Retroscena rottura Alcaraz-Ferrero: lite sul rinnovo del contratto e divergenze sullo stile di vita
di Stefano FioreDovevano partire insieme per Seul il 10 gennaio per l'esibizione con Sinner, per poi volare a Melbourne alla caccia dell'Australian Open. Invece, Carlos Alcaraz il volo per Melbourne lo prenderà con un nuovo angolo tecnico, perché il sodalizio con Juan Carlos Ferrero è finito a sorpresa proprio quando sembrava indissolubile. L'ufficialità dell'addio, arrivata ieri come un fulmine a ciel sereno in piena off-season, nasconde in realtà una serie di fratture maturate lontano dai riflettori e deflagrate al momento di discutere il futuro.
La miccia che ha fatto esplodere la coppia d'oro del tennis spagnolo è stata accesa al tavolo delle trattative. Secondo quanto filtra dalla Spagna, il distacco si è consumato durante la rinegoziazione del contratto del tecnico per il 2026. Quello che doveva essere un rinnovo di contratto formale si è trasformato in uno scontro: un iniziale disaccordo economico e contrattuale, mai chiarito del tutto, ha scoperchiato un vaso di Pandora colmo di tensioni latenti. Al centro della disputa c'è la gestione della libertà del campione ventiduenne.
Come già emerso nella recente docu-serie, Alcaraz reclamava i suoi spazi: meno vincoli sulle vacanze (il fastidio per i giorni contingentati a Ibiza), la possibilità di allenarsi a casa sua a Murcia e non sempre nell'accademia di Ferrero a Villena. Una richiesta di autonomia che si scontrava con l'intransigenza quasi monastica del coach.
Ma dietro l'addio non ci sono solo contratti e stili di vita. C'è anche, e forse soprattutto, una motivazione tecnica che porta il nome del suo grande rivale: Jannik Sinner. Mentre l'azzurro manda segnali di lavoro ossessivo da Dubai per scalzarlo dal trono, Alcaraz ha probabilmente avvertito una pericolosa stagnazione tattica. Sebbene vincente e geniale, il suo tennis rischiava di non evolversi più sotto la guida dello stesso mentore che lo aveva preso a 15 anni. Carlos ha quindi compiuto una scelta coraggiosa "alla Sinner": così come l'altoatesino lasciò Piatti per affidarsi a Vagnozzi e Cahill e svoltare la carriera, lo spagnolo cerca ora nuove armi e nuove voci per restare in vetta.
Che la decisione sia stata unilaterale lo confermano i toni dei messaggi d'addio. Se Alcaraz ha parlato di "decisione presa insieme" in un post sofferto, la replica di Ferrero tradisce la sensazione di una scelta subita più che condivisa. "Chiudo con nostalgia ma anche con orgoglio. Vorrei aver potuto continuare", ha scritto l'ex tecnico del numero uno del mondo, lasciando intendere come, nonostante i sette anni di successi, l'ultima parola sia spettata al ragazzo che voleva diventare uomo, in campo e fuori.