Real Madrid, Lopetegui affronta l'incubo Barcellona: "Mi hanno umiliato"

Tre anni pessimi in blaugrana per l'ex portiere: il momento peggiore nella carriera da calciatore per il tecnico madridista, che rischia l'esonero

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Il Clásico di domenica pomeriggio potrebbe essere l'ultima partita di Julen Lopetegui sulla panchina del Real Madrid. Come se non bastasse la partita difficile di per sé contro un Barcellona che anche senza Leo Messi vince e convince, come se non bastassero le voci sempre più insistenti dell'arrivo di Antonio Conte già d'accordo con Florentino Pérez e appena liberatosi del contratto con il Chelsea e come se non bastasse l'attuale settimo posto in Liga, l'ex ct della nazionale spagnola si giocherà il suo futuro nel luogo che per lui è stato semplicemente un incubo, il Camp Nou. Un esonero sarebbe solo la naturale chiusura di un cerchio ed ecco perché.

Sono passati 21 anni dall'ultima volta in cui Lopetegui si è seduto su una panchina dello stadio e non era per allenare, ma perché vedeva il suo compagno di squadra Vitor Baia difendere la porta del Barcellona. Già, l'avventura in blaugrana dell'ex portiere basco fu senza mezzi termini un disastro, a cominciare da una frase nefasta pronunciata ancora prima di firmare il contratto: "Non mi spaventa la sfida di far dimenticare Zubizarreta", disse prima di andare negli Stati Uniti per il Mondiale del 1994 con la Selección come terzo portiere. Proprio dietro colui che incassò 4 reti dal Milan ad Atene e Santiago Cañizares, vero obiettivo di mercato di quel Barça deluso dalla cocente sconfitta in finale di Champions League.

Una frase da Fenomeni Parastatali, la rubrica di Mai Dire Gol, perché la prima apparizione ufficiale al Camp Nou ad agosto fu indimenticabile, in negativo: 5 gol subiti dal Real Saragozza nel ritorno della Supercoppa di Spagna (4-5 dopo il 2-0 blaugrana all'andata), l'ultimo su una innocua punizione in cui lui riuscì a farsi passare il pallone in mezzo alle mani mentre si tuffava alla sua destra. Avrebbe potuto scalzare Carles Busquets (il padre di Sergio) come titolare, invece vide il campo solo a febbraio del 1995 nell'andata degli ottavi di finale contro l'Atletico Madrid al Calderón e la sua prestazione fu, se possibile, peggiore. Dopo 12 minuti i colchoneros erano già in vantaggio 1-0, poi Lopetegui stese Caminero in area e fu espulso: errori decisivi perché l'Atleti passò il turno vincendo 4-1 quella partita e perdendo solo 3-1 il ritorno, in cui ci fu il riscatto dell'ex Logroñés che parò due rigori

A complicare le cose ci fu il pessimo rapporto con Johan Cruijff che iniziò la stagione successiva schierandolo in amichevole contro l'Utrecht: 3 gol subiti in cui l'attuale allenatore del Real Madrid non era esente da colpe. Così non fu chiamato per un triangolare estivo a Firenze. Cose che possono capitare? No, mancava proprio la fiducia, tanto che quando si fece male Busquets beccandosi sulla mano un ferro che stava per colpire il figlio Sergio, in porta ci andò Jesús Angoy (genero di Cruijff) e la cosa fece imbestialire Lopetegui. Al secondo infortunio del portiere titolare, finalmente toccò a lui, ma ancora una volta la partita al Calderón contro l'Atleti gli fu fatale: sconfitta e uscita dal campo al 72' per una lesione muscolare. Da lì in poi, anche al rientro dall'infortunio, non vide più il campo con Cruijff in panchina.

Non andò meglio nel 1996/1997 con Bobby Robson alla guida della squadra perché i dirigenti blaugrana comprarono il giovane Vitor Baia, che però non poteva giocare l'andata della Supercoppa di Spagna contro l'Atletico reduce dal doblete. Quindi giocò Lopetegui: prima e ultima partita per il basco, anche questa persa per 3-1, ma a La Peineta (oggi Wanda Metropolitano). A marzo del 1997 arrivò l'umiliazione definitiva quando per un match ai quarti di finale di Coppa delle Coppe contro gli svedesi dell'Aik, gli fu preferito ancora una volta Busquets (Baia rimase a riposo a Barcellona) e Lopetegui sbottò: "Se pensano di non poter contare su di me per una partita del genere lo avrebbero dovuto dire a inizio stagione, perché almeno sarei potuto andare via". Infatti in estate fu ceduto al Rayo Vallecano dopo 3 anni riassunti così: 2 vittorie, 2 pareggi, 6 sconfitte, 20 gol subiti e quattro titoli vinti, di cui tre nell'ultima stagione vissuta da terzo portiere.
Ma soprattutto un enorme senso di frustrazione, di aver sprecato 3 anni della propria carriera che gli costarono le convocazioni in nazionale, reso esplicito dalla classica frase di commiato al veleno: "Mi hanno umiliato". E Missing di Vangelis in sottofondo...

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