L’ex coach dell’Aquila: “Non ho digerito alcune osservazioni del ds Gaddo. NBA un sogno, mi piacerebbe lavorare come assistente in un club di Eurolega”
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Non poteva essere un saluto banale, quello tra Paolo Galbiati e la Dolomiti Energia Trentino. Troppi interrogativi sul perché annunciare la separazione con così tanto anticipo, per di più nell'annata della conquista della storica Coppa Italia del club bianconero. Se fino a oggi la "versione dei fatti" pronunciata pubblicamente si era limitata alla comunicazione della società prima della partita con Reggio Emilia, è stato lo stesso coach a parlare a Il T Quotidiano, cercando di contestualizzare le vicende e le motivazioni che hanno caratterizzato gli ultimi mesi in casa Aquila.
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Il coltello dalla parte del manico, anche in questo caso, l'ha avuto il 41enne di Vimercate: "Per dare il meglio di quanto è nelle mie corde devo sentirmi al 200% dentro un percorso, rendermi conto che la mia visione e quella della società vanno nella stessa direzione. Il che non significa che sarebbero dovuto essere identiche ma neppure troppo diverse: in ogni caso, la responsabilità maggiore per quanto è accaduto è del sottoscritto. Avrei dovuto affrontare di petto la situazione prima e non tenermi tutto dentro sino a non riuscire più gestirla".
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Oltre all'assunzione di colpe, però, Galbiati riconosce anche il casus belli delle divergenze di vedute con la dirigenza trentina: "Diciamo che dopo la partita giocata e persa a Brescia (11 gennaio) mi sono reso conto che non c'erano più margini. Perdemmo 83-77, ma non fu tanto quello: il problema furono le osservazioni da parte del ds (Gaddo), che ho faticato a digerire. Anzi, diciamo che non le ho proprio digerite. Non mi interessa entrare troppo nei dettagli - le parole del Direttore Sportivo non sono state rilasciate in commenti a mezzo stampa, nda - però mi conosco e so che in determinati contesti non riesco a lavorare con la giusta carica. Ho scelto lì di prendere una decisione che non è stata assolutamente semplice: il club però si meritava chiarezza immediata, in modo che poi avesse tempo per operare sul mercato con calma".
Al momento dell'annuncio, si è pensato che Paolo Galbiati potesse "permettersi" di terminare anzitempo il rapporto con Trento (contratto firmato sino al 2027) perché ne avesse già garantito uno con un'altra società, magari con maggiore possibilità di investimento: "No, nella maniera più assoluta. Mi rendo conto che per qualcuno potrò sembrare un pazzo ma la scelta che ho fatto è totalmente slegata da fattori diversi rispetto a quelli che ho appena descritto. Dopo che è uscita la notizia ho avuto qualche abboccamento ma niente che mi possa davvero interessare".
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Un Paolo Galbiati uccel di bosco, quindi, ancora con lo sguardo aperto agli orizzonti più disparati: "Il mio sogno sarebbe un'esperienza Oltreoceano ma temo rimarrà tale, la NBA è un mondo piuttosto chiuso. Comunque metto l'estero al primo posto, ricoprire il ruolo di assistente in una realtà di EuroLeague lo considererei uno step importante. Lo Zalgiris di Andrea Trinchieri o l'Efes di Luca Banchi? Gran belle realtà, non ci sono dubbi".
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