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TRAILRUNNING

Valtellina Wine Trail, la prima e l'originale: sweet november da... rimbalzo motivazionale

La nostra esperienza in gara nella nona edizione della kermesse a mezzacosta sul versante retico valtellinese

di Stefano Gatti
20 Nov 2022 - 19:14
 © ENDU pix/FotoRavennna

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“È quasi finita, penso in linea con il tempo dell’anno scorso. Mi sono divertito ma… l’anno prossimo torno sulla maratona: promesso!”. Poche parole, sillabate fuori non senza un certo affanno al microfono di Maurizio Torri che - in attesa della prima donna della “lunga” di Valtellina Wine Trail - mi corre a fianco per un paio di svolte della stradina che inaugura la picchiata finale sul traguardo di Sondrio, allo sbocco della spettacolare Passerella delle Cassandre. Un trail lungo e bello come un film. Conviene però mettere ordine nella trama e nei chilometri (ventidue abbondanti), partendo dall’inizio, poco più di due ore e mezzo prima.

© Stefano Gatti

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Every day I go outside and look at the vast horizons just because I can.

Ogni giorno esco e guardo l'orizzonte immenso, perché posso farlo.

("Sopravvissuto - The Martian")

Non è raro - tantomeno inconsueto - che una gara di trail oppure anche skyrunning attraverso vigneti, meleti e strade poderali di mezzacosta come passaggi obbligati nel proprio cammino verso l’alta quota. Tutt’altra faccenda che ne faccia il proprio core business. È il caso di Valtellina Wine Trail che (già lanciata verso l’edizione del decennale-sabato 11 novembre 2023) ha di fatto inaugurato nell’ormai lontano autunno del 2013 una vera e propria sottodisciplina (quella delle Wine Trails appunto) che vanta già molte imitazioni tra Lombardia, Valle d’Aosta e Piemonte, anche piuttosto ben riuscite. L’originale valtellinese però è tuttora inconfondibile. Ed è anche per questo che abbiamo scelto questa classica da "Sweet November" (dedicata a chi ama il cinema) per il ritorno alle competizioni dopo la sosta estiva purtroppo imposta per il secondo anno consecutivo da un infortunio causa sovraccarico… di gare invernali e primaverili. Quest’anno per la verità il rientro agonistico era avvenuto già alla fine di ottobre al Trail del Monte Casto dell’amico Mau Scilla. Un return to play da pieno… spirito trail che qui sale ancora di tono.

© Valtellina Wine Trail Press Office

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La partenza della mia 21K è fissata per le undici in punto da Chiuro. Orario bello comodo, direte voi. Invece no, perché il lavoro in redazione della sera precedente la gara mi obbliga a muovermi dalla… città metropolitana (suona meglio di prima periferia) di Milano all’alba, per essere puntuale all’appuntamento con il compagno di squadra (di ASD Sportiva Lanzada, in Valmalenco) Vittorio Pedrazzoli che mi ha gentilmente ritirato pettorale e ricco pacco-gara. Ci separiamo quasi subito, dandoci l’appuntamento alla pantagruelica ed affollatissima pizzoccherata finale (non ho mai capito se pizzoccheri si scrive con una "c" sola o con due). Lui è in partenza per Tirano, dove scatta la 42K, una sbornia di chilometri che io “bramo” di tornare a frequentare l’anno prossimo dopo le esperienze del 2018 e 2019. A me tocca anche quest’anno provare a portare a casa le caviglie nella mezza maratona che scatta dal cerchio di centrocampo del centro sportivo di Chiuro, dove arriviamo in quasi mille con la “tradotta” che parte dalla stazione di Sondrio.

© Valtellina Wine Trail Press Office

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Cerco di posizionarmi piuttosto avanti, alle spalle dei top runners, per non rischiare pestoni e gomitate nella calca del via, ben consapevole però della necessità di spostarmi quasi subito a correre a bordo strada ed a lasciarmi sfilare da chi ne ha di più o semplicemente vuole strafare subito. Pronti via, i primi quattro o cinque chilometri sono… stranianti, per diversi motivi. Prima di tutto si corre sull’asfalto e le medie sono immediatamente alte, da fuorigiri. Stai calmo, vai… piano, è lunghetta fino a Sondrio. Poi perché (psicologicamente conta), la direzione iniziale è contraria a quella che porta al capoluogo. Puntiamo insomma dalla parte... sbagliata! Infine perché - una volta ripresa la rotta corretta all’altezza di uno stretto tornante a mezzacosta - l’itinerario corre di nuovo verso il fondovalle (capiterà a più riprese…) e ci riporta tra le vie di Chiuro, in vista del doppio arco di partenza Rigamonti-SCARPA e fino ad un incrocio stradale che ho già toccato un’oretta fa in fase di riscaldamento.

