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Sessant’anni senza auto nuove: il paradosso di Cuba

Dal 1958, anno della rivoluzione, il tempo per le quattro ruote sull’isola sembra essersi fermato: embargo, carenze e ingegno hanno trasformato il parco auto cubano in un caso unico al mondo

di Tommaso Marcoli
23 Dic 2025 - 08:19
 © Getty Images

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Prima della caduta di Fulgencio Batista, Cuba era uno dei mercati automobilistici più vivaci dei Caraibi, dominato dai costruttori statunitensi. Chevrolet, Ford, Cadillac e Buick affollavano le strade dell’Avana, spesso con modelli arrivati sull’isola prima ancora che negli Stati Uniti. La rivoluzione del 1959 e il successivo embargo cambiarono tutto: l’importazione di auto e ricambi si fermò quasi del tutto, costringendo i cubani a mantenere in vita il parco circolante con soluzioni di fortuna e una creatività tecnica fuori dal comune.

A Cuba non si vendono auto nuove da 67 anni

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Sempre le stesse
Da oltre sessant’anni, l’ingegno supplisce alla mancanza di risorse. Motori V8 sostituiti con propulsori più piccoli, carrozzerie ricostruite a mano, pezzi adattati da un modello all’altro. Così sono nati gli iconici almendrones, simbolo di un’epoca sospesa. Accanto a loro circolano Lada e Moskvich degli anni Settanta e pochi modelli europei più recenti, resi accessibili solo a una ristretta élite dopo la liberalizzazione parziale del 2014. Il risultato è un mercato dell’usato anomalo, con auto vetuste valutate cifre impensabili altrove.
Niente più corse
Questa immobilità ha avuto effetti anche sul motorsport. Negli anni Cinquanta Cuba ospitava gare di rilievo internazionale, culminate nel Gran Premio dell’Avana sul Malecón, vinto nel 1957 da Juan Manuel Fangio. L’edizione successiva, segnata dal sequestro del pilota argentino e da un grave incidente mortale, fu l’ultima, perché la rivoluzione spense definitivamente le competizioni motoristiche sull’isola.
Un'attrazione turistica
Oggi, ciò che rappresenta una difficoltà quotidiana per i cubani è diventato un’attrazione per appassionati e turisti. Le strade dell’Avana sono un museo a cielo aperto dell’automobile americana ed europea del Novecento, testimonianza concreta di come la storia politica ed economica possa fermare – letteralmente – l’evoluzione dell’auto.