Inter, amarcord Triplete: Moratti "Finora nessuno è riuscito a imitarci..."

Standing ovation per Zanetti, Milito e per l'ex patron che hanno rivissuto le emozioni dell'impresa al Festival dello Sport di Trento

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Una stagione da ricordare e celebrare, anche a diversi anni di distanza. È quella dell'Inter del Triplete 2010, al momento l'unica squadra italiana capace di questa impresa, raccontata con immagini, aneddoti, applausi e risate al Festival dello Sport di Trento. Nel Teatro Sociale del capoluogo trentino erano presenti i leader tecnici e carismatici: capitan Javier Zanetti, Julio Cesar, Maicon, Diego Milito, Marco Materazzi e soprattutto Marco Tronchetti Provera e Massimo Moratti, che in un'estate han rivoluzionato una rosa già vincente rendendola straordinaria.

Tutto cominciò con la cessione di Zlatan Ibrahimovic al Barcellona e lo scambio con Samuel Eto'o: "C'era stata una cena un mese prima con il presidente del Barça e mi aveva chiesto di Ibra. Mi diceva delle cifre e io rispondevo 'Moltiplica per quattro e comunque non te lo venderò'. Poi a casa mia ha moltiplicato per tre e allora si è fatto l'affare. Ma avevo un altro centravanti che mi faceva stare tranquillo, cioè Milito. E dentro l'operazione Ibra c'era anche Eto'o, che non era male". Le parole pronunciato sul palco dell'evento organizzato dalla Gazzetta dello Sport sono di Massimo Moratti, accolto con una standing ovation e il coro "Un presidente, c'è solo un presidente!" dal pubblico dell'Auditorium. "Se temo che la Juve possa ripetere il Triplete? Normale che un record è fatto per essere battuto o eguagliato. Può succedere, ma non è ancora successo...".

Altri grandi applausi e ovazioni per capitan Zanetti, che con un gran sorriso ha ricordato l'escalation dei colpi di mercato non solo dal punto di vista tecnico: "Dopo la partenza di Ibra sono arrivati Eto'o, Sneijder, Motta, Milito e questo ci ha detto permesso di arrivare fino in fondo a tutte le competizioni. Si era formato prima di tutto un gruppo di grandi uomini, e poi di grandi calciatori". Tra loro, non più titolare ma fondamentale nello spogliatoio, Marco Materazzi, che ha parlato della prima grande manifestazione di potenza nerazzurra, il 4-0 nel derby contro il Milan, quello delle "ciabatte" di Seedorf e l'espulsione di Gattuso: "Cosa mi disse Rino? A me nulla, disse sicuramente qualcosa a Clarence che non era pronto a entrare. Lui per me è come un fratello, gli voglio bene ma spero di batterlo sempre, da calciatore e da tifoso". Mentre Julio Cesar si è soffermato sull'esordio di Sneijder proprio in quella partita: "Giocò subito titolare, a due giorni dal suo arrivo. Ma Wesley era uno che sapeva leggere la partita, andava sempre forte, era il suo segreto".

Poi le immagini delle partite cruciali della stagione, come la rimonta incredibile a Kiev con la Dinamo di Andriy Shevchenko, merito di José Mourinho: "Credo che ci fosse uno spirito di squadra che andava oltre il risultato. C'erano determinazione e sicurezza. José convinceva tutti di avere capito il gioco degli avversari e i nostri entravano in campo con la sicurezza di conoscere l'avversario e poterlo battere".
Dello Special One resta un simbolo la scena delle manette a San Siro in Inter-Sampdoria con i nerazzurri rimasti in 9 dopo le due espulsioni comminate dal signor Tagliavento a Walter Samuel e Ivan Cordoba: "Quel gesto esprime la capacità di dire quello che volevamo dire tutti noi. In quel modo divenne un eroe", ha detto sorridendo Marco Tronchetti Provera. E se Zanetti ha definito la vittoria sul Chelsea in casa "la partita della consapevolezza", il 2-0 sulla Juventus è stata una dimostrazione di superiorità, evidente per il gesto tecnico di Maicon: "È stato un bellissimo gol, come dice Diego serviva fare qualcosa di diverso. Dovevamo fare gol perché la partita stava finendo ed era importante vincere", ha ricordato il brasiliano.

Poi l'altro 5 maggio a Roma, il 16 a Siena con "Rosi che voleva rovinarci la festa" e l'apoteosi a Madrid. A parlare è l'eroe indiscusso di quel 22 maggio, Diego Milito: "Se rivedo questi gol, le emozioni sono le stesse di otto anni fa. Sarà sempre così, ci sono momenti che rimangono per tutta la vita", ha detto il Principe con gli occhi lucidi dopo averli rivisti. E chiude Alessandro Antonello, attuale amministratore delegato: "Raccogliamo il testimone di questa Inter, abbiamo il dovere di riportare un trofeo a casa. Stiamo lavorando duramente, tutta la società lavora con passione e c'è voglia di restituire ai tifosi un po' di gioia; noi interisti abbiamo bisogno di rivivere queste emozioni".

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