TRAILRUNNING

La grande corsa d'autunno, un evento per tutti

La classica di chiusura della stagione trail non tradisce le attese: è festa per duemilacinquecento appassionati

  • A
  • A
  • A

Oltre che l’occasione di mettersi alla prova sul percorso di uno dei trail più fascinosi (o come si dice oggi “iconici”) del panorama nazionale, il Valtellina Wine Trail di sabato scorso ha offerto un’opportunità di primo livello di scrutare l’evoluzione della disciplina ed il suo contesto. Con occhio attento ed indagatore ma senza dimenticare il contesto molto particolare (anzi unico nel suo genere) del Wine Trail appunto. Abbiamo chiesto di farlo a Tatiana Bertera Manzoni che, per calarsi meglio nella parte e registrare sensazioni “di prima mano”, ha preso il via della 21K ed ha raccolto le sue impressioni nelle righe che seguono.

Valtellina Wine Trail, la festa del trail. Quello allegro, non troppo impegnativo, se vogliamo anche un po’ goliardico, adatto a tutti. Anche ai runners che, provenienti dal mondo delle corse su strada, vogliono provare l’esperienza dello sterrato.

Il trailrunning sta (a mio parere) raggiungendo la fase di maturazione. A dimostrarlo sono l’incredibile incremento delle gare e quello dei praticanti negli ultimi anni. Il trail “va di moda”, le competizioni sono aumentate di numero al punto di sovrapporsi. Le concomitanze si moltiplicano, il livello è sempre più alto. Dire di aver corso la distanza della maratona non impressiona più nessuno. Per essere dei veri sportivi ormai bisogna annoverare nel proprio palmares almeno una Ultra oppure, ancora meglio, una Endurance. E se per caso dici di aver corso una 20K, troverai sempre l’amico che se ne esce chiedendoti: “Come mai? Eri infortunata?”.

In un contesto cultural-sportivo in cui gli organizzatori fanno a gara per vedere … chi ce l’ha più lunga, il Valtellina Wine Trail va controcorrente. La distanza più impegnativa misura 42 chilometri, seguita dalla 21 e dalla 12. Il focus è un altro. Sono i vigneti, i calici, i pizzoccheri e poi ancora la musica, che risuona sia ai ristori lungo l’itinerario, sia al villaggio gara nella centralissima Piazza Garibaldi a Sondrio. E poi quel clima di festa che accompagna gli atleti fin dal primo mattino. Quando si prende, tutti insieme, il treno che da Sondrio porta alla partenza, nel mio caso a Chiuro. Lì scendi e saluti gli “eroi” della maratona, diretti un po’ più in là, a Tirano. “Ci vediamo tra qualche ora ai pizzoccheri”! Così ci si saluta al Wine Trail.

Ci si incammina verso il centro sportivo di Chiuro, per ritirare il pettorale, dando corpo ad un lungo serpente colorato, parlando del più e del meno. Si attende l’ora del via al bar, davanti a un caffè, si incontrano vecchi amici. È la giornata dei sorrisi. La distanza non desta preoccupazioni. L’obiettivo, al massimo, è quello di ritoccare il proprio personal best. Che poi, non correndo su strada, l’unico vero raffronto possibile è quello con la medesima gara, se l’hai affrontata anche gli anni precedenti.

Tre, due, uno e si parte, si corre. Dapprima sull’asfalto, in piano, per imboccare poi la salita che conduce al primo dei tanti vigneti e poi alle cantine nelle quali il percorso si intrufola. Si corre tra i filari: lunghi tratti in piano intervallati da brevi salite e discese a rotta di collo. I profumi si alternano, compreso quello del mosto. Nel primo ristoro che raggiungo è anche possibile sorseggiare un calice di vino … Una gara tecnicamente non impegnativa, però ugualmente da non prendere sottogamba, soprattutto per quanto riguarda l’idratazione. Sebbene non sia annoverata nel materiale obbligatorio, è consigliata una riserva di liquidi per evitare di finire come il “collega” runner che, lungo disteso tra i filari, attanagliato dai crampi, ha svuotato fino all’ultima goccia la mia, che gli avevo allungato una volta accertato il suo stato di crisi.

Corri ancora corri oltre, fai quattro chiacchiere ed in meno di tre ore sei già sulla picchiata che porta al traguardo. Sondrio è ancora piccola là sotto, le montagne là sopra sono invece enormi. E imbiancate dalla prima neve autunnale. Ma oggi è una giornata di festa, di allegria e spensieratezza. Per una volta (ma solo per questa volta) le alte quote possono attendere. Ti lasci alle spalle gli ultimi filari e rientri in quel clima di brulicante allegria che è la cittadina di Sondrio: con la sua gente, le vetrine già quasi natalizie, il village, i bimbi che corrono per strada e le mamme che li rincorrono. Le voci, i suoni, lo speaker, i cani al guinzaglio ed il blue carpet che ti indica la strada per il traguardo. Prima che tu te ne renda conto, ti ritrovi al collo la medaglia malenca: pesante, in serpentino. E tutti a farsi il selfie da finisher, quello che mi faccio anche io, mettendo il trofeo in primo piano.

La festa continua. Tra quelli che arrivano e quelli che sono già arrivati. Tutti allegri, tutti felici. Che se avessero dei gonnellini colorati in vita sarebbe una color run. Una formula che convince. La pacca sulla spalla va a chi questa gara l’ha inventata ed a chi la porta avanti, perché è un format adatto a tutti. A chi vuole chiudere la stagione in allegria, a chi vuole avvicinarsi al mondo-trail ed a chi ricerca solo un allenamento con “pizzoccherata” finale. Ai “pacchi gara addicted” (quelli che partecipano per gadget e dintorni) ed a quelli che non amano svegliarsi presto, visto che le gare partono “comodamente” tra le dieci e mezzogiorno. Per finire con quelli che si prendono parecchio sul serio, sempre lì ad allenarsi ma che poi, pure loro, alla fine … si arrendono all’evidenza che una giornata festosa, leggera (condita da una buona corsa, per scacciare i sensi di colpa sempre in agguato) non possa che fare bene. Del gran bene. L’evoluzione del trail passa anche da qui.

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 comments