La ventiduesima edizione del Sommet Mondiale du Trail dominata dai trailrunners anglosassoni ma i "nostri" regalano emozioni forti
di Stefano Gatti© UTMB Press Office
È una storia di uomini (e di donne) ancora prima che di campioni e “semplice” performance sportiva quella di HOKA Ultra Trail du Mont-Blanc 2025. Una storia, tante storie: molto diverse tra di loro ma al tempo stesso inevitabilmente e virtuosamente simili. Sono quelle raccontate dalla ventiduesima edizione della... settimana santa del trailrunning, evento che fa campo base a Chamonix-Mont-Blanc e - con la sua prova clou che compie il giro ad anello intorno al massiccio della massima elevazione alpina - è stato nobilitato dalla presenza (non necessariamente vincente) di un buon numero di atleti élite in arrivo in Francia dall’intero pianeta. Da Jim Walmsley a Courney Dauwalter, da Tom Evans a Ruth Croft. Senza dimenticare (anzi, perché ci hanno fatto sognare) Francesco Puppi e Cristian Minoggio. Iniziamo allora proprio dai "nostri" la rassegna dei grandi protagonisti della kermesse a cavallo tra Francia, Italia e Confederazione Elvetica che ha rappresentato la finale di UTMB World Series, il circuito nato proprio dall'evento originale di Chamonix e - come dice il suo nome - ormai diffuso in tutto il mondo con una cinquantina di eventi, quattro dei quali in Italia: Chianti Ultra Trail by UTMB a marzo, LUT Lavaredo Ultra Trail by UTMB ad inizio estate e - da quest'anno - Monte Rosa Walserwaeg by UTMB (luglio) e Puglia by UTMB, al debutto il secondo fine settimana di novembre.
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Il trentatreenne Puppi ha riscritto la storia vincendo con il tempo di dieci ore, sei minuti e due secondi la CCC (Courmayeur-Champex-Chamonix) sula distanza dei cento chilometri (6050 metri D+), coronando una stagione straordinaria per l’atleta comasco del team HOKA (in gara ha utilizzato le Tecton X3) che lo aveva in precedenza vincitore della 100KM delle Canyons Endurance Runs by UTMB e - sulla distanza dei 50KM - alla LUT Lavaredo Ultra Trail by UTMB di fine giugno e - prima ancora - al Chianti Ultra Trail by UTMB e alla Transgrancanaria Marathon. Puppi è il primo italiano ad aggiudicarsi questa prova.
“Sono davvero felice di questa vittoria. Restare concentrato mi ha dato un grande vantaggio mentale, soprattutto dopo aver preso l’iniziativa a Champex. Le condizioni meteo fino a Chamonix hanno reso la corsa impegnativa fino all’ultimo, ma sono riuscito a godermi l’ultima discesa e la vittoria. È un giorno speciale per me, e sono orgoglioso del percorso e delle persone che mi hanno portato fin qui”. (Francesco Puppi)
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Ad imporsi in gara-donne è stata invece Martyna Mlynarczyk (Polonia) davanti alla norvegse Sylvia Nordskar e alla spagnola Anna Tarasova. Migliore italiana al traguardo la valdostana Giuditta Turini, appena fuori dalla top ten (undicesima). Costretta al ritiro a caiusa di una brutta caduta la sudafricana Toni McCann, vincitrice della CCC l'anno scorso e della OCC nel 2023.
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Non ha vinto ma ha emozionato il solidissimo Cristian Minoggio. Esperienza da vendere come Puppi, il portacolori piemontese del team Kailas ha dato del filo da torcere al “mostro sacro” USA Jim Walmsley (Team HOKA International) che due anni fa aveva coronato il suo sogno di vincere la prova regina dell’evento UTMB.
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Minoggio ha reso la vita difficile a Jim nella OCC (Orsières-Champex-Chamonx) da 61 chilometri e 3400 metri di dislivello positivo, la terza prova (per distanza) delle nove totali che compongono l’evento stesso. Walmsley ha vinto con un tempo di soli 35 secondi superiore alle cinque ore (e con il brivdo di una caduta nel finale!), prevalendo per soli venti secondi sullo straordinario “Minox”! Sul terzo gradino del podio è salito il polacco Andrzej Witek (ASICS International).
