Il difensore svizzero arriva dal City in prestito: 1 milione subito e 15 per il riscatto, in caso di scudetto scatta l'obbligo
Le consuete fibrillazioni dell'ultimo giorno di mercato toccano a sorpresa anche l'Inter. In Viale della Liberazione a Milano, dopo ore e ore di calma piatta, qualcosa si è improvvisamente mosso. Due le trattative last minute che i nerazzurri hanno imbastito nel primo pomeriggio: una in entrata per Manuel Akanji, difensore in uscita dal Manchester City, e l'altra in uscita per Benjamin Pavard, nel mirino del Marsiglia.
Per quanto riguarda Akanji, che dopo aver chiuso al Milan nelle scorse giornate ha invece accettato il trasferimento in nerazzurro, è infatti tutto fatto con il City: lo svizzero arriva in Italia in prestito, 1 milione subito e riscatto a 15 che diverrà obbligatorio solo in caso di scudetto. Poco dopo le 17 l'ex Borussia Dortmund è atterrato a Linate per iniziare la sua nuova avventura in nerazzurro. Prima però dovrà svolgere le visite mediche e successivamente firmare il contratto.
Contestualmente saluta l'Inter Benjamin Pavard per cui i nerazzurri starebbero chiudendo col Marsiglia per un prestito oneroso da 2 milioni di euro con diritto di riscatto fissato a 15 milioni che diventa obbligo in base alle presenze del giocatore.
Una doppia manovra in difesa che non abbassa l'età media del reparto e compensa solo in parte un mercato che ha comunque deluso i tifosi nerazzurri che hanno sognato per tutta l'estate arrivi importanti, come quello ad esempio di Lookman. Sono invece arrivati Diouf, acquistato a metà agosto, Bonny ufficializzato a inizio luglio, il brasiliano Luis Henrique preso per il Mondiale per Club e Sucic, opzionato anzitempo lo scorso inverno e interista da giugno. Ci sarebbe pure Pio Esposito, ma per l'attaccante nerazzurro, peraltro in odore di prestito sino almeno a inizio luglio, si tratta semplicemente di un ritorno alla casa madre dopo l'esperienza formativa allo Spezia. Improprio definirlo acquisto.
Certo, come ripete spesso Beppe Marotta, c'è da mettere in conto che l'ossatura storica della squadra non è stata toccata: l'Inter ha detto no alle richieste ricevute per Bastoni, ad esempio, a quelle per Frattesi e Calhanoglu, ai tentativi per Bisseck, ha mantenuto in rosa Dumfries nonostante una pericolosa clausola liberatoria. Ha preferito invece cedere Zalewski, facendo una notevole plusvalenza con un giocatore su cui solo tre mesi fa aveva invece deciso di puntare riscattandolo dalla Roma dopo gli ottimi sei mesi della scorsa stagione.
Tuttavia, proprio questo, vale a dire aver deciso di puntare sul nucleo storico, può suscitare oggi qualche ulteriore dubbio. Oaktree, la proprietà tanto attenta ai conti, ha scelto la via del risparmio e dell'incasso - in linea con quel che normalmente fa un fondo di investimento - mentre il management nerazzurro non ha saputo o potuto cogliere le diverse opportunità intraviste.
Non una estate di rivoluzioni, come si vociferava, ma al contrario di sostanziale conservazione, al netto di dismissioni o cessioni previste e annunciate di giocatori come ad esempio Taremi e Asslani, arrivate però temporalmente molto più in là di quanto voluto.
A Chivu, dunque, il compito di ripartire cercando di tracciare un nuovo percorso con i protagonisti, più o meno tutti, di ieri (più vecchi di un anno e con motivazioni di ritrovare) e con un manipolo di giovani o giovanissimi da forgiare e lanciare nella mischia a cui si aggiunge ora, per lo meno, l'esperto Akanji: di sicuro, durante la stagione, gli servirà da parte della società quel supporto che sul mercato gli è in buona parte mancato.