Uno è in testa alla Ligue 1, l'altro al campionato portoghese e il terzo è campione del mondo per club in carica
di Andrea CocchiSono giovani, vincenti ed emigranti. De Zerbi, Farioli e Maresca stanno portando il made in Italy sulle vette più alte d'Europa. In un caso anche del mondo. Il primo ha battuto l'ingiocabile Psg e portato il Marsiglia in vetta alla Ligue 1. Il secondo sta comandando con il Porto il campionato portoghese, il terzo è nelle zone alte del più importante campionato del pianeta e ha conquistato a luglio il primo allargato Mondiale per club. Non c'è dubbio che siano tra i più interessanti interpreti della nouvelle vague pallonara. Eppure non allenano in Italia. Scelta loro o scelta delle società di Serie A?
Difficile dare una risposta. E' chiaro che se una grande del nostro calcio dovesse contattarli sarebbe un altro discorso. Forse è successo, forse no. Resta il fatto che De Zerbi, nella sua esperienza in A, ha guidato solo il Sassuolo, Farioli non ha mai allenato in prima persona una squadra italiana di qualsiasi categoria, mentre Maresca ha avuto solo una fugace esperienza al Parma in Serie B. Considerando quanto sono riusciti a fare in seguito, possiamo dire che magari da noi non c'è una grande lungimiranza nel valutare i tecnici. Oppure bisogna considerare un altro aspetto. Qui c'è una grande attenzione alla fase difensiva e chiunque tenti strade diverse non è visto benissimo. Poi si tende a non avere grande pazienza. Bastano pochi risultati negativi e si è già in discussione. A tifosi, stampa e dirigenza poco importa che ci voglia tempo per insegnare una filosofia particolare di gioco.
Poi però si vanno a prendere giovani allenatori dall'estero. Fabregas è un caso a parte, visto che è arrivato come giocatore e poi si è imposto come guida tecnica di un Como che ha puntato su di lui. Il caso di Cuesta al Parma, però, è particolare. Chiamato da Cherubini, che aveva avuto modo di apprezzarne il lavoro nello staff delle giovanili della Juventus, è stato scelto per guidare i gialloblù. Cresciuto alla scuola di Arteta all'Arsenal, Cuesta ha subito capito che se avesse optato per un'idea basata su possesso e iniziativa avrebbe avuto vita breve. Ecco perché il Parma gioca come se fosse una squadra guidata da qualsiasi allenatore italiano, anche di generazioni passate. Ma, onestamente, qualcuno se la sente di dargli torto?