L'INTERVISTA

Stankovic: “Mihajlovic come un padre, Mourinho un fratello”

"Sinisa era il mio riferimento in qualsiasi situazione, con José abbiamo cambiato la storia dell'Inter"

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Stankovic: “Mihajlovic come un padre, Mourinho un fratello” - foto 1
© Getty Images

Dejan Stankovic ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport parlando a 360° di passato e presente. A partire dal rapporto speciale con Mihajlovic e Mourinho. "Sinisa non può essere imitato, uno così non è replicabile. Così autentico. Compagno, amico, era il mio riferimento in qualsiasi situazione. Ostinato anche - ha spiegato il tecnico della Samp -. Quando si metteva in testa una cosa, giusta o sbagliata che fosse, tirava dritto". "Era diretto, positivo. E, dopo un errore, aveva una straordinaria capacità di recupero. Verso gli altri e anche verso se stesso - ha aggiunto -. Mi manca, manca nel mio mondo, era la vita, anche se non posso paragonare il mio dolore a quello di Arianna e dei bambini". "Mi ha preso che avevo diciannove anni, non sapevo nulla della vita - ha continuato Dejan -. Se oggi sono questo, un uomo risolto, lo devo a lui". 

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"Gli ho sempre camminato di fianco - ha proseguito Stankovic parlando ancora di Mihajlovic -. Nazionale, Lazio, Inter. I primi 19 anni senza di lui, i 25 successivi con lui". "Gli chiedevo consigli su tutto, anche sulla vita privata - ha aggiunto -. Era molto protettivo e in meno di un secondo arrivava dritto al punto". Una sorta di secondo padre, insomma. "Si lamentava, si incazzava, andava allo scontro con compagni, allenatore, presidente, ma poi sapeva sempre come farsi perdonare - ha continuato Dejan -. Dopo una caduta, si rialzava immediatamente e ripartiva. Per me era papà". 

Diverso, ma ugualmente importante, invece il rapporto con Mourinho. Più simile, nonostante la differenza di età, a quello con un fratello. "Stimo molto José. Arrivò all'Inter che avevo già 30 anni e pensavo di aver dato tutto, anche nel privato. Invece riuscì a migliorarmi di quel 20,30 per cento che non sapevo di possedere". "Non ci siamo più persi di vista, lo sento ancora oggi, gli chiedo consigli, ci scambiamo pareri - ha aggiunto -. E' un uomo e un allenatore di un'intelligenza e capacità non comuni". "Mou allena tutti - ha proseguito -. Giocatori, dirigenti, staff, media, tifosi. Li allena, non li manipola. E' empatico e coinvolgente". "Proprio come Sinisa divide - ha aggiunto Stankovic -. Zero compromessi. Penso che qualcuno non abbia ancora percepito la grandezza di José o non la voglia accettare...". "Ha vinto tanto e continua a voler vincere - ha proseguito il tecnico blucerchiato -. Ci sono momenti in cui la sua squadra gioca bene, altri meno bene, ma alla fine arriva al risultato. José sa adattarsi perfettamente ai cambiamenti, riuscendo a mettere i giocatori nelle condizioni di rendere al massimo". 

Infine qualche considerazione sull'avventura alla Samp. "Prima di accettare conoscevo la situazione e ne avevo parlato anche con Sinisa - ha spiegato Stankovic -. 'Mettiti sotto e fai meno cazzate che puoi', mi aveva scritto...". "Sono sicuro che mi sarei pentito se non avessi accettato - ha aggiunto -. Anche se dovesse finire male, sarei rispettato. Alla Stella Rossa perdevo poco. Esiste una bilancia tra vittorie e sconfitte e quando riesci a ridurre la distanza tra i due piatti capisci di essere cresciuto". "So gestire la tensione e non la trasmetto ai ragazzi - ha proseguito -. Voglio aiutare la squadra, il mio compito è dare la carica e l'autocontrollo è necessario".  "La Lazio mi ha dato la prima grande opportunità, la più importante e sarò sempre riconoscente a Cragnotti - ha concluso -. Con l'Inter abbiamo cambiato la storia del club. Due tappe di una vita". 

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