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Questo il racconto di Minoggio, raccolto dai colleghi di Spirito Trail:
"Oggi è stata una bella giornata, nei primi chilometri ho sentito le gambe che giravano e mi sono detto: che bello, oggi ci divertiamo! Ho gestito la gara con le sensazioni che avevo e quando sono partito ho pensato che dovevo giocarmela fino allo sfinimento, dare il 110%. Dopo aver preso Jim ho provato ad allungare il più possibile perché sapevo che la parte finale era in piano e io non “giro” così veloce in tratti così, comunque è andata bene. La cosa che mi è rimasta impressa, sono gli occhi delle persone: le guardavo negli occhi, mi urlavano 'Minox' e vedevo che avevano quasi più adrenalina di me, è stato emozionante. Mi sono divertito, spero di aver fatto divertire la gente. La cosa bella di questa gara è stata aver cambiato il percorso all’ultimo, è stato un po' come scalare a vista, ognuno bene o male doveva viversi l'avventura. È decisamente più bello gareggiare così, invece che provare il percorso prima e conoscere ogni tratto.Correre così è una figata assurda, vivi proprio la giornata!"
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In campo femminile Joyline Chepngeno ha ugualmente scritto una pagina di storia, diventando la prima atleta del suo Paese a vincere una finale di UTMB World Series. Dopo una battaglia serrata con la forte cinese Miao Yao (campionessa in carica), la keniana Chepngeno ha chiuso la missione vittoria raggiungendo Chamonix con il tempo finale di cinque ore, 34 minuti e tre secondi, con un vantaggio di un minuto e 10 secondi sulla diretta rivale, mentre l’esperta toprunner elvetica Judith Wyder ha sigillato il podio. Vincitrice poco meno di un mese fa della sua seconda Sierre-Zinal consecutiva (nel 2023 aveva fatto sensazione vincendo da perfetta sconosciuta), per tornare alla nostra premessa iniziale, Chepngeno ha strappato applausi non solo per la sua prova di forza sul campo, ma anche per aver incoraggiato lungo il percorso della prova clou da 174 chilometri e 9900 metri D+ (l’Ultra Trail du Mont-Blanc propriamente detto, 2300 trailrunners al via) la statunitense Courtney Dauwalter che stava in quel momento attraversando la sua “pain cave”.
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Vincitrice a fine giugno della LUT 120K ma alle prese appunto con una pessima (e rarissima) giornata nera, la quarantenne campionessa di Hopkins (Minnesota) puntava al poker dopo le tre vittorie nel 2019, 2021 e 2023, ma la “maledizione” degli anni pari ha colpito ancora una volta. Ciò che più conta, e che ha aumenta esponenzialmente l’ammirazione nei suoi confronti, Courtney ha stretto i denti e ha scelto di non arrendersi, scalando fino alla decima posizione finale al traguardo.
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Una scelta di sportività e passione che (senza voler far torto a nessuno) la distingue da tutti i suoi colleghi e colleghi top che - in casi come il suo a UTMB 2025 - scelgono di abbandonare, evitando così di “sporcare” il loro curriculum con una performance al di sotto del loro livello abituale.
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Fuori combattimento la favoritissima della vigilia, ad aggiudicarsi la vittoria è stata la neozelandese Ruth Croft, prima rappresentante del suo Paese sul gradino più alto del podio con il tempo finale di ventidue ore, 56 minuti e 23 secondi che le ha permesso di prevalere per 32 minuti e 25 secondi sulla beniamina di casa Camille Bruyas, mentre la tedesca Katharina Hartmuth ha chiuso terza “sfuorando” di 16 minuti e 39 secondi le ventiquattro ore di gara. Croft diventa la prima donna capace di vincere le tre UTMB World Series, essendo salita sul gradino più alto del podio della CCC nel 2015 e dell'OCC nel 2018 e nel 2019. Solo il franese Xavier Thévenard era riuscito fino ad ora a realizzare questa impresa. Croft interrompe così un dominio USA che durava da ben cinque edizioni (tre vittorie per Dauwalter, due per Katie Schide). L'ultima vittoria non-USA prima di quest'anno risaliva al 2018, quando ad imporsi era stata la nostra Francesca Canepa.
