Lazio-Juventus, le foto del match
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L'inseguimento a Conte e Kolo Muani, poi la conferma di Tudor e Openda last minute. E il nuovo ribaltone in panchina
di Stefano FioreLa Juventus, reduce da tre sconfitte consecutive, sceglie di esonerare Igor Tudor: cerchiamo di capire come siamo arrivati al difficile momento che sta vivendo il club bianconero. Una stagione, la 2025/26, che sembrava dover nascere su pilastri ben diversi, una rivoluzione dopo l'addio della coppia Thiago Motta-Giuntoli, che però non è stata fatta sino in fondo tanto che le conseguenze si sentono ancora oggi. Un'estate di stravolgimenti sul mercato, ma non solo, che sembra corrispondere alla confusione che si è vista in campo nelle ultime prestazioni della squadra.
La priorità iniziale della Juventus era chiara: riportare Antonio Conte a Torino. Un obiettivo inseguito a lungo, l'addio del tecnico salentino al Napoli era già scritto (era già stato bloccato Max Allegri) ma poi era sfumato per divergenze economiche e societarie - non tutti erano d'accordo sul ritorno di Conte - tanto che De Laurentiis era riuscito a trattenerlo alla guida dei campioni d'Italia. Di fronte all’impossibilità di riabbracciare Conte, la società era quindi stata "costretta" a confermare Igor Tudor, puntando sulla continuità più per necessità che per convinzione.
Appena confermato, Tudor aveva chiesto la conferma di Randal Kolo Muani, trattato col Psg fino all’ultimo giorno di mercato ma poi finito al Tottenham. Un colpo mancato che ha lasciato il tecnico croato deluso e il reparto offensivo incompleto.
Nelle ultime ore di mercato, la Juventus si è quindi trovata con le spalle al muro e ha virato su Lois Openda. Un’operazione costosa, con un riscatto obbligatorio da circa 45 milioni di euro, vincolato non alla “salvezza” come riportato inizialmente era sembrato a tutti ma al raggiungimento di almeno dieci presenze: al momento ne ha messe insieme sette, per un totale di 232 minuti giocati con zero assist e zero gol.
Non è andata meglio con gli altri tre rinforzi della campagna acquisti estiva. Partiamo da Joao Mario, preso dal Porto dov'è finito Alberto Costa (che tra l'altro non sta andando per nulla male, cinque assist in nove partite, e che Tudor avrebbe tenuto): un affare da circa 13 milioni di euro, sin qui 12 presenze e tre assist contando anche il Mondiale per Club.
Edon Zhegrova, preso dal Lille nonostante la travagliata stagione a causa della pubalgia, non ha ancora trovato ritmo. Ha mostrato qualità negli sprazzi di partita in cui Tudor ha potuto inserirlo ma è lontano dal poterlo considerare una pedina su cui contare. Anche in questo caso l'investimento non è stato di poco conto, anche perché il kosovaro sarebbe andato in scadenza la prossima estate: la Juve lo ha pagato 18,5 milioni di euro (se scatteranno tutti i bonus) proprio per strapparlo alla concorrenza. Fin qui, però, Zhegrova ha messo insieme solo tre partite, 36' minuti totali ovviamente senza gol o assist.
Jonathan David doveva invece essere il grande colpo dell'attacco, chiamato a sostituire Dusan Vlahovic che, idealmente, sarebbe dovuto partire in modo da rischiare di non perderlo a zero la prossima estate. Invece il serbo è rimasto, alimentando un pericoloso dualismo offensivo che sin qui non ha dato risultati: l'esordio con gol col Parma sembrava l'inizio di una grande stagione e invece sin qui il canadese ha giocato 10 partite, l'unico gol è rimasto proprio quello del 24 agosto mentre contro l'Inter si era segnalato per un assist. Da lì in avanti, nessun'altra statistica degna di nota. Se il costo del cartellino è stato nulla, visto che si era svincolato dal Lille, David impatta comunque per 12,5 milioni che sono le commissioni pagate agli agenti.
Anche sul piano dirigenziale, la Juventus ha avviato una vera rivoluzione societaria che però non si è ancora completata. Sono arrivati Comolli e Modesto, con ruoli chiave nella nuova struttura, ma manca ancora un direttore sportivo che possa completare l’organigramma e guidare la strategia di mercato con visione e continuità. Un altro problema che non aiuta in questo scorcio iniziale di stagione davvero problematico.
Infine, è arrivato l'ennesimo ribaltone in panchina: siamo al settimo allenatore (contando anche Montero e il successore di Tudor, ammesso che poi non diventino otto in caso di traghettatore e nuovo allenatore) in sette stagioni, contando dalla fine della prima esperienza con Massimiliano Allegri nel 2019. La certificazione di una nave, quella bianconera, che sta navigando in acque agitate e non riesce a trovare il giusto porto.
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