© Valtellina Wine Trail Press Office

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Sono undici in totale i comuni “collezionati” come perle di una collana dagli itinerari di VWT. A noi ne toccano cinque o sei. Dopo Chiuro ci addentriamo nel territorio della contigua Ponte in Valtellina e ad un certo punto mi sembra di riconoscere un tratto di strada già calpestato in gara qualche anno fa nella “Risciada” locale (“risc” sono i ciotoli che compongono il fondo stradale delle contrade più antiche di molti borghi valtellinesi). Ecco i primi passaggi dentro i vigneti, le strettissime svolte - a gomito addirittura - tra i filari, i gradini di pietra (più “oni” che “ini” in realtà…) che permettono di passare da un terrazzamento all’altro, i tratti cross-country nei prati, l’attraversamento dei meleti, l’approdo inizialmente benedetto ma poi durissimo sull’asfalto dei paesi, “impattoso” da avvertirne la traumaticità dalla pianta dei piedi fino… alla punta dei capelli! A Tresivio si gira (letteralmente) intorno al Santuario della Madonna di Loreto: la Santa Casa. Luogo da invocazioni alla pietà, per qualcuno con toni diciamo così… blasfemi. Rapida sosta al ristoro (non mi vanno purtroppo giù più di un paio di bicchieri d’acqua gelata). Poi via di nuovo, incrociando all’uscita chi invece sta arrivando al Santuario. Oh, bene: qualcuno dietro me lo sono lasciato!

© ENDU pix/FotoRavennna

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Dopo Tresivio c’è Poggiridenti ma da queste parti (non è particolarmente originale ma l’ho pensata mentre correvo) c’è ben poco da ridere! Stringere i denti, piuttosto, perché Valtellina Wine Trail è gara tutta (o quasi!) da correre. Non chiede mai il massimo tutto in una volta ma chiede tanto a più riprese. Mi fanno compagnia e mi danno un po’ di "birra" - qui però si dovrebbe parlare rigorosamente di vino! - due o tre appassionati che mi riconoscono e mi salutano. Oltre alla spinta morale dell’amico Maury Torri che mi sono trovato davanti sulla prima rampetta dopo il via, quando procedevamo ancora tutti quanti compatti, a mo’ di torma sbuffante. E poi ancora all’altezza di una delle cantine (non saprei dire quale e dove…), toccata ed attraversata "labirinticamente" dopo forse una decina di chilometri. Su e giù per i suoi ambienti cavernosi e caratteristici, con il pavimento in piastrelle rettangolari rosse, circondati da enormi silos e dentro un’atmosfera densa, umida e… vagamente ubriacante!

© Valtellina Wine Trail Press Office

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Restando in tema incontri, ricordo con piacere di essermi imbattuto nell’amico Riccardo Frizziero e poi (letteralmente, imbattuto) nell’altro amico fotografo Giacomo Meneghello che saluto “al volo”, nel senso che quasi lo scavalco, subito dopo aver rischiato di prenderlo in pieno, tutto intento com’era a scattare immagini ad effetto dando le spalle alla “Thundering Herd”, l’orda tonante di cinematografica memoria di noi runners (questa è per pochi, per tutti gli altri c’è la soluzione alla fine di queste righe).

© Valtellina Wine Trail Press Office

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Siamo ormai nella seconda metà gara, laggiù in fondo si vede già la nostra meta: Sondrio! La strada però è ancora lunghetta. In una rara pausa della sequenza di cantine e vigneti, ci buttiamo giù per un tratto di sentiero tra i boschi lungo il quale provo a tirare un po’ fuori gli attributi (fin qui gelosamente custoditi) ed a fare qualche sorpasso senza esagerare. L’operazione sembra produrre i suoi effetti ma - un po’ come passaparola da parte di chi mi segue, un po’ sentendo gli “stomp, stomp” sul terreno - ecco che mi passano sulle orecchie a velocità doppia prima Luca Del Pero e poi Daniel Antonioli: il primo avviato alla vittoria, il secondo a chiuderla sul terzo gradino del podio. E attenzione, stiamo (ovviamente) parlando della 42K! Loro hanno nelle gambe (e poi un po’ dappertutto) ventuno chilometri più di noi…! Certo, sono partiti un'ora prima di noi: almeno quello! Come facciano però a danzare così giù a rotta di collo per il sentiero (più leggero Luca, più martellante Daniel) io proprio non lo so. Ok, lo fanno di mestiere. Roba da “rimbalzo motivazionale” anche per me ma … meglio stare attenti e non farsi prendere la mano… e i piedi! Pensa alle caviglie, che ti servono anche dopo il traguardo. E anche tutto il resto.

