I nerazzurri non conquistavano 19 punti in 7 gare dalla stagione 2002/2003, ma i problemi non mancano a Spalletti. E dopo la pausa ci sono Milan e Napoli...
Sei vittorie e un pareggio nelle prime sette di campionato. Un inizio di stagione positivo, convincente, prepotente. Un avvio per molti versi sorprendente quello dell'Inter, che non cominciava con questi numeri dalla stagione 2002/2003. Spalletti intanto gongola per il secondo posto (a pari punti con la Juve) a due lunghezze dal Napoli, poi dopo la pausa avrà subito due crash test che chiariranno molte idee: derby con il Milan e trasferta a Napoli.
Un inizio del genere, dicevamo, all'Inter non capitava da 15 anni. Era l'annata successiva al 5 maggio, quella dopo l'addio di Ronaldo e la conferma di Cuper. Una stagione che si concluse con un secondo posto in classifica e una semifinale di Champions League persa (con due pareggi) contro il Milan. Ora l'obiettivo dei nerazzurri è proprio quello di tornare nell'Europa che più conta e 19 punti nelle prime sette partite sono decisamente un ottimo biglietto da visita per Spalletti, chiamato a ricostruire gioco e mentalità di una squadra e un club che negli ultimi anni hanno avuto ben poco da gioire.
I risultati al momento sorridono all'Inter, che però non deve commettere l'errore di accontentarsi e crogiolarsi di fronte a una classifica che, al momento, nasconde i limiti di una squadra ancora in rodaggio. I numeri (3 gol presi) dicono che i nerazzurri sono la miglior difesa del campionato, ma anche a Benevento la squadra ha sofferto in diverse occasioni e rischiato più volte di subire il pareggio. E oltre alla fase difensiva, c'è anche da correggere qualcosa in mezzo al campo dove la palla gira ancora troppo lentamente e in maniera decisamente prevedibile. Borja Valero e Vecino al momento sembrano le prime scelte di Spalletti, ma il contributo di Gagliardini potrebbe tornare assai utile e la sensazione è che ogni gerarchia - in quella zona del campo - possa ancora cambiare in un attimo.
Anche l'attacco (14 reti fatte, 11 in meno del Napoli e 6 in meno della Juve) non ha certamente espresso il proprio massimo potenziale. Il trio Candreva-Icardi-Perisic non si tocca, ma movimenti e idee possono e devono sicuramente essere riviste per evitare di farsi disinnescare con troppa facilità. E poi c'è da dare qualche certezza al fondamentale ruolo del trequartista, affidato a Brozovic nelle ultime due gare dopo aver testato Joao Mario. Il croato è tecnico e dinamico come piace a Spalletti, ma è ancora troppo discontinuo: per confermarsi nei piani alti, serve il meglio ogni weekend.