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VERSO IL TITOLO

Lo scudetto più difficile è a un passo. Ma per la Champions ci vuol altro...

La Juventus sta per vincere il nono titolo di fila. Per tanti è solo un campionato in più da mettere in bacheca ma non mancano i dati positivi, anche se l'obiettivo più importante sembra un miraggio

21 Lug 2020 - 10:56
Sarri all'arrabbiata

Sarri all'arrabbiata

E così, dopo tanti discorsi su una panchina traballante, uno spogliatoio che non vuole più l'allenatore, una dirigenza stanca e 2 punti in 3 partite, la Juventus torna a vincere ed è a un passo dal titolo nazionale. Solitamente basterebbe questo per chiudere tutte le discussioni e trasformare le polemiche in elogi senza fine. Questa volta non accadrà. Il motivo è semplice: Sarri avrebbe dovuto vincere tutte le partite esaltando i tifosi bianconeri con un gioco scintillante. Visto che non è accaduto, l'ex allenatore del Napoli si è limitato a fare il suo dovere. 

Il nono scudetto di fila è il più complicato della lista. Più del primo, datato 2012, vinto dopo anni di astinenza e un testa a testa con il Milan, o di quello del 2018, strappato sul filo di lana proprio al Napoli dell'attuale allenatore. E' il più complicato perché Sarri si è ritrovato a dover insegnare il suo calcio a un gruppo refrattario alle novità e poco adatto alle sue particolari idee tattiche. Se resterà, come sembra, avrà pochi punti fermi da cui ripartire. La squadra, le volte in cui ci riesce, sa dominare la partita con il possesso palla, facendola girare ad alta velocità, ha trovato il modo di supportare la coppia d'oro Dybala-Cr7 (togliendogli troppe incombenze in fase difensiva visto che la squadra si dispone con il 4-4-2), quando pressa sa restare compatta ed è in grado di recuperare la palla in pochi secondi con la riaggressione.

Purtroppo per Sarri, però, i limiti sono superiori. La Juve, quando non pressa, è una delle squadre peggiori nel difendersi posizionalmente. Gli avversari riescono ad arrivare con facilità sulla trequarti bianconera e sui cambi di gioco hanno metri di campo a disposizione, visto che la lentezza nelle scalate orizzontali è uno dei punti deboli di questa Juve. Il possesso palla, anche quando è fluido, non dà l'impressione di essere incisivo. La squadra si ritrova spesso con tanti giocatori sulla trequarti e nessuno in area di rigore. Sarà perché manca una punta pura quando non gioca Higuain. Ma l'aspetto più preoccupante è la mancanza di continuità e i troppi frequenti blackout che trasformano un gruppo ricco di individualità in una squadra normale. Per la Champions, insomma, ci vuol altro. 

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