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TENNIS

Sinner: "Convincere Cahill la sfida più grande, mi vedo con lui un altro anno"

Il numero 1 al mondo a Sky Sport: "Finals speciali, il torneo più importante. Dopo il Roland Garros non ho dormito per tre notti"

di Redazione
05 Nov 2025 - 18:43

Jannik Sinner, a poche giorni dal via delle Atp Finals a Torino, non ha perso la speranza di far cambiare idea al suo coach Darren Cahill, che mesi fa ha annunciato il suo ritiro a fine del 2025. "Mi vedo insieme a Cahill ancora un anno. Questa sarà la sfida più grande di quest'anno! Ancora dobbiamo parlare, perché la stagione non è finita: c'è un torneo importante qua a Torino, sappiamo cosa c'è in palio. Però dopo ovviamente ci dobbiamo sedere e confrontarci - ha detto il n.1 del tennis mondiale, nell'intervista esclusiva a Sky andata in onda integralmente oggi - Lui ha compiuto 60 anni quest'anno, è stato nel tennis da giocatore, poi è entrato come allenatore, quindi è in questo mondo da 40, 45 anni: capisco anche lui. Io mi vedo insieme a Cahill ancora per un altro anno, perché è una persona che va forse anche oltre il concetto di allenatore: è un po' come il padre che unisce tutto il team, soprattutto quando le cose non vanno benissimo. È stato fondamentale finora per la mia crescita, per quello che sono. È stato fondamentale anche per Simone Vagnozzi, perché mi ha preso quando ero tra i primi dieci e anche lì dalla parte dell'allenatore c'è tanta pressione. Speriamo di convincerlo"

Sinner è tornato anche sull'incredibile sconfitta a Parigi contro Alcaraz quando non è riuscito a sfruttare tre match-point. "Al Roland Garros si può dire che eravamo molto vicini, a tre match point! Quando le cose si complicano, c'è qualcosa dentro di me che mi fa capire che c'è ancora un tantissimo da lavorare. E dopo quella finale, mi ricordo che i primi due, tre giorni era un disastro, perché non riuscivo nemmeno a dormire. Non avevo energia durante il giorno, ero distrutto"

Le Finals sono ormai alle porte e Jannik non vede l'ora di scendere in campo per difendere il titolo conquistato nel 2024. "Darò tutto, queste Finals sono speciali. A questo punto, lo ritengo il torneo più importante dell'anno. Sarà molto speciale a prescindere da quello che succederà. "La prepariamo nel migliore dei modi: darò tutte le mie energie fisiche e mentali. È probabilmente arrivato il momento di dire che è il torneo più importante di quest'anno, anche se ho fatto tante cose. Mi voglio divertire, giocare davanti al pubblico italiano che anche a Roma mi ha sempre dato molto affetto. A Torino è comunque diverso: ci sono gli otto giocatori migliori al mondo, inizi quindi subito forte. Lo spettacolo sarà molto alto, teso".

Sinner fa il tifo per il connazionale Lorenzo Musetti che si sta giocando l'ultimo posto disponibile con il canadese Felix Auger-Aliassime. "Speriamo di essere in due singolaristi italiani e in un bello spettacolo. Facciamo tutti il tifo per Lorenzo, ci sarebbe tanta Italia, in Italia. Io sono cresciuto qui, ho sempre dedicato le mie vittorie all'Italia, ma non sarei il giocatore che sono senza tutti i sostegni che ottengo tutti i giorni da tutte le parti del mondo. Per esempio, a New York ci sono tantissimi italiani che mi sostengono, ma ho il sostegno anche quando vado in Australia: ci sono tanti posti che mi fanno sentire amato e, ripeto, orgoglioso di essere italiano".

Nella lunga chiacchierata, Sinner ha parlato anche delle critiche ricevute per la sua scelta sulla Davis e sulla sua 'italianità': "Le critiche ci sono e ci saranno sempre. Perché se vinci, potevi farlo diversamente; se perdi, hai perso; se non giochi un torneo, non va bene. A prescindere da come fai, sbagli. Io - ha concluso - penso che le critiche a volte servano, fanno parte del mondo in cui viviamo. Ma la cosa più importante sono le persone che hai intorno: è una banalità, ma è questa la soluzione e io ho sempre avuto intorno a me persone che mi volevano bene. Mi basta questo per stare tranquillo. Poi, il tennis è talmente individuale... Sei da solo in campo e devi fare anche delle scelte da solo. È sempre stato così e sarà sempre così. Io dico che senza il mio team non sarei mai il giocatore che sono, ed è un lavoro di squadra, ma poi ognuno fa le proprie scelte. Non ho voglia di perdere il tempo di rispondere con le parole, preferisco andare in campo e giocare a tennis perché è quello che amo".

L'emozione per la prima vittoria al mitico torneo di Wimbledon. "Alzare questo titolo a me ha cambiato un po', perché Wimbledon è sempre stato e rimarrà sempre il torneo del tennis, secondo me. Sono contento di portare questo trofeo anche in Italia, perché l'Italia è un paese che a me dà veramente tanto, come è stata anche la Coppa Davis, che abbiamo vinto due volte di fila. Ecco, ci sono alcuni tornei che fanno bene a essere di nuovo in Italia e sono molto contento di dare il mio contributo".