Contro l'Estonia si è vista una squadra offensiva capace di creare tantissimo in avanti
di Andrea Cocchi© Getty Images
Basta poco per scacciare via un luogo comune. La scelta di due punte pure più due esterni offensivi, l'aggressività costante, l'occupazione sistematica di tutti e cinque i canali verticali del campo, fanno cadere i pregiudizi sulla nuova Italia di Gattuso. In realtà sarebbe bastato controllare il passato del c.t., vedere le scelte di gioco fatte finora nelle sue esperienze in panchina, o semplicemente assistere agli allenamenti a Coverciano, per rendersi conto che il suo approccio non è solo grinta, cattiveria, ecc. C'è molto di più. Cade così anche la logica del "basta tattica, ne abbiamo abbastanza, serve altro alla Nazionale". Senza organizzazione non si va da nessuna parte e se Spalletti aveva esagerato nel riempire di concetti i suoi giocatori, soprattutto durante il tragico Euro 2024, non si può pensare di non dotare anche gli azzurri di precisi principi di gioco. Gli esempi di quanto possa essere fondamentale l'organizzazione anche nelle Selezioni nazionali non mancano. L'ultimo in ordine di tempo arriva dalla Slovacchia di Calzona.
Gattuso ha insistito, dai primi allenamenti, su alcuni concetti che si sono visti in campo. Ha lavorato molto su partitelle in spazi stretti per abituare i suoi a uscire senza difficoltà dall'aggressione avversaria, sui movimenti d'attacco e sull'occupazione organizzata dei vari settori offensivi, in modo da consentire a chi è chiamato a muoversi oltre la palla di non pestarsi i piedi con i compagni. Certo, se affronti l'Estonia è tutto più facile, perlomeno nella fase di impostazione, visto che gli avversari non ti vengono a prendere alti. In casi come questi bisogna scardinare un blocco medio-basso e l’Italia lo ha fatto con continuità, se si contano le occasioni e i gol fatti.
Sul campo si è vista una squadra offensiva ed è ovvio che certe scelte non potranno essere ripetute contro avversari più forti di quelli scesi in campo a Bergamo. Due punte pure, Kean e Retegui, due esterni alti, Politano e Zaccagni, altrettanti centrocampisti, Tonali e Barella (tra l'altro più portati all'inserimento che al contenimento o alla regia), due esterni bassi pronti a spingere, Di Lorenzo e Dimarco, e due centrali capaci di sparigliare le carte inserendosi in avanti come Bastoni e Calafiori. La conseguenza ovvia è la ricerca costante della porta avversaria. In fase offensiva il teorico 4-4-2 (o 4-2-4) diventava il famoso 3-2-5 di manciniana memoria con qualche variazione sul tema. In pratica i cinque canali venivano occupati dall'esterno alto a destra, dal laterale basso a sinistra, dall'ala mancina che stringeva nel mezzo spazio per lasciare la fascia al terzino, e dalle punte. In realtà, poi, le sgroppate di Calafiori intasavano il settore di sinistra. Zaccagni, quindi, aveva qualche difficoltà a trovare la posizione. Tutte situazioni che il tempo e gli allenamenti metteranno a posto. Sulla destra l'automatismo più visto era quello che prevedeva lo spostamento in fascia di una punta e il consequenziale accentramento di Politano, chiamato all'uno-due con l'attaccante che andava a occupare il settore esterno.
E' ovvio che ogni valutazione andrà fatta contro squadre diverse, anche per capire quanto certe scelte offensive possano reggere l'urto in fase difensiva, una fase poco o nulla stimolata contro l'Estonia. Resta il fatto che il lavoro sul campo si vede e che la Nazionale ha già un'impronta precisa. Di questi tempi non è una cosa da poco.