Il Team Principal delle Rosse sminuisce l'importanza del primo GP nell'economia della prossima stagione ma sarà proprio così?
© Getty Images
Nel tradizionale appuntamento di fine anno con la stampa italiana, Charles Vasseur lo ha sottolineato con forza: l'esito del Gran Premio d'Austrialia che domenica 8 marzo darà il via al Mondiale 2026 e ad una nuova era della Formula Uno "rischia" di essere ben poco rappresentativo dello sviluppo della prossima stagione... e oltre. Lo afferma il Team Principal ferrarista, lo dice la storia stessa della Formula Uno. Ed è proprio il riferimento al passato a suggerirlo, con qualche controindicazione, non necessariamente sfavorevole a Maranello ma ugualmente insidiosa per chi - purtroppo già da diversi anni - si trova costretto ad inseguire. Opportunità e rischi insomma, in gran parte legati alla qualità del lavoro svolto nel 2025 lontano dai Gran Premi e dalle capacità di reazione durante il nuovo anno.
E se le opportunità sono evidenti, il rischio dietro l'angolo è quello che invece (al netto dell'unicità del tracciato di Albert Park) proprio la prova inaugurale di Melbourne faccia a lungo "giurisprudenza": ci riferiamo alla possibilità che - lavorando sulle cosiddette zone grigie (e "vergini") del nuovo regolamento tecnico - una squadra o un motorista azzecchino una scelta rischiosa o - appunto - borderline in grado di avvantaggiarli subito sulla diretta concorrenza. L'esempio più chiaro in questo senso è quello della Brawn GP del 2009 con il suo doppio diffusore che sedici anni fa garantì a Jenson Button e a Rubens Barrichello un vantaggio ben più che iniziale, che permise al pilota inglese e a quello brasiliano di giocarsi il titolo (andato poi a JB), nonostante la progressiva rimonta degli avversari nel corso della stagione. In quella occasione peraltro il vantaggio del team creato da Ross Brawn sulle ceneri della Honda (per poi cederlo alla Mercedes alla fine dello stesso 2009) fu evidente fin dai test precampionato. Difficile che oggi un team scopra le proprie carte (soprattutto quelle "segrete") prima dell'alba dell'ultimo giorno di test.
Il verdetto di Melbourne insomma è un'arma a doppio taglio per chi uscirà battuto dal primo appuntamento stagionale. È vero anche che il più recente "voltapagina" regolamentare (quello del 2022) non ha sostanzialmente cambiato le carte in tavola, tanto che Max Verstappen e la Red Bull lo hanno smarcato senza cedere lo scettro. L'importante, a nostro avviso, è che il Mondiale 2026 non finisca per giocarsi troppo su tavoli (digitali) da disegno, nei calcoli del Budget Cap e (soprattutto) nelle stanze della FIA prima che sulle curve di Silverstone, Spa-Francorchamps e Monza.