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L'ANALISI

La Juventus si è rifatta il trucco per un gran debutto

Con due sole novità di formazione rispetto al passato la squadra di Allegri ha mostrato una nuova faccia, trascinata dalla voglia di rivincita di Chiesa e Vlahovic. E Magnanelli...

di Alberto Gasparri
21 Ago 2023 - 09:05

"Dobbiamo giocare così, questo è il calcio moderno". Poche parole, ma che racchiudono la sintesi di quella che potrebbe essere l'inedita linea guida di una Juventus partita con il piede giusto. Le ha pronunciate Chiesa dopo il convincente successo di Udine della "nuova vecchia" Signora. Perché alla Dacia Arena si è vista una squadra che i tifosi bianconeri aspettavano da tempo. Troppo tempo. Aggressività, pressing alto, giocate in velocità e quella rabbia agonistica andata affievolendosi con l'allontanarsi dai primi anni targati Antonio Conte

Eppure in panchina c'è ancora quel Max Allegri nel mirino della critica per un gioco considerato troppo attendista, anacronistico, quello delle vittorie di "corto muso" per intenderci. Eppure l'undici sceso in campo contro l'Udinese presentava solo due debuttanti rispetto a pochi mesi fa: Timothy Weah e Andrea Cambiaso. Ma è lo spirito a essere cambiato. Dopo aver preso tante mazzate, dentro e fuori dal rettangolo di gioco, la Juve sembra aver deciso di rialzare la testa e chiudere con il recente passato da zero trofei.

Affidandosi a due, Vlahovic e Chiesa, che, come Allegri, erano finiti nel vortice dei dubbi, buono solo per risucchiarli in un'estate calda anche dal punto di vista del mercato. Erano quelli grazie ai quali Giuntoli avrebbe dovuto e potuto fare cassa. Alle loro spalle si aggirava l'ombra di Lukaku (che in realtà ancora aleggia), eppure hanno dimostrato con i fatti di aver sposato il progetto juventino, nella buona e nella cattiva sorte. I tifosi lo hanno capito e si sono schierati sempre con loro. La coppia composta da Dusan e Federico, sulla carta, potrebbe avere qualche limite tecnico, eppure sembra funzionare. Perché i due si conoscono dai tempi della Fiorentina, perché sono amici, ma anche perché hanno dentro un fuoco di rivalsa capace di accendere pure i compagni.

Magari proprio con l'aiuto di due ragazzi, Weah e Cambiaso, che non avevano scorie da togliersi di dosso, ma hanno portato a Torino una ventata di ottimismo e voglia di fare. L'ex Bologna in poche settimane si è preso il posto da titolare relegando in panchina un certo Kostic e l'emergente Iling-Junior. Il figlio del grande George, invece, sta provando a non far rimpiangere Cuadrado e sembra aver intrapreso subito la strada giusta.

Ma alle spalle di questo cambio di passo c'è sicuramente anche l'arrivo di Francesco Magnanelli. L'ex centrocampista si è unito allo staff di Allegri ed è arrivato con idee nuove imparate in quella scuola calcio che è il Sassuolo. Ha lavorato con allenatori come Di Franceco, De Zerbi e Dionisi, giusto per citare gli ultimi, che con la loro mentalità hanno contribuito a segnare un cambio di passo nel movimento italiano. Ed evidentemente qualcosa di quegli anni ha portato anche alla Continassa.

Certo, si sono visti solo 90' di campionato, ma se si considerano anche le amichevoli estive, si tratta di indizi importanti. Poi, da qui a lottare per lo scudetto, ce ne passa ancora, perché ci sono squadre come Inter e Milan che hanno cambiato e speso tanto per l'ossessione seconda stella e il Napoli non sembra aver esaurito la sua fame di successi. Però, questa "nuova vecchia" Juve senza Europa potrebbe dare fastidio. Non solo per il quarto posto.

La Juve parte nel segno di Chiesa e Vlahovic

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© Getty Images
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