SERIE A

La sfida di De Rossi: raddrizzare la Roma con il suo Dna giallorosso

I Friedkin continuano il casting per l'allenatore del futuro, ma adesso la Roma può contare su un tecnico che ci metterà l'anima pur di dimostrare di meritarsi l'incarico 

di
  • A
  • A
  • A

Tra tanti punti interrogativi, in questa nuova situazione della Roma c’è un punto esclamativo: Daniele De Rossi ci metterà l’anima. Un legame indissolubile lo lega ai colori giallorossi, un patto di sangue gli ha impedito di avere il benché minimo tentennamento quando è arrivata la telefonata dei Friedkin. Per anni “Capitan Futuro”, quella fascia l’ha indossata meno tempo di quanto sperasse. Ora è un’altra storia.

Quando ancora era giocatore in piena attività, un giorno si confessò a cuore aperto in un’intervista in cui parlava camminando lungo una spiaggia. Quel giorno disse: “Un giorno allenerò la Roma, sento di avere il Dna dell’allenatore”. Più recentemente, nel 2020, ha ribadito il concetto: “Allenare la Roma? Penso, presumo e spero che un giorno succederà, ma solo se sarò diventato un bravo allenatore, non perché sono stato un calciatore importante per i giallorossi. Potrà succedere tra cinque, dieci o venti anni, non importa". Quel giorno è arrivato prima del previsto, con tutti i rischi che tale anticipo comporta.

L’esperienza di De Rossi come allenatore si limita a due momenti distinti. Il 18 marzo del 2021 è stato cooptato da Roberto Mancini per far parte dello staff della Nazionale, compito svolto fino al 13 agosto dello stesso anno. Poi l’avventura vera e propria in panchina: l’11 ottobre del 2022 ha firmato per la Spal, dove ha sostituito Roberto Venturato. In tutto, il cammino ferrarese parla di 17 panchine (16 in campionato e 1 in Coppa Italia), con 3 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte. Alla venticinquesima giornata, il campione del mondo venne sostituito dall’altro campione del mondo Massimo Oddo, che non riuscì a evitare la retrocessione dalla serie B alla serie C. Questa rimane l’unica vera esperienza in panchina di De Rossi, che nel settembre del 2023 ha ottenuto la licenza Uefa Pro dopo aver superato il Supercorso di Coverciano.

Fin qui il passato. Ora c’è un presente non facile da affrontare. La storia dice che prendere il posto di Josè Mourinho non è mai facile, anche a causa delle peculiarità che hanno fatto del portoghese uno degli allenatori più apprezzati ma anche più discussi. Nel 2010, dopo il Triplete, l’Inter sfuggì velocemente di mano a Rafa Benitez che pure aveva esperienza e pelo sullo stomaco. E più o meno complicati sono stati i post-Mourinho delle altre squadre allenate. È vero che nelle due stagioni intere disputate, lo Special non è mai riuscito a centrare l’obiettivo della qualificazione alla Champions League che sarebbe stato salvifico per la proprietà, ma è anche vero che il trofeo europeo conquistato è quasi un unicum nella storia giallorossa.

Da De Rossi adesso ci si aspetta soprattutto romanismo, amore per la maglia. E su questo aspetto i Friedkin sono andati sul sicuro. Dal punto di vista tattico non dovrebbero esserci rivoluzioni evidenti. Alla Spal, il nuovo allenatore giallorosso ha sempre utilizzato la difesa a tre (così come ha fatto Mourinho quasi sempre), alternando il 3-4-1-2 al 3-5-2. Non si prevedono grossi contraccolpi sotto questo punto di vista. Se mai da un cuore giallorosso come DDR ci si aspetta un coinvolgimento totale della squadra nel progetto, andando a recuperare anche coloro che nel periodo di Mou erano rimasti un po’ ai margini. I dubbi possono essere sui big. Lukaku è arrivato perché c’era Mourinho, ora quale sarà il suo atteggiamento? E poi: lo Special non perdeva occasione per ribadire quanto fosse bravo Dybala. Come cambieranno gli equilibri?

Poi ci sono le domande sugli obiettivi. Mourinho lascia in eredità una Roma non lontana dalla zona Champions. Considerando che Inter, Juventus e Milan sono abbastanza lontane, ma il quarto posto dista appena 5 punti. Centrare una posizione valida per la Coppa più prestigiosa teoricamente sarebbe più praticabile che pensare di arrivarci vincendo l’Europa League, con tutte le insidie che si troveranno lungo la strada. È ovvio che in questo momento De Rossi non si pone tali problemi, ma è altrettanto evidente che a breve dovrà iniziare a conviverci, se vuole avere una possibilità di continuare la sua avventura in panchina anche oltre la fine di questa stagione.

In quanto al futuro, più che De Rossi sono i Friedkin a pensarci. Già da qualche tempo avevano capito che Mourinho avrebbe salutato Roma, al massimo alla fine di questa stagione. Ora il casting per il nuovo allenatore può procedere in maniera più serena, sperando che alla fine venga interrotto proprio dai risultati di De Rossi. I Friedkin hanno già fatto sondaggi con Antonio Conte (ben sapendo quale sia la portata degli investimenti che servono per convincerlo) e con Xabi Alonso, che però avrebbe lasciato il Bayer Leverkusen (con cui sta contendendo la Bundesliga al colosso Bayern) solo se l’avesse chiamato il Real Madrid. Profili più avvicinabili dal punto di vista economico sono quelli di Stefano Pioli (destinato con ogni probabilità a chiudere il rapporto con il Milan) e Thiago Motta. Ma questo è un futuro anteriore, il presente e il futuro immediato hanno il volto, la barba e lo sguardo concentrato di Daniele De Rossi, pronto a metterci tutto il cuore e tutta l’anima.

Vedi anche Lukaku-De Rossi e quell'Italia-Belgio a Euro 2016: che scintille roma Lukaku-De Rossi e quell'Italia-Belgio a Euro 2016: che scintille

Leggi Anche

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti