L'ANALISI

Il Napoli di Mazzarri è ancora un ibrido: il possesso palla non basta

Gli azzurri partono bene, pressano e riaggrediscono per alcuni momenti della partita, ma sbagliano ancora troppo nelle due fasi

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La scelta di Mazzarri è stata fatta sotto il segno della continuità. Si voleva tornare ai principi di gioco di Spalletti dopo il periodo in cui Rudi Garcia aveva esagerato nel voler piegare la squadra scudettata alle sue idee. Ora il Napoli è un ibrido, capace di andare a Torino e sfiorare il 67% del possesso palla, aggredire alto e pressare subito una volta persa la palla. Il problema, però, è che contro Miss concretezza, alias la Juve allegriana, non si possono sbagliare le poche occasioni da gol che ti vengono concesse.

Inutile chiedersi come sarebbe potuta finire se Kvara avesse messo dentro l'opportunità più clamorosa del match a tu per tu con Szczęsny. Mazzarri si è detto contento della prova dei suoi ma il Napoli vero, quello di solo pochi mesi fa, avrebbe trovato il modo di manipolare la super fase difensiva bianconera con il suo calcio fatto di rotazioni, riconoscimento degli spazi, attacco e sfruttamento dei medesimi e non avrebbe limitato pressing e contropressing a momenti della gara, ma ne avrebbe fatto il punto focale della sua fase difensiva.

Anche perché la difesa posizionale non è il punto forte di questa squadra. Per averne la prova basta mettere a confronto la super occasione capitata a Vucinic nel primo tempo e quella che ha portato al gol di Barella nella sconfitta interna contro l'Inter. Troppi spazi concessi agli avversari in area di rigore, troppi errori individuali, vedi la marcatura blanda su Gatti in occasione del gol partita. Chiesa ha seminato il panico a sinistra e l'idea di prevedere un raddoppio sistematico avrebbe facilitato il compito a Di Lorenzo, costretto a guardare il suo dirimpettaio, impostare il gioco anche in posizione centrale e mettere cross in mezzo in fase offensiva.

Mazzarri ha provato a cambiare qualcosa sfruttando la bella panchina a disposizione ma, anche con Simeone e Raspadori in campo, il sistema è rimasto quello, tanto che la Juve non ha sofferto troppo nel resistere all'assalto finale del Napoli. Non è colpa dell'allenatore, in ogni caso, il momento no di alcuni elementi chiave. Kvara ha cercato di accendere la luce con i suoi dribbling ma, non avendo l'opzione delle sovrapposizioni di Natan (che è oggettivamente fuori ruolo come esterno basso a sinistra) e dell'appoggio di Zielinski (in chiara fase involutiva), non è riuscito a dare la scossa al gioco offensivo degli azzurri. Osimhen ha fatto poco, a parte la palla data al georgiano che ha sprecato incredibilmente il vantaggio. Anche Politano non ha brillato e Lobotka ha fatto il possibile per animare una manovra inceppata dalla scarsa vena degli uomini chiave.

Con Mazzarri il Napoli ha vinto a Bergamo e ha perso tre partite consecutive. Vero, gli avversari si chiamavano Real Madrid, Inter e Juventus, ma la squadra con il tricolore sul petto non può abbandonare i sogni del bis scudetto a inizio dicembre. 

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