Gigio, ricordi Verratti? Dopo l'affondo di Mirabelli, due strade: con Raiola o col Milan!

L'estate scorsa il regista del Psg ha rotto col suo agente perché in disaccordo sulla strategia perseguita: ora che farà il portiere rossonero?

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All'appello adesso manca solo lui, solo Gigio Donnarumma. Dopo che il caso è prepotentemente riesploso, hanno parlato tutti fuorché il portiere rossonero o chi lo assiste. Il Milan si è espresso con estrema chiarezza attraverso il direttore sportivo Mirabelli, i tifosi rossoneri hanno fatto altrettanto con i cori e gli striscioni che hanno accompagnato la partita di Coppa Italia contro il Verona, mentre Donnarumma, la famiglia, il suo procuratore Mino Raiola per ora si sono confinati dietro il silenzio o i no comment di circostanza.

Le parole di Mirabelli post Verona, si è detto, sono una vera e propria dichiarazione di guerra contro Raiola, definito senza giri di parole "l'origine del male", bollato come "show-man", uomo di spettacolo, o meglio avanspettacolo: che replichi o meno, definizioni che hanno fatto infuriare il potente Mino. Donnarumma, invece, ha pianto negli spogliatoi: ci sta, d'accordo, la contestazione di San Siro ha fatto male. Ma quale è la sua posizione? Cosa vuole veramente? In questo momento servirebbe chiarezza e qualsiasi dichiarazione, anche la più forte, non alzerebbe ulteriormente il livello dello scontro semplicemente perchè siamo già a quello massimo. Al limite farebbe solo un po' di chiarezza, che fa sempre bene!

A questo proposito, vale la pena ricordare ad esempio il caso Verratti-Di Campli dell'estate scorsa, un sodalizio di lunga durata tra il giocatore del Psg e il suo storico agente interrotto proprio di fronte a prese di posizioni del procuratore da cui il regista azzurro si dissociò, revocandone il mandato (e passando, tra le altre cose, proprio nelle mani di Raiola). A Verratti, per convinzione o opportunità, non piacquero infatti le parole di Di Campli sul Psg-gabbia dorata e Barcellona meta possibile e gradita, e da lì il divorzio.

Ora, se Donnarumma non fosse d'accordo con Raiola potrebbe-dovrebbe fare altrettanto. Il silenzio porta a pensare che non sia così. Induce a ritenere che la strategia non sia subita ma condivisa. E che, in definitiva, lo scontro frontale alla fine possa soddisfare tutte le parti in causa: il Milan, che farebbe cassa scaricando le colpe dell'addio su Gigio e il suo entourage, Donnarumma che andrebbe a giocare in un club (il Psg in pole) pronto a vincere tutto, Raiola che intascherebbe una lauta parcella.





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