Il ct ritorna sulle contestazioni durante il match contro la Moldova: "Offese molto gravi e pesanti"
di RedazioneDiretto, sincero, deciso. Allergico alle frasi fatte, quelle troppo spesso intrise di malcelata ipocrisia. Quello che pensa, dice. Quello che dice è perché lo pensa. Così è Rino Gattuso. Riavvolgiamo allora il nastro. La contestazione subita da una parte del tifo azzurro durante la partita dell'Italia contro la Moldova non era affatto piaciuta al nostro ct che difatti, al termine del match, non aveva minimamente nascosto il suo disappunto. Più rabbia che delusione nelle sue parole. Sentimenti e sensazioni esternati a caldo, ma spiegati i primi e motivate le seconde. Parole che hanno inevitabilemente suscitato reazioni e critiche. Tra queste anche quelle del presidente del Senato La Russa.
La seconda carica dello Stato, stigmatizzando le dichiarazioni del ct e strizzando l'occhio ai contestatori, ha infatti dichiarato che "la gente ha diritto di protestare", invitando così Gattuso "a non prendersela". Consiglio che l'interessato ha però rispedito al mittente, con educazione ma anche con grande fermezza, motivando ancora una volta la sua posizione: "Rispetto quello che dice La Russa ma non so dove fosse quella sera, sicuramente non era allo stadio e non l'ha vista nemmeno in tv. C'era gente che augurava la morte, c'era gente che diceva che veniva a Coverciano, che dovevamo andare a lavorare. Sono d'accordo che i fischi vanno accettati, ma non erano fischi, erano molto più gravi e non si potevamo accettare".