Milan, Shevchenko svela: "Un giorno mi piacerebbe allenare i rossoneri"

Il ct dell'Ucraina si complimenta con Gattuso: "Stai facendo un grande lavoro, continua così"

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"Io al Milan? Io ce l'ho un lavoro, sulla panchina della nazionale, anche se il Milan fa parte della mia vita, ma in questo momento sono occupato". Così Andriy Shevchenko, ct dell'Ucraina e bandiera del Milan, nel corso di una intervista esclusiva ai microfoni di Dazn. Poi rivolto a Gattuso, suo ex compagno di squadra, Sheva aggiunge: "Rino, stai facendo un grande lavoro, continua così. Beh sicuramente un giorno mi piacerebbe allenare il Milan: sono legatissimo alla società e ai tifosi. Adesso quasi tutti i miei ex compagni fanno gli allenatori, molti hanno allenato il Milan: magari tocca anche a me una volta".

Sempre a proposito di Gattuso, Shevchenko dichiara: "Rino ha sempre avuto qualità umane: dà sempre di più per il gruppo, è un grande motivatore. Ha sempre avuto qualita' personali importanti per essere allenatore. Non mi aspettavo che Rino diventasse un tecnico completo. Soprattutto vedendo lui all'inizio: molto emotivo, litigava con tutti, arbitri e giocatori... adesso lui è trasformato e regge bene il lavoro".

Quindi l'ex bomber rossonero racconta un aneddoto durante la sua prima settimana al Milan. "Sì, è vero, quella volta dopo due ore e mezza di allenamento, ero alla prima settimana al Milan, mi avvicinai a Billy Costacurta per chiedergli: quando inizia allenamento? Perché era tattica! Per me la tattica era una passeggiata - ricorda Sheva - pensavo che dopo avremmo fatto allenamento. Per cui davvero ho chiesto a Billy se poi sarebbe incominciato l'allenamento. Billy è un grande, ha riso e poi è andato a raccontarlo a tutti".

Ripercorrendo la sua carriera da calciatore, Shevchenko ammetta di aver avuto momenti difficili: "Mi sono sentito in un bunker parecchie volte. Uno dei momenti più difficili è stato il terzo anno al Milan - ricorda - quando è arrivato Carlo Ancelotti. Io ho avuto un po' di problemi fisici, poi quando ero pronto a tornare, la squadra stava andando bene con un altro schema, con una punta sola. Allora io son stato fuori per tre mesi, in quel momento è importante parlare con l'allenatore: Carlo mi motivava, mi spiegava che in quel momento non c'era spazio per me, ma sarebbe arrivato il mio momento e mi sarei dovuto tenere pronto".

"Dovevamo giocare una partita importantissima con il Real Madrid, lui due giorni prima mi ha spiegato che avrei giocato, sottolineando quanto era importante quella partita - conclude - io mi son sentito pronto, motivato e abbiamo preparato la partita benissimo, ho fatto gol, ho trovato più spazio, Carlo ha cambiato schema di gioco. Siamo passati alle due punte e l'anno dopo abbiamo vinto la Champions League".

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