, per verificare i costi e la disponibilità del giocatore. Poi convinsi Mr Li a lasciare perdere il sogno, in quanto Ronaldo costava troppo".

SUI RAPPORTI CON YONGHONG LI
"Con lui non ho più contatti. Ogni tanto mi capita di sentire il suo braccio destro David Li. Ignoro da dove siano arrivati i soldi dell'operazione. Se fossero suoi o in prestito. Però nell'operazione con Fininvest erano coinvolti gli advisor più prestigiosi. Da Lazard e Rothschild e lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli. Perché dovevo dubitare?".

L'ADDIO DI YONGHONG LI
"In Cda si era deciso che, nel caso non fossero arrivati gli introiti cinesi, Mr Li avrebbe dovuto fare aumenti di capitale per complessivi 120 milioni. Mano a mano che passava il tempo, gli introiti cinesi non arrivavano. Mr Li aveva messo 88 milioni di aumento. Ne mancavano 32 per arrivare a 120, quindi li ha anticipati Elliott come da accordi. A quel punto Mr Li ha preferito andare in default. Ha sorpreso anche me questa decisione".

SUL SUO LAVORO AL MILAN
"Credo che il club sia stato guidato da un ottimo consiglio di amministrazione. Non c'ero solo io come amministratore delegato, ma anche, come consiglieri, l'avvocato Roberto Cappelli, Marco Patuano e Paolo Scaroni. Questi ultimi due sono presenti ancora nel nuovo Cda. Tutte le decisioni erano prese all'unanimità. Eravamo non amici, ma quasi. Sotto la mia gestione, rispetto al 2016-17, abbiamo fatto 20 milioni di ricavi in più e 50 milioni di margine in più. Il rosso di 126 milioni comprende 45 milioni di componenti straordinarie, spesate integralmente da Elliott, dovute per 22 milioni a svalutazioni di giocatori come Kalinic e Bacca. Per 17.5 milioni ad accantonamenti per me e altri 5 manager che sono usciti dal club. E per la parte restante per pagare i giocatori della seconda squadra, che è stata abbandonata, e per accantonare le risorse per un'eventuale multa dell'Uefa. Senza questi 45 milioni di svalutazioni e accantonamenti, io avrei chiuso il bilancio con una perdita di 81-82 milioni, che sarebbe stata migliore rispetto al business plan iniziale di 10 milioni. I costi sono aumentati per i salari dei giocatori acquistati e per le trasferte Uefa, che non c'erano l'anno prima. Ma gli altri costi generali sono diminuiti di 6 milioni. In ogni caso, il valore della rosa di oggi è molto superiore al valore della rosa di giugno 2016".

BUSINESS PLAN OTTIMISTICO
"Sicuramente erano troppo ottimistici i valori riportati nel piano relativi alle entrate del mercato cinese. Il presidente Yonghong Li era convinto di riuscire a centrare quei target. Poi, come si è visto, la Cina ha dato zero, ma siamo comunque riusciti a compensare con i ricavi da stadio e soprattutto plusvalenze: 35 milioni nella campagna estiva dello scorso anno, cedendo Niang al Torino e Lapadula al genoa. E poi ci sono stati appunto circa 6 milioni di minori costi generali. Alla fine, esclusa la Cina, il risultato è stato significativamente migliore del budget. Il risultato netto, approvato in Cda a giugno, era nettamente migliore".

LA BOCCIATURE DELL'UEFA
"Il Tas ha poi smentito le tesi Uefa. Ha definito le previsioni del business plan accurate e raggiungibili e indicato che la gestione è stata corretta".

LA CAUSA CON IL MILAN
"Al Milan avevo la carica di a.d. e direttore generale. Le cifre non le voglio commentare, ma se avessi accettato quanto proposto dal Milan (pare circa 2 milioni di euro, ndr), sapendo che gli accordi erano altri, avrei dato l'impressione di essermene andato con qualcosa da nascondere. Deciderà il giudice a questo punto".

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