Il "Primo Assistente" dell'Olimpia è il complemento ideale di Ettore Messina: "Allenare è bello perché è complesso. Devi convincere i giocatori della proposta, non obbligarli"
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Sarà affascinante rivederli sulla panchina dell'EA7 Emporio Armani Milano, uno leggermente avanti all'altro, Ettore Messina e Giuseppe Poeta. Due caratteri all'apparenza molto diversi, si spera (per i tifosi biancorossi) sufficientemente complementari per fornire i giusti stimoli tecnici ed emotivi al roster che inizierà la stagione 2025/26 con la volontà di migliorare il rendimento di quella appena conclusa, con la sola Supercoppa Italiana aggiunta nella bacheca Olimpia.
Se di Messina si sa già tutto, è la personalità in rapida ascesa del Poeta allenatore che merita un'esplorazione. Una genesi rapida, molto più che per altri coach costruiti con la gavetta e le annate di apprendistato nelle categorie inferiori: il 5 giugno 2022 Peppe scrive la lettera d'addio al basket giocato ("Posso dire di essermi goduto il viaggio, ogni attimo, ogni secondo. Oggi inizia un nuovo capitolo della mia vita e il mio primo obiettivo sarà quello di avere una risposta alla domanda: "Qual è il tuo sogno?", le parole affidate al suo profilo Instagram), il 25 giugno è alle spalle di Gianmarco Pozzecco per la prima amichevole di Italbasket in preparazione agli Europei (Italia-Slovenia a Trieste), il 23 settembre inizia a condividere con Mario Fioretti (all'epoca "Lead Assistant Coach"), Dan Shamir e Stefano Bizzozzero il lavoro nello staff tecnico dell'Olimpia Milano durante il torneo dedicato a Pavlos Giannakopoulos a OAKA.
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L'esperienza con Italbasket si concluderà con EuroBasket 2025, quella con Milano riprenderà da "Primo Assistente" a fine estate, dopo un'annata di esordio da capo allenatore convincente sotto ogni punto di vista. "Ho fatto due anni da assistente e ho provato ad attingere il più possibile dall'eccellenza, sia da Milano che dalla Nazionale, però fare il capo allenatore è un altro sport, fai una full immersion. L'ho vissuta sereno, me la sono goduta, grazie all'ambiente Brescia che mi ha supportato e mi ha dato fiducia, grazie ai ragazzi che mi hanno dato veramente tanto sia dentro che fuori dal campo", come descritto da Poeta stesso nel podcast Trash Talk durante la regular season.
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Un'evoluzione costante e graduale, che ha portato la sua Germani dall'essere molto simile a quella vista nelle annate di Magro ad assumere una fisionomia diversa, con veterani come Della Valle e Bilan disposti a provare qualcosa di diverso pur di trovare una solidità maggiore all'interno del sistema. Un lavoro che riguarda più facce della stessa medaglia, come ribadito da Poeta: "Non puoi gestire solo il 50% di parte motivazionale, gestionale, di rapporti umani. E non puoi curare solo la metà di strategia tecnica. Secondo me allenare è bello proprio perché è complesso. È complesso perché devi pensare a tante cose. Oggi devi convincere i giocatori della proposta: si ha accesso a mille canali, mille contenuti, la tua proposta può essere sempre messa in discussione: devi convincere, non obbligare".
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Un approccio sicuramente più morbido e accondiscendente nei confronti dei giocatori, quello di Poeta, rispetto alla postura apprezzabile dall'esterno di coach Messina. Se l'allenatore più vincente della storia della pallacanestro europea non ha mai fatto mistero di faticare ad accettare gli errori delle proprie squadre ("Nel contraddittorio sono ostinato, è difficile, perché mi rendo conto solo a posteriori. Io credo molto che l’allenatore ti debba mettere in difficoltà. Devo migliorare nel recuperare i momenti in cui ti aiuto come giocatore e nelle difficoltà. Io ho avuto la fortuna sfacciata di avere una marea di grandi giocatori nella mia carriera. E ovviamente quello che ho fatto, poco o tanto che sia, lo devo a loro. Io certe volte mi rendo conto che è come se li avessi buttati nella piscina e non avessi fatto molto per farli uscire sani e salvi. E questo è un problema", le sue parole nel maggio 2024 a USAP Podcast), il profilo che LBA e La Giornata Tipo hanno dipinto attorno a Poeta si basa su fondamenta differenti: "Ci sono tre cose nel mio modo di allenare che sono imprescindibili. Entusiasmo, impegno e tolleranza. Se voglio provare a essere duro, autoritario, perdo le mie skills, che sono altre. Provo a far capire ai giocatori che il ruolo è diverso, però quel contatto emotivo ho provato a non toglierglielo".
È sempre in quella chiacchierata che, però, emerge il grande rapporto che ha legato Messina e Poeta durante l'anno di lontananza: "Ho avuto la fortuna di fare due anni assistente a Messina, una leggenda di questo sport. Due anni con riunioni tutti i giorni, come se fossero 400 clinic. È sempre estremamente preparato sugli avversari, guarda mille partite, arriva sempre con tante idee nuove. Quella roba lì... chapeau. È venuto anche la mia prima in casa, all'esordio con Varese: è venuto con tutto il suo staff, mi ha fatto enormemente piacere, è stato veramente un bel gesto d'affetto non dovuto. Mi ha emozionato".
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Punti di contatto evidenti, nonostante un linguaggio del corpo e un background agli antipodi, nonostante la diversa fede calcistica: se Messina ha iniziato a tifare Milan nel 1966, grazie alla nonna che gli aveva regalato la 10 di Rivera, Poeta è invece juventino, con gli anni trascorsi all'Auxilium Torino (2016-2019) a rinsaldare rapporti personali con alcune delle figure cardine della storia recente bianconera come Chiellini e Pirlo.
Un coach che porrà in primo piano la coltivazione dei rapporti personali, in virtù di una personalità da sempre tendente alla scoperta di tutti gli estremi dell'animo umano, anche quello cresciuto nei contesti più complicati: negli anni scorsi, Poeta non ha mancato di partecipare a varie edizioni di WEmbraceSport, serata di eventi e giochi promossa dall'olimpionica di scherma paralimpica Bebe Vio, o di viaggiare a Nairobi nell'estate 2023 per visitare l'academy di Slums Dunk, organizzazione no profit fondata dagli ex giocatori Tommaso Marino e Bruno Cerella con l'obiettivo di "utilizzare lo sport come strumento per educare e creare valore" tramite la costruzione di scuole e campi da basket nelle aree più povere del mondo (slum, in inglese, significa "baraccopoli").
Peppe Poeta è uomo dal cuore grande, dalle competenze cestistiche verificate ai massimi livelli con la cavalcata di Brescia nell'ultima LBA, che cercherà di trovare la risposta alla domanda "Qual è il mio sogno?" nel presente e nel futuro all'EA7 Emporio Armani Milano.