“Quando mi sono iscritta alla CCC nel 2015, dieci anni fa, non mi aspettavo di vivere un'avventura del genere. Entrare nella storia vincendo le tre finali del circuito non era il mio obiettivo di partenza, è stata la ciliegina sulla torta. Quest'anno sapevo che se volevo vincere dovevo partire veloce. Una volta calata la notte e arrivato il freddo, era solo una questione di sopravvivenza fino al mattino. All'alba sono riuscita a ripartire. Sono molto felice di questa vittoria”. (Ruth Croft)
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Chiudiamo la nostra rassegna dei grandi protagonisti di un’edizione di UTMB caratterizzata dal maltempo (a differenza di quella 2024) e in conseguenza di diverse modifiche ai percorsi, con il vincitore della prova clou in campo maschile. Terzo nel 2022 e costretto a due ritiri consecutivi negli ultimi due anni, l'inglese Tom Evans questa volta ha centrato il bersaglio. Nella salita del Grand Col Ferret, Tom ha dato un’ accelerata decisiva, lasciandosi alle spalle i rivali, per poi gestire senza troppi affanni con un vantaggio costantemente in crescita, chiudendo l’anello in diciannove ore, 18 minuti e 56 secondi, finishing time che gli ha permesso di diventare il primo atleta britannico a vincere la prova. Terzo nel tre anni fa dietro a Kilian Jornet e a Mathieu Blanchard, l'ex militare inglese poteva già vantare la vittoria nella CCC dell'ormai lontano 2018.
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“È stata una gara incredibile, credo che alla fine il tempo tipicamente british mi abbia aiutato… Neve, pioggia, un po' di caldo alla fine, abbiamo avuto un po' di tutto. È stata una giornata davvero spettacolare. Le montagne ti mettono alla prova con tutto ciò che hanno e alla fine vincono sempre loro. Tagliare per primo il traguardo a Chamonix è un sogno che si realizza. La gara mi ha spinto ai miei limiti, ma il sostegno del team e l’atmosfera incredibile mi hanno accompagnato passo dopo passo. Un mese fa dissi al team ASICS che questa è la miglior scarpa da trail che abbia mai indossato, che meritava di vincere l’UTMB e che avrei fatto di tutto per riuscirci: missione compiuta!". (Tom Evans)
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Regolare lungo l’intera prova, lo statunitense Ben Dhiman (vincitore quest’anno della LUT 120K) ha tagliato il traguardo con 32 minuti e 41 secondi di ritardo dal vincitore, mentre Josh Wade ha portato a quota due gli atleti britannici sul podio, chiudendo terzo con un tempo di cinque minuti e sei secondi superiore alle venti ore di gara, grazie ad una secondo parte di gara tutta in rimonta. Poca fortuna per tre protagonisti della prima parte di gara: hanno dovuto alzare bandiera bianca anzitempo l'intramontabile François D'Haene (quattro volte vincitore in passato) che ha lamentato un dolore all'anca destra durante la notte, l'altro britannico Jonathan Albon a due terzi della distanza e il francese Théo Detienne. Alla sua prima grande esperienza sulle 100 miglia. Il beniamino di casa è stato in testa per tutta la prima parte della gara ma è poi stato costretto a pagare dazio alla sua mancanza di esperienza appunto su queste distanze.
Da ricordare anche il buon risultato d'assieme dei "nostri" nella ETC (Experience Trail Courmayeur), unica prova del bouquet UTMB a svolgersi interamente in Italia e la più recente a farvi il suo ingresso. La prova entry level da quindici chilometri di sviluppo lineare e 1200 metri D+ (una vera e propria gara di corsa in montagna) con partenza e arrivo a Courmayeur che ha aperto la "settimana santa del trailrunning" ha visto infatti in gara uomini la presenza di tre atleti italiani nella top ten. Cesare Maestri ha chiuso secondo dietro allo spagnolo Alain Santamaria Blanco. Si è invece fermato solo ai piedi del podio Alberto Vender. Sesta casella della classifica per Gianluca Ghiano. Due le italiane nella top ten di gara-donne, vinta dalla toprunner rumena Madalina Florea: ottavo posto per Anna Hofer, decimo per Martina Cumerlato.
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A completare una proposta trail (con sfumature di pura avventura e anche all'insegna dell'inclusione) altre cinque gare variamente agonistiche che spaziavano dalle ultradistanze alle prove per i giovanissimi e al Mini UTMB per i più piccoli: la"mostruosa" PTL (Petite Trotte à Léon) da 300KM e 25mila metri di dislivello positivo (vinta in settantotto ore e 50 secondi dal team Alpsxperience), la TDS Sur les Traces des Ducs de Savoie da 153 KM e 9000 metri D+ vinta da Anthoine Charvolin e Careth Arnold, la MCC Martigny-Combe-Chamonix da 40KM e 2350 metri D+ (Yoann Stuck, Marine Quintard), la YCC Youth Chamonix Courmayeur da 20KM (Thomas Hilton e Julia Ehrle) e la YCC Cadets vinta dal nostro Marco Magistro e della spagnola Aina Roca Pautas.