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Ibrahimovic  rassicura il Milan: "Infortunio non grave, solo una o due settimane di stop"

Lo svedese: "Mi manca la nazionale, ma deve essere il ct a chiamarmi"

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Dopo aver messo le mani per la 12.ma volta sul Pallone d'Oro svedese, Zlatan Ibrahimovic si è raccontato in una lunga intervista ad Aftonbladet, riaprendo le porte a un suo ritorno in nazionale e parlando del Milan. "La nazionale mi manca, ma la chiamata deve arrivare dal ct  - ha spiegato Zlatan -. Perché se pensa che io sia una distrazione, allora non mi interessa. Se crede invece che io possa contribuire, allora ci penserò". Poi sul suo ritorno in rossonero: "Il Milan aveva bisogno di me".

Getty Images

Presente e futuro, Milan e nazionale.  Ibra ha sempre le idee chiare. "Voglio essere nella Friends Arena, voglio vedere il Muro Giallo pieno quando entro in campo con la maglia gialla - ha spiegato -. Mi manca? Ovviamente: se a qualcuno non manca tutto ciò, vuol dire che ha chiuso la sua carriera. E io non ho ancora finito". "Mi sento vivo, so che posso giocare e fare quello di cui sono capace - ha continuato l'attaccante rossonero -. Poi i risultati parlano da soli ed è un onore vincere di nuovo questo premio, ma senza il duro lavoro non si ottiene nulla". 

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"Alla mia età poi serve mentalità, oltre al talento. Ma è tutto nella testa: se vuoi, puoi - ha raccontato Ibra -. Mi sento bene, divento migliore e più completo ogni giorno che passa. Sono diverso da quello che ero dieci e cinque anni fa, penso di avere l'intelligenza di adattare il corpo a quello che posso fare ora". "La gente dice che non corro molto, ma io scelgo il miglior modo per correre e aiutare la squadra - ha aggiunto -. Merito anche dell'allenatore: mi mette a uomo in difesa e mi lascia libero davanti, così capisco come posso essere più utile". "Se potessi correre 90 minuti senza sosta lo farei, ma non posso. Sono onesto con me stesso, ho bisogno di più tempo per recuperare dopo uno scatto, ma scelgo quando farlo e decido io quando devo sacrificarmi - ha continuato -. Devo adattarmi ed essere più intelligente". 

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"Quello che ripeto tutto il tempo è che mi alleno molto duramente - ha aggiunto Zlatan parlando dei segreti dietro alla sua longevità -. Mi preparo molto, molto bene. Nel mio programma atletico sono molto professionale. Dedico tutto il tempo possibile alla forma fisica ed è merito soprattutto della mia testa". "Poi ho riposto un'altissima pressione su me stesso: la mia squadra è una delle più giovani d'Europa e non voglio essere paragonato a chi ha quell'età, ma nemmeno avere vantaggi perché sono più vecchio", ha continuato.

Poi qualche battuta sulla scelta di tornare in rossonero. "Mihajlović si era ammalato. Parlammo e mi chiese di andare a Bologna e gli risposi che lo avrei fatto gratis - ha spiegato Zlatan -. Poi però vidi il Milan perdere a Bergamo, una sconfitta vergognosa. Abbiamo cominciato a sentirci e ho iniziato ad avvertire l'adrenalina". "Mi sono chiesto dove sarei stato più utile, la risposta di Mino è stata 'al Milan. Solo tu puoi far tornare il Milan quello di tanti anni fa'". "Nella mia testa avevo una visione: era una situazione difficile ma non impossibile, una sfida sicuramente complicata - ha proseguito Ibra -. Dicevano che avevo 39 anni e che tutti quelli che erano tornati in rossonero avevano fallito. Io risposi che ce l'avrei fatta perché non ho mai perso la mia passione". "I primi sei mesi sono stati difficili: non sapevamo se sarebbe rimasto l'allenatore, non sapevo se sarei rimasto io - ha raccontato l'attaccante svedese -. Il club voleva cambiare filosofia e linee guida, la squadra era stata condannata prima di avere la possibilità di continuare a ottenere i risultati. Ma è così che abbiamo cominciato la scalata e oggi siamo più forti". "L'infortunio muscolare? Non è niente di grave. Solo una o due settimane", ha aggiunto. 

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Più forte anche del Covid, con cui Ibra ha dovuto comunque fare i conti. "Non è stato grave, solo un paio di settimane - ha spiegato -. Dopo tre giorni avevo mal di testa, ma non ho capito se era dovuto all'essere intrappolato, ripetevo le stesse cose tutto il tempo. Poi ho iniziato ad avere mal di schiena quando dormivo: mi svegliavo alle tre del mattino, dovevo prendere delle pillole e dopo dieci minuti i dolori erano scomparsi". "Al quinto giorno non sentivo più i sapori, né del cibo, né del caffè - ha proseguito Zlatan -. Ho cominciato ad allenarmi solo dopo una settimana: prima non ci riuscivo, nonostante avessi un piano per allenarmi in casa come chiunque risulti positivo". "Mi stancavo subito, ma era voluto perché volevo far funzionare il cuore e aumentare il battito cardiaco - ha concluso l'attaccante rossonero -. Non ho avuto altri sintomi. Cosa fare? Dobbiamo continuare a vivere, sapendo che il coronavirus fa parte delle nostre vite, come l'influenza".

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