L'Inter non si trova più e tutti finiscono sotto processo: ora c'è anche Spalletti

Chiare le responsabilità della squadra, ma la mano del tecnico non si vede più. Perché?

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Lo abbiamo difeso quando l'Inter non convinceva ma vinceva e lo abbiamo applaudito quando l'Inter vinceva e convinceva. E ora che l'Inter non solo non convince ma soprattutto non vince più, non possiamo non domandarci se anche Spalletti non abbia responsabilità in questa crisi che si potrae ormai da due mesi. E la risposta è sì: anche il mister non è esente da colpe!

La squadra - lo dicevamo anche a fine agosto - non è completa, non è omogenea, non ha un organico numericamente e qualitativamente capace di lottare per lo scudetto. Questo è certo. Ma per il quarto posto sì! Lo era già prima degli innesti di gennaio, lo sarà a maggior ragione (per quanto non si tratti di top player) dopo l'arrivo del difensore che mancava (Lisandro Lopez), del centrocampista eclettico e capace di giostare, se in condizione, in più ruoli (Rafinha) e, con tutta probabilità, del trequartista più volte invocato (Pastore).

Ma ora ocme ora al di là del mercato, al di là degli arrivi certi e di quelli probabili, sette partite senza vittorie, con 5 punti fatti su 21 disponibili e solo 4 gol segnati, sono numeri da retrocessione che si spiegano solo con le parole usate oggi in conferenza dallo stesso Spalletti: "Non è un discorso di qualità - ha detto il mister - ma di voglia e capacità di lottare. Manca equilibrio, difettano forza e autostima. Troppi i momenti di vuoto".

Tutto vero, tutto ineccepibile. Tutti fattori per i quali però la mano del tecnico è fondamentale. E in questo momento, quella mano, non si vede. Stanchezza? Rabbia? Delusione? Rassegnazione? Tutto può essere, ecco però perchè, dopo averlo elogiato, difeso e applaudito, oggi non possiamo interamente assolvere Spalletti. In questa crisi involutiva anche lui ha le sue responsabilità, che vanno ben oltre moduli e sostituzioni.

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