I rossoneri pensano a un impianto in un'altra zona, i nerazzurri chiedono un confronto a RedBird e pensano a strade alternative
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La questione San Siro continua a tenere banco a Milano e, ovviamente, coinvolge Inter e Milan. Le ultime mosse dei rossoneri, che sembrano pronti ad abbandonare l'idea della Cattedrale al posto dell'attuale impianto per le lungaggini burocratiche, non piacciono ai nerazzurri che da tempo chiedono chiarezza a RedBird e Gerry Cardinale ma - spiega la Gazzetta dello Sport - non sarebbero mai riusciti ad avere un incontro per parlare a quattrocchi della questione.
In particolare viene segnalato Steven Zhang come fortemente irritato: i rapporti con Elliott erano molto buoni sin dal 2019 quando le due società a braccetto si erano lanciate nel progetto del nuovo stadio in condivisione, il nuovo proprietario del Milan invece non avrebbe mai risposto alla proposta di un incontro per definire una strategia comune per la Cattedrale. Una "scortesia istituzionale" che la famiglia Zhang non si aspettava e che potrebbe portare alla rottura delle parti. Oltretutto in Viale della Liberazione i nomi dei possibili piani B dei rossoneri - che vedono nei 275 milioni di euro prestati da Oaktree a Suning un punto di domanda troppo grande sulla proprietà nerazzurra - hanno aumentato la confusione in tal senso.
Eh sì perché se il Milan guarda altrove - sul tavolo Sesto San Giovanni, San Donato, Rozzano o magari l'ippodromo La Maura non lontano dal Mezza (anche se andrebbero valutati gli impatti sui conti del club: un conto era dividersi i 600 milioni del progetto Cattedrale, un conto farsi un impianto da soli) -, l'Inter pensa di fare lo stesso.
Se RedBird deciderà di correre da solo e il Comune non faciliterà la soluzione San Siro, i nerazzurri sceglieranno di costruire uno stadio di proprietà a uso "singolo" in un'altra zona. Col Meazza che resterà in piedi, ma senza il calcio. Una prospettiva che piace a pochi ma che, settimana dopo settimane, sembra ergersi come soluzione da non scartare.