© ENDU pix/FotoRavennna

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Next stop: Montagna in Valtellina. Stop nel senso del ristoro! Dopo la Santa Casa, puntiamo su Castel Grumello: sacro e profano, potere spirituale e potere temporale a diretto confronto ad una manciata di chilometri. Entrambi passaggi-chiave della gara. Peccato non infilarci più (come in passato) sotto il caratteristico arco di pietra del maniero: in rovina ma altamente suggestivo. Doppiata anche questa boa, di nuovo discesa fino alle porte del paese, riconosco la gigantesca condotta lungo la quale corre (vabbeh, sbuffa…) l’implacabile gradinata di Valtellina Vertical Tube che ho corso (sì insomma, avete capito, arrancato) qualche anno fa. Attraversiamo la condotta su un ponticello e poi iniziamo a pensare al rush finale.

© Valtellina Wine Trail Press Office

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Tocca prendere in graduale salita, verso l’ultimo tratto di gara e l’ennesimo “key-point” di Passerella delle Cassandre, il ponte sospeso sulla forra (“delle Cassandre”, appunto) percorsa dal torrente Mallero che ha scavato la Valmalenco e che proprio alle… porte occidentali di Sondrio confluisce nell’Adda. Per arrivare alla struttura che unisce le due località di Ponchiera e Mossini, ad un certo punto una secca svolta a destra all’altezza dell’ex manicomio per una rampa “dritto per dritto” (roba... da matti!) che fortunatamente affronto con il gasamento da autostima (un paio di sorpassi proprio qui!) che mi regala l’incoraggiamento di alcuni compagni di squadra che non sono in gara.

Approdato sull’asfalto che porta in falsopiano alla passerella, una stanchezza micidiale si impadronisce di gambe, polmoni e... forza di volontà. Ci pensa il collega di ASD Castelraider Graziano Salandi (che qui ringrazio ancora, dopo averlo fatto al ristoro finale) a rimettermi in pista, tirandomi per la divisa mentre mi risupera. Non riesco a rilanciare subito l’azione ma tengo lo sguardo fisso su di lui e dopo una trentina di secondi riprendo a corricchiare. Lo seguo lungo la passerella di... Cassandre Crossing (scusate la nuova citazione cinematografica), poi è la volta dell’intervista in corsa di Maurizio - di cui all’inizio di queste tante, troppe, righe - che sta aspettando Denise Scherini, prima donna della maratona.

© ENDU pix/FotoRavennna

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Giù lungo la parte finale della forra (zona umida e per questo da me temuta come la peste bubbonica) e quindi, con la benedizione… delle Cassandre, aggancio di nuovo Graziano e metto la freccia appena “sbarcato” il ponte che ci riporta sul lato sinistro del Mallero, ormai prossimo a confluire nell'Adda e quindi finalmente l'ingresso in Sondrio.

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Dal Lungomallero alle meravigliose viuzze del centro storico, con le case addossate le une alle altre ed un senso di protezione e intimità. Ecco lì davanti a me l’amico Maurizio Acquistapace del Team Pasturo, che mi aveva rincuorato la scorsa primavera al Rifugio Bogani (dove avevo appena forse frettolosamente gettato la spugna nel corso di Esino Skyrace) e che due ore fa mi aveva lasciato indietro dopo i primi chilometri, tra Chiuro e Ponte. Affiancandolo lo chiamo, lo tocco sulla spalla e gli propongo di finirla insieme. Ormai siamo alle ultime svolte cittadine.

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Rallentiamo appena e il solito scalmanato che muore dalla voglia di arrivare... P612 invece che P614 pensa bene di passarci a destra radente alle transenne e di tirarci la “volatona”. Vai, vai pure… Maurizio ed io la chiudiamo con un pugno-contro-pugno e pacche sulle spalle. Poi aspetto Graziano e ringrazio anche lui per il “gancio” a Ponchiera. Tiro il fiato, giro sulla nuca - in segno di… missione compiuta - la visiera del cappellino e poi mi dirigo lì vicino, a poche centinaia di metri dal “campus” di Piazza Garibaldi, dentro al tendone ritiro-zaini, metà del quale è di fatto adibito ad improvvisato ma provvidenziale spogliatoio comune. Uomini e donne insieme: complicità, disinibizione e promiscuità. Forse semplicemente senso di appartenenza. Dopo, di nuovo in piazza, solo più i pizzoccheri: tanti, fumanti e subito! Beh, subito non proprio, ma eravamo in tremila!

© ENDU pix/FotoRavennna

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Ah, stavo per dimenticarmelo. Soluzione del quiz all’interno del testo: “The Thundering Herd” era il nickname della squadra di football americano della Marshall University di Huntington (West Virginia, USA), decimata da un incidente aereo il 14 novembre 1970. La tragedia e la rinascita della squadra sono raccontate dal film del 2006 “We Are Marshall”.

© Stefano Gatti

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