Allegri chiude un mese terribile a un punto dalla capolista e senza sconfitte. E dopo la sosta si svuota l'infermeria
di Alessandro FranchettiPer essere con una manciata di superstiti da quasi un mese, Max Allegri si è già messo in tasca un paio di scalpi importanti ed è venuto fuori dalla prima tempesta a vele spiegate e con il vento che soffia in poppa. Il mini-ciclo che attendeva il suo Milan, dal Napoli fino alla Roma, avrebbe dovuto dare la prima, reale, misura delle ambizioni del Diavolo e, tutto sommato, ha un conto nettamente in positivo: tre vittorie, tutte in casa, con Napoli, Fiorentina e Roma (due delle quali sono o sono state in testa al campionato), due pareggi diversi ma importanti in trasferta a Torino contro la Juve e a Bergamo contro l'Atalanta, un solo passo falso, al Meazza, contro il Pisa, ripreso in rimonta in un finale per cuori forti. Il che, in soldoni, fa 12 punti dei 18 disponibili. Non proprio una cuccagna, ma qualcosa di molto simile.
Anche perché, e questo è il vero punto, il Milan ha perso progressivamente i suoi pezzi migliori e ha dovuto fare i conti con un'emergenza che sarebbe stata complicata con chiunque. Da Pulisic a Rabiot, passando per Loftus-Cheek, Estupinan, Tomori, Saelemaekers, Nkunku e Gimenez, sono stati più i giocatori assenti di quelli disponibili, una moria che ha ridotto i convocabili ai minimi termini e, di fatto, impedito ad Allegri di cambiare le partite in corsa. In questo senso, con un ottimo secondo posto in classifica a un solo punto dal Napoli capolista, si può dire che per il tecnico toscano incominci, per certi versi, una discesa che, dopo Parma e la sosta per le Nazionali, porterà all'ultimo, grande, esame autunnale: il derby contro l'Inter di Chivu.
Un derby che rappresenterà un primo punto d'arrivo, il momento giusto per tracciare una riga e capire di cosa si stia parlando. Se di un Milan buono per lottare per un posto in Champions o, al contrario, di una squadra in grado di giocarsi lo scudetto fin sotto al traguardo. Della questione, interrogato, ne ha parlato anche il presidente Scaroni: "È un Milan da scudetto? Questo non lo so, ma è un Milan da cardiopalmo". Per cuori forti, appunto, come già detto e come prevedibile per il futuro. Il gioco, in fondo, è sempre quello. Allegri ha squadre che sanno soffrire e vivono per sfruttare il momento propizio. Fosse per lui, andrebbe serenamente avanti a furia di 1-0, ma ora che l'emergenza è quasi alle spalle e i vari Rabiot (non sicuro) e Pulisic (praticamente certo) dovrebbero tornare a disposizione, ci sarà forse spazio anche per gare meno tirate, un po' più larghe nel punteggio, sicuramente più frizzanti. Nel frattempo parlano i risultati, e non erano affatto scontati. Perché battere Napoli e Roma non era semplice e pareggiare contro Juve e Atalanta nemmeno. Non ci fosse stata quella giornataccia contro il Pisa, poi, beh... questo Milan avrebbe già potuto guardare tutti dall'alto verso il basso. Ve lo sareste mai immaginato?