Tre giorni di sport, natura e suggestioni multisensoriali in un paradiso terrestre a un'ora d'aereo da Milano
di Stefano Gatti© PhotoToday/GetPica
Laggiù in fondo c’è il mare “polinesiano” tutto lagune, isolotti e colori straordinari di questo estremo lembo della Sardegna, quassù invece sono alle prese con lo strappo più duro della mezza maratona di Chia, in buona sostanza (anzi ottima!) l’appuntamento-clou della tre giorni multitasking e multisport di Chia Sport Week organizzata da MG Sport, tappa isolana del ricchissimo calendario 2025 del circuito Follow Your Passion. Sudando su per la rampa - breve ma secca e dalla pendenza continua - che conduce ad una sorta di "passaggio a sudovest" a tagliare in due una collina che scende verso il mare, sto già ripensando con una punta di nostalgia anticipata all’eccezionalità di questi giorni caldi, ventosi e dai panorami incredibilmente suggestivi, che magari a volte andiamo a cercare a ore di volo e a fusi orari di distanza.
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Atterrato a Cagliari in tempo per godermi tutta quanta la vigilia di Chia21, raggiungo rapidamente con la limousine messa a disposizione degli organizzatori il Chia Laguna Resort che ospita molti di noi e fa da campo base all’intero evento dell’ultimo weekend di aprile. Lungo la strada ho già avuto modo di rendermi conto della diversità di questo angolo della Sardegna rispetto alle montagne del suo interno e in particolare a quelle che ho avuto modo di conoscere e di (per)correre negli ultimi due anni, prendendo parte (con piena soddisfazione e inequivocabile desiderio di tornare) alle due ultime due edizioni di Villacidro Skyrace e alla più recente (autunno 2024) di Oliena Skytrail.
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Niente sentieri questa volta: “solo” asfalto, quello di una mezza maratona che però (come detto sopra) è tutt’altro che piatta. Scorrevole sì ma per niente… accomodante e per questo da prendere molto seriamente. Certo, il dislivello positivo supera appena i duecento metri ma sono piuttosto ben "spalmati" lungo l’itinerario e ogni volta chiamano a spingere un po’ di più e subito dopo a rilanciare l'azione per non perdere il ritmo: con la necessità di un continuo e affatto banale adattamento della propria strategia.
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La vigilia scorre via liscia tra camminate in una natura densa di profumi penetranti, pigre pause a bordo piscina e un generale quanto benvenuto stato di relax. Non mi faccio certo mancare una sgambata di allenamento verso e lungo la spiaggia di Su Giudeu che - nel pomeriggio del giorno prefestivo e soprattutto in pieno ponte di primavera - è bella affollata. Nella sabbia soffice si affonda un po’ troppo per i miei gusti: arranco in modo sgraziato come quando corro una prova di cross (cosa che non a caso in realtà non faccio più da anni!) su un campo gara bagnato dalla pioggia. Raggiungo quindi la battigia che offre un fondo opportunamente più “franco” e stabile, giocando ad evitare all’ultimo secondo ogni singola onda che si infrange sulla spiaggia. Alla fine però le Brooks Hyperion Max che ho rodato nei giorni scorsi a casa appositamente per questa occasione si bagnano lo stesso. Un po' per questo e un po’ perché l’idea mi piace, le tolgo e corro a piedi nudi lungo la spiaggia.
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Domenica 27 aprile, giorno di gara per quelli di noi che hanno scelto la mezza maratona oppure la veloce dieci chilometri che offre a chi preferisce la classica “sgasata” un’alternativa un po’ più adrenalinica. C'è anche una "cinque kappa" non competitiva, destinata a chi non ama il confronto con cronometro e avversari. Ai runners convinti si aggiungono i triatleti che - causa disposizioni superiori per la giornata di lutto di sabato 26 in occasione dei funerali di Papa Francesco - hanno dovuto rinunciare alla loro gara (ChiaTRI) ma trovano appunto un più che valido piano di riserva nella “mezza”, nel loro caso provvidenziale capolinea del ricco programma di Chia Sport Week, iniziato venerdì 25 con la gara da cinque chilometri di nuoto in acque libere (ChiaSWIM), ambientata nel mare di fronte alla spiaggia sulla quale mi ero allenato poche ore prima. E se la gara sarà comunque dura, mi porto avanti pensando che almeno la sveglia è stata comodissima e che la porta del mio appartamentino nel villaggio non dista più di cento metri in linea d’aria dall’arco di partenza e arrivo. Per quanto mi riguarda, un vero e proprio record!
