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Jogging per le strade: ha senso continuare?

Meglio stare in casa per frenare il virus

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Siamo in guerra contro il virus o no? Ci sono disposizioni categoriche per affrontare l’emergenza o no? Questa la domanda delle domande. Perché non si è ancora capito. Paradossale, in questo senso, la vicenda dello jogging. Nei decreti legge, sfornati a raffica dal Governo per contenere il diffondersi del virus, si “ordina” alla popolazione di non uscire di casa ma si permettono attività sportive all’aperto (basta rispettare la distanza di un metro). Premesso che nessuno corre in braccio o in spalla all’altro, questo vuol dire che si può tranquillamente andare a correre. Ed ecco riempirsi parchi e zone verdi della città di masse di podisti più meno attrezzati. Soprattutto nelle giornate di sole, è tutto un correre per le vie quasi deserte delle città. Si tratta di comportamenti legittimi ma profondamente sbagliati. Primo perché danno l’impressione che la gente sia semplicemente in vacanza (forzata), poi perché mandano un messaggio di normalità assolutamente da evitare. Qui non c’è niente di normale e se qualche “passeggiata” è tollerabile per gli anziani, decine di migliaia di “atleti” in giro per le città a correre non aiuta certamente a frenare il virus. Tardivamente, come sempre in questa emergenza, si sta cercando di correre ai ripari. Molte città hanno chiuso i parchi (dove è possibile) per frenare questa deriva. Del resto è difficile immaginare che nelle città martirizzate dalle guerre, come Sarajevo o Aleppo, la gente se ne andasse in giro a correre sotto le bombe. Con un nemico invisibile, come questo virus, l’accortezza deve essere addirittura maggiore.

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