E in fondo a una lunga Primavera-Estate di chiacchiere, interpretazioni e retroscena, ecco la verità: Ralf Rangnick esce allo scoperto e, intervistato da Süddeutsche Zeitung, spiega nel modo più banale, e logico, il motivo, l'unico, per cui ha deciso di non accettare la corte del Milan. Poche parole, ma chiarissime: andava tutto bene, perché avrebbero dovuto cambiare? Semplice, semplice, altro che clausole da cui liberarsi - poi smentite dai fatti, ha lasciato Red Bull senza alcun problema, ndr - o buonuscite da concordare. La decisione è stata semplicemente frutto della saggezza.
Le parole di Rangnick, eccole: "Il Milan da quando è ripreso il campionato ha fatto molto bene, con nove vittorie e tre pareggi, non sarebbe stato saggio andarci".
E ancora: "Non importa da quale prospettiva si guardi tutto questo, se dalla mia o da quella del club, non sarebbe stato saggio. Se mi mettessi nei panni dei milanisti - dice l'ex Lipsia -, che si tratti di allenatori, direttori sportivi, giocatori o tifosi difficilmente avrei capito perché il Milan avrebbe voluto cambiare tutto dopo periodo così positivo".
Il che, molto banalmente, è un attestato di stima grande così per Stefano Pioli e il lavoro svolto in questi mesi dal tecnico. Evidentemente, dunque, al netto della decisione della società Milan di proseguire con l'attuale allenatore e di premiarne i risultati, Rangnick ha capito che sarebbe stato sbagliato rivoluzionare una impostazione tattica che stava funzionando e che avrebbe dovuto forse snaturarsi, cambiare il suo modo di pensare il calcio, per dare continuità a una squadra in chiara crescita. Di qui la scelta di passare la mano e rinviare magari a un domani una eventuale avventura in rossonero.
Vedi anche Milan Una conferma che parte da lontano: Pioli, la rivincita dell'uomo normale
Vedi anche Milan Milan: Pioli rinnova per altri due anni, confermati anche Maldini e Massara
Grazie per il tuo commento
Sarà pubblicato al più presto, dopo essere stato visionato dalla redazione
OK