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Per come me la sono studiata sulla carta (impressione che sarà confermata dalla gara stessa), la prova ha una doppia anima ma un “core” unico: quello della costante alternanza tra salite e discese, con pochi tratti inequivocabilmente pianeggianti. La prima parte diciamo così “eastbound” di Chia21 (sigla che identifica l’intera giornata di gare running, non solo la mezza maratona) attraversa campagne e paesini, nei quali non mancano il tifo da parte dei locals e un contesto ambientale in qualche modo rilassante. Già un chilometro prima del giro di boa incrociamo - al di là della linea di mezzeria - quelli bravi che hanno rimesso la barra in direzione del passaggio intermedio al campo base di Chia Laguna Resort.
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Ripassati dal via, si punta senza esitazioni verso ovest, lungo un itinerario che si avvicina gradualmente alla costa, senza però perdere "quota". Lo scenario da sogno e multisensoriale descritto nelle prime righe (Polinesia e Capo Horn al tempo stesso) riempie davvero gli occhi e il cuore (i polmoni in questo tratto hanno già il loro daffare, meglio lasciarli in pace) appena sbucati sul punto culminante della salita più dura, che mi costringe ad alzare il ritmo per un chilometro circa. Proprio qui incrocio Dobi Gergo, il triatleta ungherese che ha vinto la gara di nuoto del venerdì e che - fuori classifica - si avvia a fissare il miglior tempo di giornata. Questione di un paio di minuti e mi imbatto nella fenomenale Marta Bernardi - a sua volta triatleta di livello internazionale - ormai a non più di una manciata di chilometri da una strepitosa vittoria assoluta, vanamente inseguita dai colleghi uomini. Mentre mi giro ad osservarla ammirato, lanciato in discesa mi rendo conto che tra non molto mi aspetta la stessa rampa ma in salita. Una rinfrescata al punto di ristoro più “occidentale” della gara e poi dietrofront per la volata finale… o quasi!
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Scavalco meglio del previsto il solito valico e lungo la discesona (breve ma "convinta") decido di provare a concludere in bellezza, motivato dalla medesima intenzione mostrata da chi mi corre intorno. Ingaggiati a vicenda, ci buttiamo a capofitto lungo uno stradone implacabilmente dritto, "accesi" dal proposito virtuoso di chiudere la mezza maratona a ritmo da diecimila o giù di lì. Dubito personalmente di esserci riuscito ma il passo è decente e in linea con le mie aspettative. Raggiungo il red carpet con la sensazione che avrei fatto volentieri un altro pezzettino di strada e chiudo la prova in un’ora e quarantacinque minuti, un tempo per nulla rilevante ma dal mio punto di vista soddisfacente: un mese fa avevo impiegato praticamente lo stesso tempo per chiudere la Mezza Maratona d’Italia Memorial Enzo Ferrari da Maranello a Modena, tutta in discesa. Sono andato forte oggi o piano allora? Mah…!
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Uno sguardo alla classifica (lo spirito competitivo non viene mai meno) mi restituisce un piazzamento finalmente e ampiamente nella prima metà dell’ordine d’arrivo e - con sorpresa ancora maggiore, al limite dell'incredulità - il quarto posto nella mia categoria “vista pensione” (SM60). Una medaglia di legno che mi fa sorridere ma soprattutto mi fa già venire voglia di “bloccare” questa data anche per il prossimo anno! Prima però mi farò tentare ancora - in modalità trail e sky! - dalla Sardegna: terra di gente ospitale, di paesaggi indimenticabili e di runners appassionati. Un posto dove ti senti in pace anche mentre sei in piena bagarre per un piazzamento dalle parti della pancia del gruppo che magari (anzi per certo) non lascia traccia significativa nella classifica... ma nel cuore sì!
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