TRAILRUNNING

Stephanie Case vince il Tor des Glaciers femminile: è podio assoluto con Papi e Gabioud, vincitori ex-aequo  

Straordinario exploit della 38enne ultrarunner canadese nella prova-monstre da 450 chilometri, la più lunga e più "alta" dell’evento-Tor.

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Quelle che il podio del Tor des Glaciers 2021 racconta sono storie profonde ed importanti, che si spingono molto lontano e molto in alto, oltre i confini della performance sportiva (ed estrema) realizzata da Luca Papi e Jules-Henri Gabioud (approdati insieme a Courmayeur, primi a pari merito) ma soprattutto da Stephanie Case che ha dominato la prova femminile ed è stata preceduta al traguardo solo dai due vincitori.

Un’impresa ai limiti delle possibilità umane ed infatti alla portata solo di poche decine di ultra-atleti, quella "contabilizzata" (ma non basta a renderne l'idea) dai 450 chilometri e dai 32mila metri di dislivello del “Tor des Glaciers”, che è tale anche per la campionessa canadese, “allenata” però dalla sua dedizione a ben altre cause che la rendono ai nostri occhi ancora più… inarrivabile. Avvocato di professione, Stephanie si occupa di difesa dei diritti umani, in particolare di quelli delle donne, lavorando per organizzazioni internazionali (ONU compresa): con missioni dall’Afghanistan al Ruanda, dalla Siria all’Etiopia. Al Tor des Glaciers non ha appunto avuto rivali tra le colleghe e - come abbiamo visto - solo Papi e Gabioud hanno raggiunto prima di lei la rampa d’arrivo di via Roma a Courmayer.

 

Sempre sorridente e disincantata, e noi crediamo proprio per via della portata dell'impegno professionale di altissimo profilo etico (che di sicuro l’aiuta a mettere nella corretta prospettiva una prova estrema ma comunque sportiva e basta), Stephanie ha percorso praticamente da sola i 450 chilometri dell’itinerario e - raccontano le cronache, anzi lo ha raccontato lei stessa a… pericolo scampato - il rischio più grande lo ha corso quando un asino l’ha “puntata” ed attaccata, scaraventandola a terra…!

 

Nessun fuori programma di questo genere sulla strada di Luca Papi e Jules-Henri Gabioud. Verrebbe da dire (riprendendo il titolo italiano di un film francese) "Quasi amici". Anzi forse proprio amici. Ma soprattutto - come molto meglio recita il titolo originale, che è sempre di gran lunga più efficace - "Intouchables". Intoccabili, inarrivabili per i loro colleghi. Di più: indivisibili. Dalla partenza al traguardo, da Courmayeur... a  Courmayeur.

A differenza della collega canadese, il varesino naturalizzato francese ed il suo (ci piace definirlo così) "alter ego" elvetico hanno fatto gara di coppia, in pratica in simbiosi, fin dai primi chilometri. Un po’ alla maniera di Franco Collé e Jonas Russi nel Tor des Geants… anzi no! Perché a nostro (e modesto) modo di vedere, Franco e Jonas si sono marcati stretti, laddove invece Luca e Jules-Henri si sono - se non proprio fatti compagnia - di fatto accompagnati. Collé e Jonas in attesa del nodo critico finale, l’occasione di dirimere (come troviamo giusto) sul terreno di gara la loro sfida. Papi e Gabioud avanzando invece di buon accordo verso il traguardo, probabilmente dopo aver convenuto che nessuno dei due ne aveva di più per fare la differenza. Perché poi l’occasione di vincere il Tor des Glaciers non è detto che si ripresenti tanto presto. A meno di non chiamarsi… Luca Papi. Il nostro infatti si era già imposto nell’unica altra edizione della prova andata in scena nel 2019, a celebrare i primi dieci anni dell’evento-Tor.

 

Il 41enne Luca è quindi ad oggi l’unico atleta con una percentuale di vittoria… del cento per cento nel “Glaciers”, ma in questo senso Gabioud (originario di La Fouly, nel Vallese) non è da meno. Jules-Henri infatti ha vinto anche il classico Tor des Geants 330K, addirittura dieci anni fa, all'età di 24 anni ed al termine di un’edizione (quella del 2011, appunto), falcidiata dai ritiri dei toprunners e flagellata da maltempo. Insomma l’elvetico è l’unico uomo al mondo ad aver vinto entrambe le prove “ultra” del Tor.

 

Per l’ultima… ed ultra (scusate il gioco di parole) annotazione, torniamo però a Luca Papi. L’exploit 2021 del fortissimo atleta dalla chiona leonina viene da lontano, nel vero senso della parola. Sì ma lontano quanto e come? È presto detto: lontano quasi un migliaio di chilometri! Questa la distanza coperta in meno di un mese da Luca che lo scorso 25 agosto ha completato i 145 chilometri ed i 9100 metri di dislivello positivo della TDS (Sur la Trace des Ducs de Savoie, una delle prove dell’UTMB Ultra-Trail du Mont-Blanc, sull’altro versante delle vetta più alta delle Alpi), per poi spostarsi nel cantone elvetico del Vallese e – il 28 agosto – prendere parte allo Swiss Peak Trail 360K (26000 metri D+). Prima di chiudere il… cerchio tornando al di qua dello spartiacque principale della catena alpina per i 450 chilometri ed i 32000 metri di dislivello del Tor des Glaciers, per un totale di 955 chilometri e 67000 metri di dislivello positivo nell’arco di ventitré giorni.

Non basta? Beh, c‘è di più! Perché a Ferragosto Luca aveva affrontato il suo progetto “non competitivo” (insieme a Claire Bannwarth, lei pure ultrarunner, superata solo nel finale del Tor des Geants da Nicky Spinks per il terzo gradino del podio) univa i cinque percorsi della classica TransGranCanaria: 1146 chilometri, 46000 metri di dislivello.

Insomma, duemila chilometri e 100mila metri di dislivello in un mese e mezzo.

Sovraumano, quasi alieno.

 

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