Il centrale rossonero: "Voglio assolutamente rimanere qui, perché non sono riuscito a dare quello che questa società merita"
Dopo una stagione vissuta da spettatore a causa degli infortuni che l'hanno colpito, Mattia Caldara è rientrato tra i titolari nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Lazio e ora uno dei grandi colpi dell'estate dei rossoneri ha un solo obiettivo: portare il Milan in Champions League: "Per me significherebbe tantissimo, da una stagione da dimenticare diventerebbe una stagione da ricordare, vorrei dare una mano al Milan a tornare in Champions dopo un po' di anni. Per me sarebbe davvero una liberazione interiore, perché mi sento in debito con la società, i tifosi e il mister, non sono riuscito a dare quello che volevo, quindi per me sarebbe bellissimo".
"Voglio assolutamente rimanere qui - ha aggiunto l'ex Atalanta in esclusiva ai microfoni di SportMediaset - perché non sono riuscito a dare quello che questa società merita e quindi adesso che sto bene spero davvero di riuscirci. Se crediamo alla Champions? Per forza! Siamo quarti in classifica, è vero che veniamo da alcuni risultati negativi, ma abbiamo tutto nelle nostre mani, dipende solo da noi".
Il discorso torna poi alla serata di mercoledì a San Siro, i fischi e gli ululati degli ultras laziali nei confronti di Bakayoko e Kessie sono diventati un caso internazionale, ma evidentemente Mazzoleni non li ha sentiti: "Sì, certo che li abbiamo sentiti, ogni volta che toccavano palla si sentivano fischi e ululati e purtroppo è una cosa che fa male al calcio italiano - ha spiegato Caldara, che poi ha negato ci fosse una sorta di accordo tra giocatori e arbitro per sospendere il match - Non sono i calciatori che devono farlo notare all'arbitro, ci sono degli organi preposti per fare appunto queste cose. Ma purtroppo è successo comunque ed è stato brutto".