MILAN

Maldini: "Ibra tornerà a giocare e su CDK nessun dubbio. A Natale sicuro dello scudetto"

Il dt rossonero a 360°: "Gli ultimi tre anni sono stati bellissimi, un progetto che ha dato grandi soddisfazioni ai tifosi e al club"

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© Getty Images

Paolo Maldini ha parlato dal palco del "Festival dello Sport" di Trento organizzato dalla Gazzetta dello Sport ripercorrendo i momenti che hanno segnato la sua carriera in rossonero dentro e fuori dal campo. "Il primo scudetto da dirigente è importante e diverso dagli altri - ha spiegato -. La vittoria finale è il sigillo che ognuno sogna di poter mettere un giorno nel proprio percorso". "Il mio nome un vantaggio nelle trattative di mercato? È vero - ha aggiunto -. Ma è perché sono legato a questo club, non solo per la mia storia personale. Il Milan ha una storia che si presenta da sola, non va nemmeno raccontata e spiegata".

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"Il vantaggio quando si contattano dei calciatoti è proprio essere legato a questo club, che è stato grande negli anni 50-60, è stato grande alla fine degli anni 70, è stato grande con Berlusconi", ha proseguito Maldini parlando del peso del suo curriculum in rossonero per arrivare a determinati obiettivi di mercato. "Con Theo Hernandez andò così, anche se il primo acquisto reale fu Krunic - ha continuato -. Operazione che feci da solo". "Per Theo parlai prima con il Real Madrid e poi con lui, gli parlai quasi da padre a figlio - ha spiegato -. Ma con i miei calciatori mi piace rapportarmi così. Cerco di dare primo il supporto ai ragazzi e poi ai calciatori". "Quando un calciatore viene chiamato da questo club è più facile credere a quello che viene raccontato, che poi però devono essere vere: così ci si guadagna la fiducia", ha aggiunto.

Poi ancora qualche considerazione sulle emozioni relative alla conquista del primo scudetto da dirigente e sulla strada per arrivare al successo. "Quando sono arrivato nel 2018 dovevo ancora avere una visione generale di quello che deve essere un dirigente. Da allora ho fatto una discreta esperienza. Sono stati 3 anni bellissimi, un progetto che ha dato grandissime soddisfazioni al club e ai tifosi - ha raccontato -. Ricordo quando ho firmato per il Milan, i momenti di difficoltà: non mi sentivo né pronto né adeguato e Leonardo mi ha insegnato veramente tanto, di calcio e di vita". "A Reggio Emilia, la festa in piazza Duomo poi è stato un momento unico", ha proseguito. "Vincere lo scudetto è stato importante e molto diverso, non giocando non scarichi l'adrenalina che accumuli - ha aggiunto -. Hai tensione pre-gara ma non hai la possibilità di giocare. Osservi soltanto ed è un lavoro completamente differente". "La cosa bella dello Scudetto dell'anno scorso è che sono stati tutti protagonisti: Tatarusanu col rigore parato al derby, mio figlio Daniel con il gol allo Spezia - ha raccontato ancora Paolo -. Tutto il gruppo era coinvolto, anche grazie alla conduzione di mister Pioli che in questo è veramente fantastico". 

Una cavalcata che ha radici profonde secondo Maldini. "Io sono molto realista, ma sono un grande sognatore - ha raccontato -. Credo che sia alla base di tanti sportivi e tante squadre, sognare di arrivare al risultato massimo. È una cosa che ho imparato col tempo e che trasmette fiducia". "Non ero sicuro di poter vincere lo scudetto, ma ci credevo: so cosa vale la squadra. Questa cosa l'ho detta a Natale, non avevamo budget per il mercato: la Juventus ha preso Vlahovic, l'Inter Gosens, allora un piccolo budget è venuto fuori. Io ho detto: 'Non lo voglio, siamo forti così'. Da lì..."

Quanto al passato in rossonero da giocatore, Maldini ha tanti ricordi. "Il mio esordio al Milan? Lontanissimo, sono stati anni bellissimi. L'adolescenza è un'età fantastica, a 16 anni mi sono ritrovato a essere uomo in un ambiente pieno di uomini - ha raccontato -. So cosa ho sofferto, so le mie insicurezze, mi ricordo bene i sacrifici. Se avessi avuto qualcuno che mi avesse supportato un pochino di più sarei stato meglio. La volontà è quella di dare supporto ai miei calciatori". 

Poi, tornando al recente, qualche battuta sull'importanza di Giroud. "Giroud è un campione, punto e basta. Ha vinto un Mondiale, gioca in nazionale, è un professionista esemplare - ha spiegato Maldini -. La caratteristica principale di un campione è che è umile ed è un uomo squadra". "Un campione viene fuori quando c'è bisogno - ha aggiunto -. All'inizio è stato limitato da qualche infortunio, ma poi è venuto fuori. Ma è la storia di tanti giocatori che sapevano che l'occasione era quella. Internamente sapevamo che quella era l'occasione per arrivare ad un sogno, lo sentivamo, ci abbiamo creduto e i risultati sono arrivati". 

Risultati arrivati grazie anche al binomio Maldini-Massara. "Ho fatto un colloquio, mi è piaciuto tanto e siamo partiti. Ha la mia età. Un percorso diverso dal mio e una visione diversa, è fondamentale - ha spiegato Paolo -. È un grandissimo conoscitore di calcio, un grandissimo lavoratore. Condivide i principi fondamentali della vita, e siamo praticamente una coppia di fatto, viviamo in simbiosi gran parte della settimana".

Poi qualche battuta su Cardinale: "Gli ho raccontato la mia origine, la mia vita. Gerry è una persona che ha energia. Vuole fare, ascolta. Mi piace molto. L'idea che viene trasmessa è una sorta di continuità rispetto ad Elliott, hanno preso questo club che è stato risanato dal punto di vista economico e che adesso dovrebbe riuscire a risalire verso obiettivo un pochettino più grandi".

Quanto invece a De Ketelaere, Maldini non ha dubbi. "A questo punto del nostro cammino non dobbiamo prendere giocatori medi, ma di grandissima prospettiva: Charles è uno di questi. È un 2001, ha fatto vedere cose importanti in Champions - ha precisato -. C'è bisogno di tempo, so che il tifoso e i giornali non aspettano, ma noi dobbiamo aspettare". "Sappiamo quali sono le strade per portare a crescere i giovani. Sui giovani si fanno delle scommesse, non tutte si vincono ma su di lui abbiamo davvero pochissimi dubbi", ha aggiunto. 

Chiusura sulle condizioni di Ibra. "Anche lui sa che il recupero è difficile, ma quando io e Ricky siamo andati da lui per la proposta di rinnovo gli abbiamo detto che deve considerare al 100% un calciatore, con l'obiettivo di rientrare da protagonista per la seconda parte della stagione - ha spiegato il dt rossonero -. È partito con questa idea, vuole tornare". "L'anno scorso quando le poche volte non ha avuto male è stato uno Zlatan determinante. Si deve considerare un calciatore al 100% - ha proseguito -. Per il futuro non si deve preoccupare. Ha un po' quest'ansia del dover smettere, ma è normale. Col tempo capisci che è più una fatica continuare. Cosa farà nel futuro? Lui farà Zlatan".

 

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