SPORT E AVVENTURA

Di corsa in salita, con il monociclo in discesa: l'inedita performance "alpina" di Marco Liprandi

One Man Show sulle Alpi: quindici chilometri di corsa in salita, altrettanti ... in precario equilibrio sul monociclo in discesa.

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Estate, tempo di movimento, di libertà, di ritorno all'azione, che ognuno interpreta secondo le proprie abitudini, magari mescolando attività multidisciplinari con modalità personalizzate e - a volte - assolutamente inedite. Proprio come nel caso di Marco Liprandi, studente universitario di ventuno anni di Frabosa Soprana, nel basso cuneese che, all'alba di questa estate, ha intrapreso e portato a termine una performance sportiva mai vista prima d'ora sulle Alpi.  

Marco prepara il suo zaino con estrema meticolosità, la stessa che per anni ha applicato allo sci da discesa, suo primo amore sportivo, che lo ha portato anche ad esser maestro di sci. Lo zaino in questione è un modello da scialpinismo, dotato quindi di una grossa asola portasci dove il "nostro" infila il canotto della sella del suo monociclo. Quindi, con robuste fascette da elettricista, fissa la ruota alle altre asole in alto, al fine di avere poi il suo adorato mezzo ben saldo sulla schiena.

Lunedì 22 giugno, una delle giornate più lunghe dell’anno. Con partenza alle sette del mattino da casa sua, a 890 metri sul livello del mare, mescolando corsa a camminata veloce, Marco Liprandi inizia il suo particolarissimo duathlon. In programma ha quindici chilometri di trailrunning (disciplina che negli ultimi anni si è insinuata tra sci, palestra e monociclo) fino alla cima del Monte Mondolè, elevazione delle Alpi Marittime che sfiora i 2400 metri sul livello del mare. Quindici chilometri e oltre 1500 metri di dislivello positivo, allungati su stradine sterrate e sentieri alpini, con gli ingombranti sedici chilogrammi del suo monociclo sulla schiena. Uno sforzo che evidenzia caratteristiche di forza e resistenza. Una corsa mista alla camminata tra pascoli verdi punteggiati da rododendri in fiore, con una vista mozzafiato sull’arco alpino. Tre pause programmate per riprendere fiato, riposare le spalle e integrare le energie spese, poi di nuovo al piccolo trotto fino alla cima dove una Madonnina bianca e un grosso crocefisso testimoniano l’avvenuta ascesa e il cambio d’abito.

Una volta ripreso il fiato, Marco sfila il suo attrezzo a monoruota, grossa e tassellata come quelle delle mountain bike, ne controlla il freno a disco e ne regola la sella, calza le protezioni per schiena, gomiti e ginocchia e quindi, casco in testa, è pronto per la seconda frazione del suo duathlon: la discesa dal Mondolè in monociclo, una “prima” assoluta che Dino Bonelli fissa con gl scatti di questo servizio ed Enrico Cavallo riprende attraverso le immagini che, pochi giorni dopo, faranno il giro d'Italia sui notiziari delle reti Mediaset: TG5, Studio Aperto e TGCom24

Un colpo di pedale, a scarto fisso, a salire, un altro paio per riprendere confidenza con un equilibrio ben allenato nel corso degli anni. E poi giù per un sentiero che mescola la terra nuda e cruda ad una ghiaia irregolare, fatta di roccia frammentata. Scende dolce e fluido, ogni tanto incespica e cade, per poi rialzarsi subito. In un paio di passaggi particolarmente insidiosi - a dimostrazione che, nonostante la giovane età, lui sa usare la testa - Marco smonta dal mezzo e supera il tratto ostico con il mono … alla mano. Poi di nuovo sul sellino a pedalare e sbracciare. Un gesto tecnico figlio di una preparazione fisica puntigliosa che si protrae oramai da un decennio. Sentieri zigzaganti prima e strade sterrate poi, lungo gli stessi quindici chilometri percorsi in salita poche ore prima, riportano Marco a Frabosa Soprana dove ad attenderlo c’è un meritatissimo pranzo, degna conclusione do una performance fatta di quasi sette ore di attività fisica dove si sono mescolate forza, resistenza, equilibrio e destrezza. Bravo, Marco!

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