Per l'ex presidente della Figc i bianconeri "hanno vinto sul campo" i due scudetti incriminati
La sentenza della Cassazione su Calciopoli ha riparato una vecchia ferita del pallone tricolore. E Franco Carraro, ex presidente della Figc, getta benzina sul fuoco. "La Juventus in quei due campionati aveva la squadra più forte e ha vinto sul campo e non a causa delle interferenze. Quello del '98 secondo me fu l’unico campionato veramente falsato a favore della Juventus, si ricorda il rigore su Ronaldo? Se c'era già Moggi? Sì", ha detto a la Repubblica.
"Tornando a Calciopoli, ci sono stati dei comportamenti della società che hanno compromesso quel risultato. Alla fine, tra l’altro, la sentenza nei confronti della Juventus è il frutto di un patteggiamento. Per questo ritengo inopportuno che la Juventus chieda ora risarcimenti: patteggiare una pena e poi chiedere i danni è il comportamento schizofrenico di uno che voglia avere la moglie ubriaca e la botte piena", ha aggiunto.
Sui rapporti con Moggi: "Moggi dice che la Cupola ero io e cita anche intercettazioni? Qui ci tengo a essere chiaro. La mia chiamata per Lazio-Brescia va letta insieme a un’altra telefonata in cui esplicitamente affermavo: se il Brescia è più forte, che vinca. Erano giorni in cui sui giornali si parlava dei danni subiti dalla Lazio e volevo difendere la Federazione dai sospetti... Lo stesso per Inter-Juve. La mia chiamata era solo il gesto di un presidente federale che sa benissimo che, in quel momento, non si può permettere una partita in cui vengano fatti favori alla Juve".
Ma la "Cupola" c'era o non c'era? " Le sentenze dicono di sì e noi dobbiamo stare alle sentenze. Ovviamente anche quando dichiarano prescritto un reato. Bisognerebbe tutti avere l’intelligenza di metterci una pietra sopra".
Ancora su Moggi: "Io continuo a pensare che lui sia stato un bravo manager. Poi, per carità, ha fatto i suoi errori. Quali? C’è una splendida intervista che Moggi fece proprio a Repubblica se non sbaglio nell’autunno del 2007. In quell’intervista c’era un focolaio, rapidamente soffocato, di autocritica. E secondo me era un’autocritica azzeccata. Disse che se doveva rimproverarsi qualcosa quel qualcosa era di essersi compiaciuto troppo di apparire “ultrapotente”, o qualcosa del genere. Io sono d’accordo. Penso che di errori ne abbia fatti anche altri, errori e veri e propri pasticci. Ma questo forse è stato quello che gli è costato più caro di tutti. Si è compiaciuto troppo del proprio potere, gli piaceva essere riconosciuto come Lucky Luciano; quando andava in giro per Torino e Roma usava la sirena sulla macchina. Di solito le persone che sono costrette a farlo, un po’ si vergognano. A lui invece piaceva".